Potrebbe essere un bis di «Ruby è la nipote di Mubarak». La giustificazione portata da Berlusconi per spiegare la presenza di Marcello Dell’Utri in Libano — lo avrebbe inviato l’ex premier, a seguito della richiesta di Putin di sostenere la candidatura a presidente del politico libanese Amin Gemayel — non convince la maggior parte degli esperti.
Contro la tesi “Dell’Utri emissario di Berlusconi a Beirut” ci sono in primis le parole di Gemayel, che nega ogni collegamento. Poi esistono le intercettazioni della magistratura italiana. In particolare quella relativa a una conversazione del fratello dell’ex senatore di Forza Italia, Alberto, da cui risulta come l’ipotesi della fuga all’estero fosse già stata presa in considerazione mesi fa. Inoltre la prima versione dell’interessato accreditava la sua trasferta in Libano come un viaggio per motivi di salute, non “diplomatici”. Questi elementi, uniti al possesso da parte di Dell’Utri di 30mila euro in banconote di piccolo taglio, hanno sollevato più di una perplessità sulla giustificazione addotta da Berlusconi.
Ma accanto alle questioni relative alla situazione di Dell’Utri, suscita qualche dubbio anche la possibilità di un interessamento di Putin alla campagna di Amin Gemayel. Gemayel è infatti un politico cristiano maronita, fiero oppositore — nel passato e nel presente — del presidente siriano Bashar al Assad (alleato di Putin) e di Hezbollah, il “partito di dio” libanese islamico sciita (alleato di Assad). Perché Putin dovrebbe volere la vittoria del nemico dei suoi amici alle prossime elezioni politiche libanesi, anche vista la situazione di guerra civile della Siria?
Il dubbio che la spiegazione fornita dall’ex Cavaliere possa essere vera (o avere un fondo di verità) viene, sempre secondo gli esperti, se si considera che pur potendo mantenersi sul vago ha invece deciso di spendere un nome preciso, quello di Gemayel. I politici in Libano sono tradizionalmente collettori di vari interessi e i Gemayel sono una delle dinastie più antiche e potenti del Paese. Non si può escludere che il presidente russo voglia trarre vantaggio da qualche situazione particolare in cui Amin Gemayel è coinvolto. Una fonte diplomatica suggerisce di guardare a Cipro, dove gli interessi russi — economici e strategici — sono molto forti e dove la famiglia Gemayel potrebbe avere influenza (Boutros Gemayel è stato l’arcivescovo maronita dell’isola per 20 anni, fino al 2008). In questa ottica avrebbe poco peso la netta smentita di Gemayel sulla ricostruzione di Berlusconi.
Un’altra spiegazione possibile, anche se non probabile, è che Putin stia preparando una svolta nella sua condotta nell’area mediorientale. Meno schiacciato sulla difesa ad oltranza di Assad e già in movimento per individuare possibili figure chiave per un’eventuale transizione. Oppure, concentrandosi sull’altra metà dell’ipotetico accordo, Gemayel sarebbe in realtà meno ostile ad Assad di quanto non traspaia dalle sue dichiarazioni pubbliche. Essendo cristiano non vede di buon occhio il fanatismo sunnita che sta crescendo nella guerra in Siria e ha già dichiarato di essere preoccupato per il possibile esodo di massa di profughi siriani in Libano (visti i precedenti tra falangisti cristiani e profughi palestinesi la preoccupazione è più che legittima).
Appoggiare la candidatura di Gemayel potrebbe avere senso per Putin se lo scopo fosse quello di drenare consenso – all’interno del fronte che si oppone ad Assad ed ai suoi alleati libanesi di Hezbollah — alle formazioni islamiche sunnite più radicali. Queste sono particolarmente pericolose per il presidente russo, anche visti i legami con il terrorismo di matrice caucasica. A una manovra del genere potrebbero non essere poi estranei gli Stati Uniti che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, condividono con la Russia i timori per una nuova ondata di terrorismo internazionale. E qui potrebbe rispuntare un legame con Berlusconi.
Secondo un retroscena che circola negli ambienti diplomatici, Berlusconi sarebbe stato contattato dagli americani per aiutarli a creare un profilo caratteriale di Vladimir Putin e, vista la sua amicizia con l’inquilino del Cremlino, si sarebbe rivelato molto utile. Non si può escludere che nello scambio di informazioni si sia parlato anche di Siria e delle imminenti elezioni libanesi. Qui potrebbe essere emerso il nome di Gemayel. Ma, come sottolineato da tutti gli esperti e gli analisti che si sono prestati a fare alcune considerazioni in proposito, si tratta solo di ipotesi.
La spiegazione ritenuta quasi unanimemente come la più probabile è che Silvio Berlusconi abbia inventato una scusa per giustificare la presenza di Dell’Utri in Libano e che abbia attinto a qualche scampolo di informazione in suo possesso sull’attualità libanese per dare una patina di credibilità alla sua versione. Sarà che l’ex presidente ha abituato a teorie fantasiose, sarà che per il principio del rasoio di Occam la spiegazione più ovvia è di solito quella giusta, sta di fatto che le ipotesi alternative per quanto affascinanti sono considerate residuali.