Al cinema con lo Jedi

Al cinema con lo Jedi

Qualcuno se ne restò per ore con il naso all’insù, quel 25 maggio del 1977, nella speranza o nel timore di incrociare la scia di qualche nave spaziale più aliena che no. Altri, forse per non prendersi un torcicollo, forse per la passione per la celluloide, preferirono trascorrere la serata al cinema. E bene fecero, visto che proprio quel giorno fu proiettato il primo, primissimo episodio della saga di Star Wars: tanto primo, che in realtà era il quarto, ma questo ancora in pochi lo sapevano.

Il racconto

Il giovane Lucas avrebbe voluto diventare una stella del cinema, di quelle che brillano a Cannes e a Hollywood, che sorridono alla serata degli Oscar e che hanno il nome scritto sulle locandine, nei titoli di testa e in quelli di coda. Quello, avrebbe voluto fare Lucas: la stellare superstar.

Era sicuro, il giovane Lucas, che entrare nel mondo del cinema sarebbe stato diverso da andare semplicemente al cinema, con la fidanzata o senza, con i pop-corn oppure no. Nel cinema avrebbe visto cose che noi, semplici umani, nemmeno avremmo potuto immaginare, tipo le navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. Avrebbe visto i raggi nonsocosa balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser e diavolerie simili, magari più facili da scrivere e da pronunciare rispetto a Tannhäuser, che chissà poi cos’era.

«Ricordati la maglietta di lana…» si preoccupava sempre la nonna, sia che Lucas andasse al parco o su un pianeta lontano.

«Stai attento a non sbagliare film!» Lo ammoniva il nonno, che però si divertiva a partecipare all’immaginazione del nipotino.

Ecco, forse su Orione o alle porte di questo tale Tannhäuser Lucas non ci sarebbe arrivato mai, ma l’attore famoso lo avrebbe fatto davvero, ne era certissimo, e tanto per cominciare si cercò un nome d’arte che facesse al caso suo. Son quasi tutti inventati i nomi degli attori famosi e a Lucas il nome di Lucas piaceva, ma non troppo. Luke gli sembrava meglio: più breve, più immediato, più diretto.

E Luke fu. Per tutti, tranne che per la nonna, che continuava a chiamarlo Luchino, anche se ormai era alto il doppio di lei.

Il giovane Luke, quindi, sarebbe diventato una stella del cinema, anzi di più, una vera e propria superstar.

Non è però facile, diventare attore superstar e il giovane Lucas, anzi, Luke, si accorse ben presto che cambiare nome poteva essere un primo passo, ma non era sufficiente. Per esempio gli mancava una spada laser, non credi?

Una spada laser sarebbe stata utile a qualsiasi attore, in qualsiasi film. Se i cow boy avessero avuto delle spade laser al posto delle Colt e dei Winchester, i film western sarebbero stati decisamente diversi. E se le avessero avute gli indiani, al posto degli archi e delle frecce, forse anche la storia del mondo sarebbe stata un’altra. Con una spada laser si poteva ballare nei musical, inseguire i ladri e gli assassini nei polizieschi, fare acrobazie e scene spericolate al posto degli stuntmen e delle controfigure. Con una spada laser Luke avrebbe anche superato la sua timidezza nelle scene d’amore.

E chissà dove, ma Lucas una spada laser la trovò. Bella, luminosa, verde, inconfondibile, desiderabile e tutta sua.

Ma anche questo non era sufficiente. Meglio che il nome soltanto, ma ancora Luke non era un attore come voleva lui. Due simpatici droidi potevano essergli utili, che pochi attori recitano da soli e avere due spalle come loro gli sembrava una bella cosa. Poi mancava un’attrice e, guardandosi intorno, Lucas trovò solo sua sorella gemella, che però voleva fare la scienziata e per mollare tutto e darsi al cinema pure lei pretese il ruolo di principessa. Infine Luke pensò che con un’astronave avrebbe raggiunto il successo più in fretta: forse non alla velocità della luce, ma quasi.

Messe insieme tutte queste cose, ancora Luke attore non era. Gli mancava un regista, altrimenti chi gli avrebbe indicato cosa, come e dove recitare?

