C’è una grande contraddizione di fondo nella vicenda che ha coinvolto Brendan Eich. Il suo caso ha scatenato un vero e proprio dibattito in questi ultimi giorni, riportando a galla un tema mai definitivamente risolto: quanto le vicende personali, o opinioni in questo caso, possono influenzare la vita professionale di una persona? A quanto pare, nel caso di Eich, tanto. Anzi tantissimo.
Veniamo ai fatti. Per i veri conoscitori di informatica e derivati, il nome di Brendan Eich è legato all’invenzione del noto linguaggio di programmazione Javascript, comunemente utilizzato nella realizzazione dei siti web. Fu lui infatti a sviluppare originariamente tale linguaggio all’epoca della Netscape Communications, prima con il nome di Mocha, successivamente di LiveScript e solo infine rinominato Javascript. Ma quel che più interessa è che Eich è stato anche il fondatore del progetto Mozilla un’organizzazione no profit che promuove l’accesso libero in rete e che ha realizzato uno dei browser più utilizzati dagli utenti in rete: Mozilla Firefox.
Lo scorso 24 marzo Brendan Eich è stato nominato amministratore delegato della stessa società. Una carica che è durata però lo spazio di un mattino, perché undici giorni dopo lo stesso Eich è stato costretto a rassegnare le dimissioni da Ceo. Le cause del licenziamento – perché di questo si tratta in realtà – vanno ricercate in un passato recente. Precisamente nel 2008, anno in cui Eich dona una cifra pari a mille dollari al Proposition 8, il referendum tenutosi in California in cui si chiedeva l’abolizione del diritto di matrimonio alle coppie omosessuali. Apriti cielo.
La notizia, confermata da questo articolo del Los Angeles Times, ha fatto sollevare un vespaio all’interno della comunità di Mozilla, procurando un’eco gigantesca anche in rete. A colpire più duro di tutti è stato il sito di incontri online OkCupid, capace di limitare l’accesso al sito a quegli utenti che utilizzavano il browser Firefox, invitandoli a boicottare la volpe infuocata utilizzando i browser concorrenti. Una mossa questa che se da un lato è pensabile abbia influito non poco nella decisione dell’azienda di spingere Eich alle dimissioni, dall’altro ha trovato però un riscontro tutt’altro che positivo sia tra i maggiori esponenti della comunità omosessuale, sia tra l’opinione pubblica in generale.
A tal proposito è sufficiente citare qualche esempio per avere conto della situazione: il giornalista scrittore inglese Andrew Sullivan, dichiaratamente omosessuale, in un suo post sul blog The Dish dal titolo La persecuzione dell’eretico ha ammesso: «L’episodio mi fa schifo, come dovrebbe fare schifo a chiunque sia interessato a una società tollerante e diversificata. Se questo è il movimento a difesa dei diritti dei gay oggi – un movimento che perseguita gli oppositori con fanatismo da movimento religioso di destra – allora io mi chiamo fuori». E ancora più incisiva è la rivista statunitense Slate che alla vicenda dedica un articolo dal titolo inequivocabile: Se sei contro i matrimoni gay, allora sei un cattivo amministratore delegato.
Nell’universo della Silicon Valley un posto in cui la maggior parte delle aziende nasce per generare profitti, e imposta la propria sopravvivenza sulla dominazione del mercato, acquisendo aziende più piccole e seguendo la logica del più forte; Mozilla ha deciso di andare controcorrente e rimanere così un’azienda no profit. Oltretutto – altro tratto distintivo che la diversifica dal resto della Valle – ha realizzato un prodotto “open source”, ciò significa che il software di navigazione online in questione può essere studiato e modificato da chiunque volesse farlo, secondo l’idea della libera espressione e l’uguaglianza.
A quanto pare però – e qui si palesa la grande contraddizione – questa libertà di espressione e difesa della diversità non vale per quelle idee, forse un po’ scomode, che comunque rappresentano la manifestazione del pensiero di un singolo soggetto. Visto e considerato che l’azienda capace di sopravvivere agli squali dell’Information Technology, è la stessa che si piega di fronte ai buffetti di una lobby.