Elettori giovani e cattolici: ecco la nuova Dc di Renzi

Elettori giovani e cattolici: ecco la nuova Dc di Renzi

Il voto europeo segna senza ombra di dubbio grandi cambiamenti. Ma alcuni elementi di valutazione devono essere tenuti in considerazione. Il primo: si tratta di una consultazione che lascia una certa libertà all’elettore. È vero che la campagna italiana si è prevalentemente incentrata su temi “domestici”, ma il voto europeo è storicamente un voto libero, in cui ci si può esprimere con meno attenzione alla propria appartenenza politica. È quindi da valutare se questo grado di libertà sia un atteggiamento destinato a rientrare o invece si stia consolidando nel comportamento elettorale degli italiani, indipendentemente dal tipo di consultazione. Le ultime due elezioni, politiche 2013 ed europee 2014, hanno evidenziato un tasso di volatilità, cioè di cambio di voto da un’elezione all’altra, molto elevato.

Dobbiamo abituarci? Bisogna aspettare ancora, a mio parere, almeno sino alle prossime elezioni politiche. Il secondo elemento che non va dimenticato è relativo alla partecipazione. Che è stata molto bassa. A queste elezioni hanno votato circa 6,6 milioni di persone in meno rispetto alle scorse elezioni politiche. Nell’analisi di quello che è successo questo va sempre tenuto in considerazione. Nei nostri calcoli manca oltre il 13% del corpo elettorale. Quindi diventa difficile proiettare questo dato sulle prossime politiche.

Sfoglia la ricerca di Ipsos:

Detto questo, vale la pena innanzitutto valutare l’andamento rispetto alle elezioni politiche ragionando in valori assoluti, cosa che ci aiuta a capire meglio alcuni fenomeni. Il vincitore assoluto, il Pd, guadagna più di 2,5 milioni di voti. Anche se rimane imbattuto il livello raggiunto da Veltroni nel 2008. Ma ci sono almeno altri due vincitori in questa competizione: Fratelli d’Italia che aumenta il proprio bacino di voti conquistando 338mila elettori in più e la Lega, che ne acquisisce quasi 300mila. Nettissima invece la perdita di Grillo (quasi 2,9 milioni di voti) e dell’area di centrodestra, in cui contiamo Forza Italia e l’alleanza capeggiata da Alfano. Comparandola con i voti di Pdl, Udc e Fli del 2013 la perdita secca è di circa 2,3 milioni di voti. Infine la sinistra, che pure riesce a superare la soglia con la lista Tsipras, segnala anch’essa un calo netto, di circa 750mila voti, se comparata con il risultato ottenuto da Sel e Rivoluzione Civile alle scorse politiche. Inutile commentare il calo di Scelta Europea, sostanzialmente scomparsa dalla scena, che lascia sul campo oltre tre milioni di elettori.

I flussi di voto

I flussi di voto, calcolati, come la profilazione degli elettori, su circa 9.000 interviste condotte prima del voto e riproporzionate sui risultati reali, ci danno alcune interessanti indicazioni.

Il Pd: recupera i voti persi verso Grillo nel 2013 (in valori assoluti dal Movimento 5 stelle arrivano al Partito democratico più di un milione di voti) e svuota il centro, da cui acquisisce quasi un milione e mezzo di elettori se consideriamo insieme Scelta Civica e Udc/Fli. Meno consistenti ma assolutamente non irrilevanti i voti conquistati alla sinistra e al Pdl: ciascuno dei due raggruppamenti versa al Pd più o meno mezzo milione di voti. In sostanza il Pd (ma sarebbe meglio dire Renzi) diventa una formazione “pigliatutto” che travalica la propria area di appartenenza. Era l’obiettivo del Presidente del Consiglio, ma è anche un fenomeno che abbiamo avuto occasione di sottolineare in altri momenti: cambia il modello della rappresentanza e si chiudono i riferimenti tradizionali. Proprio per questo la volatilità elettorale tenderà a divenire, presumibilmente, un elemento potenzialmente rilevante.