Afferrò le pagine gialle, le aprì alla lettera erre di regista e si appuntò l’indirizzo del primo, ovviamente sull’Hollywood Boulevard. Fissò un appuntamento e si presentò puntuale.

«Lucas.» Si presentò il regista, che si chiama Lucas davvero, pare, ma di cognome, o forse si chiamava in realtà Luke, ma aveva cambiato nome in Lucas. Chi lo sa? Meno male, comunque, che il nostro giovane Lucas ormai era Luke e non altro, altrimenti sai che confusione? Ma quella doveva essere più di una fortunata coincidenza e il provino ebbe inizio, con la spada laser, i droidi, la sorella e tutto il resto.

Non so come andò a finire e non ho voglia di saperlo, perché temo una catastrofe. Mi piace pensare che Luke sia adesso negli Studios di Orione, o di Tannhäuser, anche se so che la cosa è poco probabile. Forse è in quelli di Burbank o di Cinecittà, che comunque sono una gran cosa, altroché. C’è chi giura, però, di averlo intravisto in qualche scena di un film, o di una serie di film, uno dopo l’altro, ambientati in chissà quale universo. E se anche tu, guardando un film al cinema, con la fidanzata o senza, con i pop-corn oppure no, vedi la luce verde tipica di una spada laser, pensa al nostro amico superstar che, se sta lassù sullo schermo, ce l’ha fatta davvero.

La fotografia

Un paio di anni fa la Disney acquistò la Lucasfilm, società fondata più di quarant’anni or sono da George Lucas, padre di tutte le Guerre Stellari del cinema. Ciò vuol dire che proprio la Disney produrrà il settimo episodio della serie e la fantasia si mette subito in moto, immaginando topi spaziali, paperi con la spada laser, sette nani extraterrestri e gli Aristogatti travestiti da non so cosa. C’è anche chi si è sbizzarrito a modo suo e ha immaginato un manifesto a metà strada tra Topolinia e la Morte Nera. La cosa è divertente, anche se alla fine l’episodio non tradirà gli appassionati e proietterà sugli schermi un nuovo avventuroso film, secondo i dettami della tradizione. Non per nulla, un buon numero di attori sono stati confermati, nonostante gli anni che passano, i capelli che cadono o che si imbiancano e la pancetta che s’arrotola. Ma il Cinema, con la maiuscola, ha i mezzi e i trucchi per affrontare anche questi piccoli problemi con qualche effetto speciale.

Il video

Star Wars è tra i film più parodiati nella storia del cinema. Lo abbiamo trovato disegnato nei cartoni animati e infilato in polpettoni lunghi e corti. A volte abbiamo incontrato solo uno dei suoi personaggi o abbiamo acchiappato la citazione tra i dialoghi, sentendoci molto intelligenti. E c’è pure chi ha preso ogni cosa e si è divertito nel suo video musicale, tirandone fuori una cosa molto spassosa e intrigante, a prescindere che ti piaccia il rock, l’hip-hop o i canti gregoriani.

La pagina web

C’è qualcosa che ancora non sai su Guerre Stellari? Vuoi sapere tutto in anteprima sul settimo episodio? Hai scommesso su non so cosa e vuoi dimostrare di aver ragione? Ovviamente c’è un bel sito che può soddisfare tutte le tue esigenze. Nel caso della scommessa, magari è meglio cliccare prima di farla, ma per tutte le altre curiosità ogni momento è buono, per navigare come Han Solo, a bordo di un’astronave meno a forma di Millennium Falcon e molto più simile a un computer, ma non è il caso di sottilizzare. Allaccia bene le cinture e buona navigazione!

Ti consiglio un libro

Tom Angleberger – Darth Vader contro Yoda – il Castoro

A chi non è capitato di distrarsi durante una lezione qualsiasi e seguire le fantasie dei pensieri fin chissà dove? C’è pure chi ha messo in piedi interi set cinematografici sopra e sotto il banco, costruendo piccoli pupazzetti di carta al posto degli attori famosi. E quale miglior film di Guerre Stellari, per passare indenne un’altra, lunga mattinata a scuola? Come minimo andrà a finire con una sfida… e che sfida! Da una parte Yoda origami, infilato al dito di Dwight, dall’altra un secondo origami, raffigurante Darth Vader, animato dalle falangi di Harvey. A chi, tra le compagne, fare interpretare la principessa Leila e soprattutto quale ruolo lasciare al professore, questo decidilo pure tu.

