Energia, l’Europa concede aiuti di stato alla Germania

Debole coi forti, forte con i deboli

Forte con i deboli, debole con i forti. A volere essere un po’ cattivi sembra questa l’impostazione che sempre più sta assumendo la Commissione Europea, ormai agli sgoccioli — scade il prossimo novembre. L’ultimo esempio è la totale ritirata di fronte alle pressanti richieste della Germania, ormai potenza incontrastata in Europa, di consentire il prolungamento del regime di doppi aiuti nel comparto energetico — sovvenzioni alle rinnovabili e “sconti” alle aziende che ne fanno uso. La Commissione solo fino a pochi giorni fa era partita lancia in resta contro Berlino, dichiarando i massicci sconti sulla bolletta energetica concessi alle grandi imprese tedesche incompatibili con gli aiuti di Stato. E aveva trovato per la nuova normativa, che sarà presentata questo mercoledì 9 aprile a Bruxelles dal commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia, l’aperto sostegno – espresso in una lettera congiunta – di Italia, Francia e Regno Unito. Paesi preoccupati che dare troppa mano libera alla Germania sul fronte degli aiuti di Stato nel settore energetico, vista la potenza di fuoco finanziaria di Berlino cui nessuno dei tre stati (men che meno l’Italia) può rispondere ad armi pari, avrebbe chiaramente distorto il mercato interno a tutto vantaggio della Germania. E’ bastato che Berlino facesse fuoco e fiamme, con varie visite a Bruxelles del vicecancelliere nonché ministro dell’Economia e dell’Energia Sigmar Gabriel, perché alla fine il commissario Almunia abbia sostanzialmente ceduto, con buona pace di Roma, Parigi e Londra. Per avere la certezza si dovrà aspettare questo mercoledì, ma la soddisfazione con cui Gabriel questo lunedì ha detto di essere «sicuro» che si troverà un accordo parla già chiaro.

Tra i punti chiave, Bruxelles rinuncerebbe – stando alle indiscrezioni – a imporre a Berlino il recupero degli aiuti già concessi alle imprese sui costi delle rinnovabili (onde ridurre il peso della loro bolletta energetica e renderle più competitive con il resto del mondo) per il 2013 e il 2014, come sembrava profilarsi in un primo momento – in gioco qualcosa come 10 miliardi di euro di “sconti” a spese del contribuente. E pazienza se le regole degli aiuti di Stato vanno a farsi benedire.

Inoltre, stando almeno alle indiscrezioni, regole un po’ più restrittive sul fronte degli “sconti” sulla bolletta energetica per le rinnovabili alle imprese scatteranno solo dal 2018, dopo un periodo di progressivo adattamento. E, si badi bene, la nuova normativa riduce ma non elimina la possibilità di sconti energetici alle imprese. In sostanza, il costo delle sovvenzioni ai produttori di energia rinnovabile resterà in massima parte a spese dei consumatori privati, che già si trovano a pagare in Germania 6,24 euro per kilowattora di sovrapprezzo per finanziare le rinnovabili. Le quali, peraltro, in Germania sono ormai una vera industria che macina utili, soprattutto nel settore dell’eolico.

Rimangono, riferiscono varie fonti, ultimi dettagli da chiarire, per Gabriel le proposte della Commissione non sono ancora del tutto sufficienti – il vicecancelliere ritiene ancora troppo severe le nuove — in realtà già blande — regole, che ad esempio ridurrebbero da 179 a 65 i settori industriali che avrebbero diritto a “sconti”, Berlino sostiene che centinaia di imprese tedesche sarebbero colpite da questa riduzione dei settori interessati. Il messaggio è comunque chiaro: quando i grandi alzano la voce, Bruxelles abbassa le penne. Magari potrà dare speranza alla Francia, con la sua richiesta di più tempo per ridurre il suo deficit. Ma è deleterio per la compattezza di quella che ancora si chiama Unione Europea.

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