Il Movimento 5 stelle: perde molto verso Pd e astensione (quasi due milioni di voti, il flusso principale). Modesti i guadagni da altre forze (da Pd circa 200mila voti, altrettanti da Pdl e non voto 2013). Oggi il Movimento 5 stelle ha un elettorato composto per oltre l’80% di “vecchi” elettori. È il tasso più elevato tra tutti i partiti che hanno partecipato alla competizione. La strategia di Grillo non ha pagato. Di fronte alla reiterazione dei temi del 2013 gli elettori hanno scelto Renzi o l’astensione. E Renzi ottiene questi risultati presso gli (ex) elettori di Grillo perché è stato capace di presidiare alcuni dei suoi temi, in particolare costi della politica e antiburocrazia, senza rinunciare ad una proposta di governo. E contemporaneamente, sulla stessa scia, si è presentato in Europa in maniera critica, senza eccessiva subalternità.

Forza Italia: anche in questo caso il grosso degli elettori rimasti è composto da chi aveva votato Pdl nel 2013 (poco meno dell’80%). Qualche recupero avviene dal Movimento 5 stelle, da cui ritornano poco più di 200mila voti. La campagna, soprattutto nelle ultime settimane, si è concentrata sul duello Renzi/Grillo, con Berlusconi sostanzialmente afasico.

Nuovo centrodestra: la nuova formazione ottiene sostanzialmente solo voti di area. Quasi 400mila voti provengono da Scelta Civica, poco meno dal Pdl, circa 150mila da Udc/Fli. Quest’area non riesce ad arrivare ai voti della sola Udc alle europee del 2009. È evidente che l’ipotesi di costruzione di un centrodestra moderato va meglio definita, se si vuole ulteriormente percorrerla.

Infine la sinistra di Tsipras raccoglie i voti di Sel e Rivoluzione Civile (quasi 600mila, circa la metà del proprio risultato), ma anche circa 250mila da elettori Pd che non hanno gradito la direzione presa da Renzi; la Lega raccoglie invece, oltre che la gran parte dei propri voti 2013, anche un buon gruzzolo di elettori dal Pdl (oltre 300mila) e quasi 200mila dal Movimento 5 stelle, elettori che hanno preferito una protesta più radicale, in particolare rispetto all’Europa.

Identikit degli elettori

Sin qui i flussi. Ma vale la pena anche di dare una breve occhiata alle caratterizzazioni sociodemografiche degli elettori, in questo caso concentrandoci sul Pd (i lettori troveranno nel sito i dati di tutti gli altri partiti).

Il Partito democratico, pur se continua a massimizzare i propri consensi tra gli elettori maturi, ottiene un sensibile miglioramento tra giovani e giovanissimi. In queste fasce d’età è il primo partito. Solo tra i 35 e i 44 anni, fascia d’età che affronta il peso economico dei figli e della casa e quindi è maggiormente esposto ai colpi della crisi, il Movimento 5 stelle lo supera. Riconquista poi i laureati che aveva perso nel 2013 e migliora tra i titoli di studio medi, mantenendo lo storico primato tra chi ha solo la licenza elementare o non ha nessun titolo. Se i pensionati rimangono i più fedeli (qui il Pd avrebbe la maggioranza assoluta) sono tornati all’ovile impiegati e insegnanti, mentre vengono conquistate le casalinghe e si mantiene saldo il consenso degli studenti. Solo (di nuovo) dove la crisi colpisce maggiormente, disoccupati e lavoro autonomo, il Pd si vede superato di misura dal Movimento 5 stelle. Il Pd è un partito premiato anche dal voto cattolico, tanto che il suo punto più alto si ha tra i fedeli assidui alle funzioni religiose e il punto più basso tra i non credenti o comunque tra chi non va mai alla messa. E infine sfonda tra il pubblico televisivo: se il suo punto più alto è tra i lettori di giornali, al secondo posto troviamo gli elettori che si informano prevalentemente attraverso la televisione.

I cambiamenti sono importanti. Sembra evidente che c’è stato un investimento su riforme e governo, ma soprattutto su un leader. È presto per parlare di un mutamento stabile e duraturo. Sicuramente la scommessa, ardita, di Renzi ha dato buoni risultati. Un consenso trasversale, forte, che è tornato a convincere i ceti medi. Al contrario il Movimento 5 stelle ha tenuto solo nelle aree più a disagio e in cui è più evidente il peso della crisi. Ma appunto, in una situazione fluida e volatile come questa, i consensi vanno continuamente riconquistati.

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