I nostri eroi

Tra gli attori che hanno contribuito, con la loro interpretazione, a rendere indimenticabile la saga di Guerre Stellari, e che sono stati a loro volta resi celebri da Star Wars, uno è senza alcun dubbio Harrison Ford. Già era comparso, negli anni Settanta, in film che hanno segnato la storia del cinema, ma proprio il suo ruolo nei panni di Han Solo, contrabbandiere intergalattico, lo rese divo, più divo che mai. La sua faccia simpatica ha sempre portato con sé un ghigno ironico, capace di acchiappare gli sguardi e l’attenzione di tutto il pubblico, stellare o no, e non sono pochi, davvero, quelli che, appollaiati in una poltrona del cinema, si sono immedesimati in lui, soprattutto durante un volo spericolato e acrobatico a bordo della nave spaziale Millennium Falcon, che ad averne una nel garage si diventerebbe all’istante la superstar del quartiere. Superstar, come lo era e lo è Harrison e come lo sono le Star Wars di questi quasi quarant’anni di avventura.

Alcune superstar di Guerre Stellari non sono attori e altre, che invece lo sono, l’attore lo nascondono e nessuno sa chi sia. O quasi. I primi sono, senza dubbio, i due simpaticoni C3PO e il suo compare R2D2, che sono in pratica Gli Stanlio e Ollio dei robot spaziali. O i Blues Brothers di metallo. Uno altro, l’altro tozzo; uno dorato, l’altro color metallo, uno così, l’altro cosà, impossibile fare a meno dell’uno o dell’altro, figurarsi di entrambi! E dentro di loro – sorpresona – due attori a donare i movimenti per una recitazione animata al punto giusto. In particolare dentro al piccolo R2D2 trovava posto l’attore inglese Kenny Baker, nano, alto poco più di un metro, che fece proprio della sua piccolezza, la propria grandezza. Il suo personaggio apparve in cinque dei sei episodi della serie, ma la sua figura era diventata talmente importante, che il nome di Kenny apparve nei titoli anche del sesto: raro caso di attore che riuscì ad apparire non solo senza farsi vedere, ma addirittura senza esserci per nulla.

Se Kenny Baker venne scelto per le sue piccole dimensioni, ce ne fu un altro che fece parte del cast di Guerre Stellari per il motivo opposto. Con i suoi due metri e molto di più di altezza, lo spilungone Peter Mayhew, anziché giocare a basket o a pallavolo come tutti quelli alti fin lassù, fece l’attore pure lui. E, così come Kenny fu infilato dentro un piccolo robot, a Peter toccò il costume di Chewbecca, il pelosissimo co-pilota di Han Solo, ai comandi della Millennium Falcon. Come facesse a entrare nella nave spaziale, alto com’era, non lo so, ma immagino si trattasse di uno dei tanti effetti speciali, che vinsero pure il premio Oscar. Pensa che gli astronauti di oggi, se sono troppo alti, dentro la nave spaziale non ci stanno proprio… Ma a Hollywood succede anche ciò che a Cape Canaveral è impossibile e una volta in volo nello spazio ogni cosa sembra più leggera.

Non sono dei personaggi o degli attori, le spade laser di Guerre Stellari, ma non c’è dubbio che senza di loro nessuno dei film della saga sarebbe stato la stessa cosa. Chiedi a Yoda o a Obi-Wan Kenobi, che disarmati si sentirebbero debolucci, credi a me. È l’arma dei cavalieri Jedi, elegante e tutt’altro che goffa, adatta a tempi ben più civilizzati dei nostri. Averne una è il sogno di tutti, e pure il mio, anche perché vorrebbe dire che sarei uno Jedi anch’io!

Tanto diventò popolare, la spada laser, che gli sceneggiatori si sbizzarrirono a costruirle intorno un vero piccolo mondo, con modelli diversi, impugnature particolari, stili di combattimento, che se uno vuole cominciare a usarla deve mettersi a studiare più che a scuola. Ma se ce ne fosse una per la scuola, di quelle spade, probabilmente anche le verifiche e le interrogazioni farebbero meno paura.

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