C’è più bipolarismo tra Rudi Garcia e Antonio Conte nella sfida all’ultimo sangue per la conquista del campionato, che in quella tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi per la sfida delle elezioni europee. C’è più battaglia tra l’allenatore della Juve che definisce “provinciali” la dichiarazioni di Garcia, e quello della Roma, che aveva puntato il dito sollevando un legittimo sospetto sulle tante “desistenze” sospette (in campo) degli sfidanti della squadra bianconera, che tra il il premier e il leader dell’opposizione.
«Sono rimasto sorpreso – ha attaccato Conte –. Quelle di Garcia sono state parole provinciali da tutti i punti di vista. Se le sommiamo a quelle sugli aiutini, le possiamo catalogare nelle chiacchiere da bar. Non penso che gli avversari della Juve aspettino il signor Garcia per sentirsi motivati».
Forse avremmo dovuto aspettarci parole dello stesso tenore sulle riforme, tra due partiti che in queste ore si combattono all’ultimo voto. E invece cosa dice Renzi? Se ne va ospite da Licia Annunziata e dice che continua a scommettere sull’accordo con Forza Italia. «Il sì in Commissione – dice il premier – lo do per acquisito. In Aula ce la facciamo? Se il sì dell’Aula arriva il 5 giugno invece del 25 maggio non cambia niente. Se la preoccupazione è la campagna elettorale per le europee, beh allora – conclude Renzi – prendiamoci una settimana in più. L’importante per me è che le riforme dopo 30 anni si facciano». E che dire di Berlusconi? «Ho incontrato Renzi pochi giorni fa – ha ricordato ieri ospite a “Domenica Live” su Canale 5 – e abbiamo subito trovato l’accordo. Io nella mia vita ho sempre mantenuto i patti. Sono disposto a fare le riforme ma la sinistra – ha concluso – deve cambiare atteggiamento».
Insomma, più che una sfida sembra davvero che tra il principale partito di centrodestra e il principale partito di centrosinistra ci sia la stessa “desistenza” che Garcia immagina e teme tra la Juventus e le sue rivali. C’è un punto di paradosso nel fatto che malgrado i fendenti scambiati in queste ore alla fine Renzi e Berlusconi continuino a comunicare l’idea di mettere l’accordo sopra ogni cosa e trasformino lo scontro in una rappresentazione di facciata. Il rischio vero è che di questa comunicazione vagamente schizofrenica finisca per avvantaggiarsi solo Grillo. Sarà pure bizzarro il video dei pugni sul tavolo, sarà pure brutale la comunicazione grillina, ma alla fine, l’impressione che resta passate le polemiche, è che il M5s sia lo sfidante vero dell’asse tra Renzi e Berlusconi. Non è (solo) una vittoria di Grillo: è un segno di debolezza di tutti gli altri.