Scuola e UniversitàTest universitari: ministro che vai, regole che trovi

Test universitari: ministro che vai, regole che trovi

Settembre è tardi, aprile è presto, a luglio c’è la maturità: la data giusta per fare i test universitari delle facoltà a numero chiuso sembra non esistere. Quale che sia il mese prescelto arrivano puntuali le proteste — a cui va fatta la tara di chi si lamenta per l’esistenza stessa dei test, indipendentemente dalla loro collocazione temporale. 

Quest’anno gli studenti delle scuole superiori hanno dovuto svolgere le prove d’ingresso ad aprile, secondo quanto deciso a suo tempo dal precedente ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza. L’attuale ministro, Stefania Giannini, non è voluta intervenire sulla decisione già presa ma ha dichiarato che «la compresenza dei test e della stagione finale della scuola con l’esame di maturità offre elementi su cui riflettere». Un discorso simile era stato fatto anche per il bonus maturità: il precedente ministro lo aveva soppresso per i test di quest’anno e quello attuale non ha voluto reintrodurlo all’ultimo, ma da alcune prese di posizione della Giannini sembra che il bonus possa ritornare nel prossimo futuro. Con buona pace per la certezza e la stabilità delle regole.

Un primo evidente effetto dell’anticipo della data delle selezioni è stato il calo del totale degli iscritti ai test: dai quasi 100mila dello scorso anno si è scesi a poco più di 83mila. Di questi una parte sono studenti universitari al secondo o terzo tentativo di entrare nelle facoltà a numero chiuso. La diminuzione del totale di chi sostiene i test aumenta ovviamente le chances dei partecipanti: ad esempio, se l’anno scorso a Medicina era disponibile un posto ogni sette aspiranti, quest’anno è uno ogni sei. A Veterinaria si è passati da un rapporto di 1 a 10, a uno di 1 a 9. Si può dire che la selezione ad aprile favorisce gli studenti con le idee più chiare e che hanno una preparazione generale (non acquisita tra luglio e settembre a suon di corsi e simulazioni) più solida.

Il motivo dell’anticipo non è però esclusivamente questo, anzi. «Avere in mano i dati sulle future immatricolazioni con qualche mese di anticipo permette innanzitutto alle Università una migliore organizzazione», spiega Claudio Citrini, professore di Matematica nel corso di Ingegneria al Politecnico di Milano. «Ad esempio ad Architettura, dove il test d’ingresso è nazionale, per stilare una graduatoria degli studenti, consentire loro di esprimere la propria preferenza sull’università di destinazione — valgono i soli criteri del punteggio ottenuto e delle preferenze espresse — e sistemare eventuali seconde scelte serve sicuramente del tempo». Tra la data del test (10 aprile) e la pubblicazione della graduatoria (20 maggio) è infatti previsto che passi più di un mese.

«Al di là di questo – prosegue il professor Citrini – penso anche che aver spostato i test ad aprile dia un messaggio giusto agli studenti: si deve studiare sempre, non solo per la maturità e poi per i test d’ingresso. Con le selezioni così anticipate anche noi università immagino che chiederemo meno le ultimissime parti del programma e più questioni di cultura generale. Viene premiato chi sa pianificare le cose in anticipo. Noi al Politecnico, a Ingegneria, è da anni che consentiamo agli studenti di fare i test durante tutto il quinto anno di superiori, e anche durante la fine del quarto. Solo il 20% del totale viene lasciato libero per chi fa il test all’ultima occasione possibile. In questo modo è più facile per noi pianificare il lavoro e credo che sia un bene anche per gli studenti, che potendo provare diversi test durante l’ultimo anno del liceo sono poi in grado di scegliere con più dati in mano e maggior criterio».

A pagare il prezzo di una scelta che quindi potrebbe essere anche sensata sono ovviamente gli studenti che fanno i test quest’anno, a cui sono cambiate le carte in tavola all’ultimo minuto. «Qualcuno – conclude il professor Citrini – si sarà trovato spiazzato. Le regole dovrebbero essere certe, però questo nuovo sistema può funzionare». Peccato che, almeno stando a quanto dichiarato dal neo-ministro Stefania Giannini, le cose potrebbero cambiare nuovamente per l’anno prossimo. Per rimanere immutate solo fino al prossimo cambio di ministro.