Sono veline le capolista del Pd alle elezioni europee? Beppe Grillo ha lanciato questa terribile accusa dal suo blog, ieri: e io vorrei provare a dire che ha torto, ovviamente, ma che in qualche modo ha anche ragione. Vorrei dire che Beppe Grillo, ancora una volta si dimostra misogino, perché è evidente che non ami le donne, anzi, che platealmente prediliga prenderle a bersaglio – elemento che rende irricevibile la sua accusa – ma anche che è anticonformista, che se ne frega del politicamente corretto e che quindi è in grado di cogliere un punto di verità, nella crisi della politica italiana, che per tutti gli altri resta indicibile.
Possibile? Provo a spiegare perché, la risposta è più complessa di quello che sembra. Grillo sbaglia perché nessuna delle quattro candidate che indica (Alessandra Moretti, Alessia Mosca, Simona Bonafè e Pina Picierno, mentre non è stata menzionata Caterina Chinnici, ndr) è davvero velina: non solo tecnicamente, ma nemmeno in senso lato. Sono tutte deputate del Pd che potranno piacere molto o molto poco, che potranno (e possono) essere certamente criticate, ma che in nulla sono antropologicamente meglio o peggio dei loro colleghi maschi: per alcune di loro – che credo di aver imparato a conoscere abbastanza bene in questi anni di lavoro – si può senza dubbio dire che sono più dotate intellettualmente di tanti loro colleghi appartenenti a quello che un tempo era il sesso forte. Queste quattro capolista sono tutte deputate del Pd, ma una sola appartiene alla maggioranza renziana.
Peró il punto innegabile è che tra di loro non ce n’è una sola che non sia carina, giovane, televisivamente predestinata ad un canone di fotogenia. L’atto di accusa contro il velinismo politico deve essere quindi sfrondato della brutalità grillina, e ponderato con tutte le altre cattiverie dette dal comico genovese con elementi di sessismo in passato, ad esempio contro l’ormai celeberrimo punto G della dissidente Federica Salsi (che sarebbe stata desiderosa di provare orgasmi televisivi).
La campagna del blog di Beppe Grillo contro la candidatura delle capolista Pd alle elezioni europee
Sono veline le capolista del Pd alle elezioni europee? Beppe Grillo ha lanciato questa terribile accusa dal suo blog, ieri: e io vorrei provare a dire che ha torto, ovviamente, ma che in qualche modo ha anche ragione. Vorrei dire che Beppe Grillo, ancora una volta si dimostra misogino, perché è evidente che non ami le donne, anzi, che platealmente prediliga prenderle a bersaglio – elemento che rende irricevibile la sua accusa – ma anche che è anticonformista, che se ne frega del politicamente corretto e che quindi è in grado di cogliere un punto di verità, nella crisi della politica italiana, che per tutti gli altri resta indicibile.
Possibile? Provo a spiegare perché, la risposta è più complessa di quello che sembra. Grillo sbaglia perché nessuna delle quattro candidate che indica (Alessandra Moretti, Alessia Mosca, Simona Bonafè e Pina Picierno, mentre non è stata menzionata Caterina Chinnici, ndr) è davvero velina: non solo tecnicamente, ma nemmeno in senso lato. Sono tutte deputate del Pd che potranno piacere molto o molto poco, che potranno (e possono) essere certamente criticate, ma che in nulla sono antropologicamente meglio o peggio dei loro colleghi maschi: per alcune di loro – che credo di aver imparato a conoscere abbastanza bene in questi anni di lavoro – si può senza dubbio dire che sono più dotate intellettualmente di tanti loro colleghi appartenenti a quello che un tempo era il sesso forte. Queste quattro capolista sono tutte deputate del Pd, ma una sola appartiene alla maggioranza renziana.
Peró il punto innegabile è che tra di loro non ce n’è una sola che non sia carina, giovane, televisivamente predestinata ad un canone di fotogenia. L’atto di accusa contro il velinismo politico deve essere quindi sfrondato della brutalità grillina, e ponderato con tutte le altre cattiverie dette dal comico genovese con elementi di sessismo in passato, ad esempio contro l’ormai celeberrimo punto G della dissidente Federica Salsi (che sarebbe stata desiderosa di provare orgasmi televisivi).
Sono veline le capolista del Pd alle elezioni europee? Beppe Grillo ha lanciato questa terribile accusa dal suo blog, ieri: e io vorrei provare a dire che ha torto, ovviamente, ma che in qualche modo ha anche ragione. Vorrei dire che Beppe Grillo, ancora una volta si dimostra misogino, perché è evidente che non ami le donne, anzi, che platealmente prediliga prenderle a bersaglio – elemento che rende irricevibile la sua accusa – ma anche che è anticonformista, che se ne frega del politicamente corretto e che quindi è in grado di cogliere un punto di verità, nella crisi della politica italiana, che per tutti gli altri resta indicibile.
Possibile? Provo a spiegare perché, la risposta è più complessa di quello che sembra. Grillo sbaglia perché nessuna delle quattro candidate che indica (Alessandra Moretti, Alessia Mosca, Simona Bonafè e Pina Picierno, mentre non è stata menzionata Caterina Chinnici, ndr) è davvero velina: non solo tecnicamente, ma nemmeno in senso lato. Sono tutte deputate del Pd che potranno piacere molto o molto poco, che potranno (e possono) essere certamente criticate, ma che in nulla sono antropologicamente meglio o peggio dei loro colleghi maschi: per alcune di loro – che credo di aver imparato a conoscere abbastanza bene in questi anni di lavoro – si può senza dubbio dire che sono più dotate intellettualmente di tanti loro colleghi appartenenti a quello che un tempo era il sesso forte. Queste quattro capolista sono tutte deputate del Pd, ma una sola appartiene alla maggioranza renziana.
Peró il punto innegabile è che tra di loro non ce n’è una sola che non sia carina, giovane, televisivamente predestinata ad un canone di fotogenia. L’atto di accusa contro il velinismo politico deve essere quindi sfrondato della brutalità grillina, e ponderato con tutte le altre cattiverie dette dal comico genovese con elementi di sessismo in passato, ad esempio contro l’ormai celeberrimo punto G della dissidente Federica Salsi (che sarebbe stata desiderosa di provare orgasmi televisivi).
Ma la domanda che dopo la lettura del post di Grillo che non si può eludere è: da quanto tempo non fa carriera e non conquista la scena una donna brutta? Non dico una donna non brava: dico proprio esteticamente non dotata, l’equivalente di tanti uomini che nella politica hanno fatto (e fanno) carriere folgoranti. La battaglia ideologica sulle quote rosa– e la provocazione di Grillo in questo coglie nel segno – ha prodotto una nuova e più sottile forma di discriminazione calo–eugenetica: non porta ad una parità di genere tra uomini e donne, ma dall’affermarsi, sia a destra che a sinistra, di una particolare quota rosa, quella esteticamente corretta. Si potrà soprassedere sull’invettiva contro il velinismo politico solo quando questo ultimo, apparentemente impalpabile, ma sempre più alto muro della politica di oggi, sarà finalmente abbattuto. La discriminazione per canone fotogenico, l’esteticamente e il carinamente corretto, sono i nemici più agguerriti del primato dell’intelligenza, che spesso può essere racchiusa in un involucro corporeo non levigato dalla capacità catodica, ma non per questo è meno sfavillante, anzi. Ecco perché anche se non si condivide Grillo bisogna essere sospettosi e cogliere il punto di verità che la sua requisitoria contiene: queste donne belle, oltre che intelligenti – ancora oggi – non sono scelte dal gusto di altre donne, ma da quello degli uomini.