Eurobond bocciati, «troppi rischi di azzardo morale»

Il paper degli esperti voluti da Barroso

Eurobond o almeno un fondo comune Ue per i debiti pubblici sopra il 60% del pil? Buona idea, ma meglio aspettare, troppi rischi di «azzardo morale» e problemi giuridici con l’attuale trattato Ue, meglio per ora vedere come funziona la nuova governance economica dell’Ue. A voler sintetizzare è questo il messaggio lanciato dal gruppo di nove esperti, guidato dall’ex membro della Bce Gertrude Tumpel-Gugerell, già vicegovernatore della Banca centrale austriaca (nessun italiano). Il gruppo ha appena presentato il suo corposo rapporto di 86 pagine che rassicurerà di molto la Germania quanto non piacerà a paesi come l’Italia. Il gruppo fu creato nel luglio 2013 da Barroso, dopo che la nuova governance economica Ue – con misure di disciplina di bilancio e sanzioni nettamente rafforzate, era definitivamente entrata in vigore. Molti – non solo lItalia, già ai tempi di Mario Monti – reclamava misure di solidarietàa fronte di questo massiccio rafforzamento di regole, ma anche della dilagante frammentazione finanziaria della zona euro, plasticamente rappresentata dai famigerati spread.  Da notare che a parlare di «fondo di redenzione» per i debiti pubblici sopra il 60% del pil, da gestire insieme con fondo comune, erano stati, nel 2011, nientemeno che i «cinque saggi», i cinque superconsulenti economici del governo tedesco.

Berlino, come altri “falchi” del nord, si è sempre opposti alla benché minima forma di mutualizzazione dei debiti pubblici di singoli Stati. E il rapporto appena presentato dagli esperti di Barroso di fatto dà loro man forte. Certo, gli esperti non nascondono numerosi vantaggi sia del «redemption fund», sia degli eurobond (chiamati qui «eurobill», ma il senso è lo stesso). Entrambi, si legge nel documento, «avrebbero meriti nella stabilizzazione dei mercati del debito pubblico, sostenendo la trasmissione della politica monetaria (e cioèfar sìche davvero- al contrario di quanto accade ora – gli interessi fissati dalla Bce valgano per tutti gli stati membri delleurozona, senza le gigantesche disparitàche si vedono ora ndr), promuovendo la stabilitàe lintegrazione finanziaria». Il problema, però, fanno capire gli esperti, sono gli «effetti di lungo termine». A cominciare dal rischio di «aumento dei tassi di interesse per paesi con rating molto elevato» (leggi paesi come Germania, Finlandia, Olanda, Austria). Soprattutto peròcompare la parola tanto cara anzitutto ai tedeschi: «moral hazard», l’«azzardo morale», praticamente lincentivo perverso per i meno «disciplinati» a ridurre gli sforzi per riformarsi e mettere a posto le proprie finanze pubbliche. Un rischio, avvertono gli esperti che «potrebbe essere cospicuo».

Per il «redemption fund», il rischio sarebbe sia nella fase di creazione, quando gli stati membri si rifinanzierebbero solo a breve termine, sia nella fase pienamente operativa, «durante la quale uno stato membro non ottemperante non potrebbe più essere escluso dallo schema, e dunque avrebbe una maggior leva per esercitare pressioni sugli stati creditori»– scenario horror per i famosi «falchi». E invece, si legge nel rapporto, rimangono ineludibili, per gli stati altamente indebitati, «rigorosa disciplina di bilancio, con la produzione di avanzi primari per ridurre il debito, e il rilancio della crescita». Rischi di «azzardo morale» elevati, naturalmente, anche per gli eurobill.

aturalmente una soluzione potrebbe essere – ancora una volta – una ennesima selve di regole severissime e sanzioni (gli esperti parlano di «robusto maccanismo» per ridurre i rischi i rischi di indisciplina a spese dei più «virtuosi». Ad esempio il redemption fund potrebbe prevedere (come in effetti avevano fatto i cinque economisti tedeschi) un «patto» che richieda accordi di consolidamento vincolanti e poteri di controllo aumentati a livello Ue, il tutto con unulteriore cessione di sovranità nazionale. E il tutto, naturalmente, con sanzioni per gli inadempienti.  Il problema èperòche tutto questo si scontra contro un muro di natura giuridica: secondo i nove esperti di Barroso, «gli attuali trattati Ue non attribuiscono all’Ue sufficienti competenze per creare un redemption fund o eurobill attraverso la legislazione comunitaria». Occorrerebbe, probabilmente, un accordo intergovernativo che peròsarebbe fuori dal diritto Ue e dunque non consentirebbe alla Commissione Europea di vedersi rafforzati i poteri. Tradotto: occorrerebbe una modifica dei trattati Ue, che richiede lunanimitàdei 28 stati membri – unimpresa ardua, viste oltretutto le divergenze di opinioni tra le capitali. Ci sarebbe, inoltre, un problema di democrazia, avverte il rapporto, visto che «sarebbe molto difficile assicurare una legittimità parlamentare sufficiente», per non parlare dei problemi costituzionali di paesi come la Germania.

Della serie: per ora meglio aspettare. «Vista la limitata esperienza con la governance economica rinforzata – si legge nelle conclusioni del rapporto – potrebbe esser considerato prudente prima raccogliere elementi sull’efficacia di questa governance e, se ritenuto necessario, rafforzare ulteriormente questo quadro di governance, prima di prendere qualsiasi decisioni sull’emissioni di titoli comuni». «Come chiarisce il rapporto – sintentizza Barroso in una nota – creare un redemption fund o eurobills richiederebbe una profonda riflessione politica». Con la nuova governance,  chiude il commissario agli Affari economici Olli Rehn, «abbiamo in sostanza esaurito le nostre opzioni nel quadro del trattato attuale». Eurobond, insomma, alle calende greche.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter