La fecondazione eterologa è l’ennesimo ambito in cui è arrivata la supplenza dei giudici a dieci anni di mancato intervento da parte del legislatore. Secondo il parere di numerosi costituzionalisti, i limiti e le storture della legge 40 del 2004 erano chiari fin da subito. Sarebbe dunque il colpevole immobilismo della classe politica ad aver reso inevitabile l’intervento, in più riprese, della Corte Costituzionale.
La decisione con cui il 9 aprile la Consulta ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione artificiale con ovuli e spermatozoi di donatori estranei alla coppia è infatti solo l’ultimo caso, di una lunga serie, in cui il potere giudiziario è intervenuto nella materia. Diversi tribunali di primo grado si erano nel frattempo pronunciati in numerose occasioni (Bologna, Salerno, Cagliari, Roma) e la Corte Costituzionale già nel 2009 aveva bocciato gli articoli della legge 40 che vietavano la crio-conservazione degli embrioni, cancellando inoltre il limite dei tre embrioni producibili e l’obbligo dell’impianto contemporaneo di tutti gli embrioni. La Consulta poi aveva specificato che l’interesse prioritario è quello della donna, non quello dell’embrione come invece disposto dalla legge. Nell’agosto di due anni fa era poi stata la Corte europea dei diritti umani a censurare la legge varata dall’allora governo Berlusconi, con ministro della Salute Girolamo Sirchia: il divieto di diagnosi pre-impianto non solo non deve valere per le coppie sterili, ma anche per quelle portatrici di malattie genetiche.
Marilisa D’Amico, docente e illustre costituzionalista, era uno degli avvocati presenti in Corte Costituzionale – a rappresentare i diritti di alcune coppie – al momento della sentenza sulla fecondazione eterologa. Professoressa D’Amico, come mai la legge 40 è andata sgretolandosi? È cambiato l’orientamento dei giudici negli ultimi anni o era una legge mal fatta fin dalla nascita?
Noi costituzionalisti abbiamo sempre detto che la legge era fatta male, in un modo irragionevole che di fatto rendeva impossibile il conseguimento degli obiettivi che la legge stessa si poneva: aiutare le coppie ad avere figli. L’impianto originario era fortemente ideologico, contrario ai principi costituzionali di uguaglianza, ragionevolezza e tutela della salute delle donne. Non credo ci sia stato un cambio di orientamento tra i giudici, è già da cinque anni che la legge 40 è all’attenzione dei giudici. Nel 2009 la Consulta aveva già bocciato una parte rilevante, eppure per i cinque anni successivi non si è fatto niente.
Adesso è necessaria un’altra legge? Si rischia un vuoto normativo o, come dicono alcuni, addirittura il “far west procreativo”?
Guardo con preoccupazione a queste prese di posizione da parte di politici che per anni non hanno cambiato nulla e ora, dopo l’intervento dei giudici, vorrebbero rimettere mano alla materia. Il punto è che non serve una nuova legge, le norme applicabili già ci sono e la Corte Costituzionale con la sentenza del 2009 aveva anche già dato il quadro interpretativo corretto. Da allora in poi la legge ha cominciato a funzionare e funziona anche ora. Viene chiaramente detto che non è possibile il disconoscimento del figlio, che la donazione per l’eterologa deve essere assolutamente gratuita, che è garantito l’anonimato dei donatori, rimane ancora in piedi la parte che consente l’obiezione di coscienza e via dicendo. Inoltre sono anche applicabili per analogia parti della normativa sul trapianto di organi. Certo, potrebbero esserci delle questioni su cui serve un intervento che fissi delle regole – ad esempio fissare un limite massimo alle donazioni – ma a questo fine si stanno già muovendo le società scientifiche e credo si debba avere fiducia nel loro lavoro.
Secondo i dati dell’Osservatorio sul turismo procreativo, nel 2011 metà delle coppie andate all’estero per la fecondazione assistita hanno in realtà chiesto delle prestazioni che erano disponibili anche in Italia, dopo la sentenza della Consulta del 2009. Qual è il problema?
C’è una grave mancanza di informazione. Anche dopo la sentenza sulla fecondazione omologa del 2009 per due anni il ministro ha fatto finta che non fosse cambiato nulla. Si è alimentata la confusione e la disinformazione per ragioni ideologiche. Temo accada lo stesso con l’eterologa, contro cui ci sono interessi politici ed economici. Chi traeva profitto dalla situazione precedente – ad esempio quei medici che hanno fatto dei “viaggi della speranza” all’estero il proprio business – non vede di buon occhio questa sentenza. Sull’eterologa abbiamo incontrato ancora maggiori resistenze che in passato. Ora però la situazione è chiarissima e basta davvero solo informare i cittadini dei loro diritti.
Quali altre questioni lascia ancora aperte la legge 40?
Stiamo aspettando una risposta in particolare sulla libertà di ricerca scientifica sugli embrioni. Fino al 2009 era imposta la loro distruzione, successivamente è diventato lecito crio-conservarli ma ancora non si può fare sperimentazione scientifica (uno dei motivi per cui tanti nostri ricercatori sono costretti ad andare all’estero, ndr). Poi sarebbe opportuno estendere la possibilità di fecondazione eterologa anche alle coppie portatrici di malattie, oltre che a quelle sterili. Infine si potrebbe aprire alla fecondazione anche per i single e per le coppie omosessuali. Ma in questo caso si tratta di una scelta del legislatore, in assenza della quale non è possibile un intervento dei giudici costituzionali.