È certamente la donna più potente della Commissione europea, sicuramente più di singoli commissari, tanto che c’è chi dice che sia in assoluto la più decisiva al di sotto del presidente José Manuel Barroso. Parliamo di Catherine Day, irlandese, 60 anni quest’anno, dal 2005 (dunque dall’inizio del “regno” del portoghese) segretario generale della Commissione. Sotto di lei uno staff di 600 persone, cruciale per l’operatività dell’esecutivo comunitario. Perché è attraverso la segreteria generale che passano le bozze di proposte di direttive dei servizi dei vari commissari, e alla fine dei conti il segretario generale è cruciale per decidere se un determinato documento viene sottoposto all’esame dei capi dei gabinetti di tutti i commissari per poi arrivare sul tavolo del collegio (la Commissione agisce come organo collegiale, ndr).
Su un punto un po’ tutti concordano su Day: è una lavoratrice indefessa. Qualcuno la taccia di workaholic, un nomignolo che gira su di lei al Berlaymont è «night and day» in virtù dei suoi micidiali orari di lavoro. Si dice che non abbia tempo per hobby, se non per qualche sera a teatro e qualche trekking estivo in remote contrade del mondo. La sua fulminante carriera, del resto, sembra confermarlo. Studia in una scuola di suore per poi laurearsi a Dublino in economia con Master in Commercio internazionale. A vent’anni entra alla Investment Bank of Ireland, a 24 anni passa il concorso per entrare alla Commissione europea. Tre anni dopo è già nel gabinetto del commissario irlandese Richard Burke (Tassazione), poi del connazionale Peter Sutherland (Concorrenza), quindi del britannico Leon Brittan (Relazioni Esterne) per due mandati, fino a diventare vice capo di gabinetto. Nel 1996, a 42 anni, acquista il grado di direttore nella direzione generale alle Relazioni esterne, poi passa con lo stesso grado in quella per l’Allargamento, dal 1997 diventa responsabile per il “big bang”, l’allargamento dell’Ue ai Paesi dell’Est (in vigore dal primo maggio 2004). Nel 2002 – Day ha 47 anni – viene nominata direttore generale per l’Ambiente. È da questa posizione che, nel 2005, passa all’attuale funzione, nel quadro di una virata in senso liberista della Commissione europea: Day è sulla linea Barroso-Rehn-Germania per quanto riguarda i dolorosi programmi imposti a vari Paesi sotto aiuto, incluso la sua Irlanda. «Capisco che gli irlandesi – ha detto qualche tempo fa – sentono che il peso del debito è enorme e vorrebbero semplicemente scrollarselo di dosso, ma la vita non è così semplice».
La Day è tra i principali sostenitori della necessità di un maggior coordinamento economico dell’Ue, soprattutto dell’eurozona, con il notevole rafforzamento della disciplina di bilancio che si è vista in questi anni. «É necessario che tutte le economie europee – ha detto in un’intervista al sito EurActiv qualche anno fa – vadano nella stessa direzione concordata. Se qualcuna resta indietro o ha delle difficoltà, deve capire che questo ha un effetto frenante sull’intera Unione». Meno interessata, stando almeno a chi la conosce, la potente irlandese sarebbe al coordinamento delle politiche sociali, demandate piuttosto agli Stati membri.
Una frase si sente ripetere nei corridoi del Berlaymont: «Catherine Day ha bloccato il testo». Lo dicevamo, nella sua posizione cruciale della macchina della Commissione, ha il potere di insabbiare un determinato testo non sottoponendolo alle consultazioni che in gergo si chiamano “inter-service”, e cioè tra i vari servizi della Commissione. Se il testo sgradito non vi arriva, non può giungere sul tavolo della riunione dei capi dei gabinetti e dunque non può essere sottoposto alla decisione del collegio dei commissari. Un caso plateale, almeno a sentire varie fonti Ue, ma anche europarlamentari, è stata la controversa direttiva sul tabacco, che ha visto la potentissima azione delle lobby del settore. Sono in molti a riferire che Catherine Day è stata cruciale per frenare fortemente, con ben due interventi nel 2012, il testo preparato dal commissario maltese alla Salute e ai Consumatori John Dalli (in quell’anno costretto alle dimissioni per presunti contatti segreti con un lobbista). Il settimanale tedesco Der Spiegel parlò di una lettera scritta da Day al direttore generale per la Sanità e i Consumatori, Paola Testori Poggi, che, scrive il giornale, «avrebbe potuto facilmente esser stata inviata da un rappresentante dell’industria del tabacco». Certo è che la direttiva è stata successivamente fortemente annacquata rispetto ai piani originari di Dalli (sostituito dal connazionale Tonio Borg).
Catherine Day si è fatta sentire anche in un settore che conosce bene (ricordiamo la sua funzione di direttore generale dal 2002 al 2005), l’Ambiente. Sono in molti a sostenere che l’irlandese abbia fortemente contribuito all’annacquamento delle proposte sugli obiettivi Ue per il clima per il 2030, con l’idea che la priorità al momento sia – come ha fatto capire più volte lo stesso Barroso – soprattutto il rilancio dell’economia e dell’occupazione, quasi che una “eccessiva” tutela del clima sia d’impaccio. Soprattutto, l’irlandese è stata tra i più potenti fautori della rinuncia della Commissione a indicare anche per il 2030 nuovi obiettivi specifici per le rinnovabili, con grande ira delle associazioni ambientaliste.
Della serie: non si muove foglia che Catherine Day non voglia. A fine anno, comunque, scade la Commissione europea di José Manuel Barroso. Con la nuova, è probabile, ci sarà anche un nuovo segretario generale, anche se non è automatico. Del resto c’è da scommetterci: la potentissima Catherine Day non resterà certo “disoccupata”.