Sono veri i sondaggi sull’M5s che accreditano a sorpresa un possibile 27%, con un ulteriore balzo avanti rispetto alle elezioni politiche? La fuga in avanti dell’Istituto Ixé centra il vero nodo della campagna elettorale, il vero punto del contendere: cioè la sfida tra la rassicurazione governativa e la sinecura degli 80 euro da un lato, la rabbia antisistema e l’estetica del vaffa dall’altro. Qualunque giudizio si abbia di questi macro-messaggi (il mio è di scetticismo su entrambi, ma poco importa) non c’è dubbio che per ora siano quelli più forti e più chiari.
Può darsi che altri attori si inseriscano in questa competizione, può darsi che Silvio Berlusconi riesca a recuperare la scena con qualche trovata televisiva (come fece lo scorso anno), ed è molto interessante – se non decisivo – capire, nel sistema di coalizione spurio che la semi riforma dell’Italicum sta producendo prima ancora di entrare in vigore, cosa raccoglieranno gli alleati di centrosinistra e di centrodestra, decisivi per la vittoria molto più di quello che comunemente si considera (anche se non dovessero raggiungere il quorum). Ma a parte questi indicatori, che determineranno il borsino della politica come una grande eliminatoria (potrebbe, per esempio, sparire dalla scena Scelta Civica che solo ieri era un terzo polo!), la vera domanda è capire chi prevarrà in questa guerra di umori. Io una mia idea me la sono fatta, e coincide – pur partendo da presupposti diversi – con il risultato dell’indagine dei ricercatori di Ixé. Penso, cioè, ancora più di loro che Grillo sia sottostimato non perché gli istituti lavorino male, ma perché in ogni elezione c’è un moto tellurico profondo che i sondaggisti non riescono mai a cogliere. In questo caso, credo, non lo riescono a tracciare, esattamente per gli stesso motivi per cui non lo hanno fotografato nelle ultime elezioni politiche. E non perché sbaglino la scrittura di qualche algoritmo di calcolo, ma piuttosto perché molti di quelli che votano Grillo nascondono il loro voto, così come molti di quelli che sentivano di dover dichiarare Il voto a Bersani non si sognavano di sostenerlo nemmeno morti.
Questi elettori “nascosti” temono di dichiararsi sostenitori, o anche solo simpatizzanti, del M5s: non i più giovani e i più motivati, che lo rivendicano, anche sui social network con grande orgoglio, ma i più anziani, o le donne, che temono di essere schedati (o anche solo di arruolarsi esplicitamente) nell’Italia della rabbia. Per questo è del tutto coerente che in questo giorni stiano salendo i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (che avrà un effetto-simbolo di An oggi non tracciabile nelle rilevazioni telefoniche) e la Lega di Matteo Salvini, che declinano la rabbia degli ex elettori del centrodestra con una riconoscibilità meno traumatica, e con una radice di identità molto più consapevole. Molto diverso è il caso del grande magma a Cinque stelle: cova sotto la cenere, e può esplodere – in qualsiasi momento – con la forza dirompente di un geyser.