Euroscettici: troppe divergenze, impossibile l’unione

Euroscettici: troppe divergenze, impossibile l’unione

Tanti, ma anche diversi e a volte in aperto contrasto fra loro. A ben guardare il quadro che emerge dalla vasta galassia dei partiti e movimenti euroscettici-eurocritici che si accinge a entrare (o a tornare) nel Parlamento Europeo con le europee di maggio è tutt’altro che monolitico. Certo, i numeri sono impressionanti: a guardare l’ultimo sondaggio (14 maggio) di PollWatch, l’arco che va dai conservatori britannici all’estrema destra arriverebbe a 177 seggi su 751, pari al 23,6 per cento. «Per la prima volta ci sarà una vera opposizione al Parlamento europeo», ha esultato il leader della Lega Nord Matteo Salvini. Il quale a novembre ha concordato con la leader del Front national Marine Le Pen, quello del movimento xenofobo olandese Pvv Geert Wilders, i Liberalnazionali austriaci dell’Fpö,  il Vlaams Belang fiammingo, un’Alleanza con l’obiettivo di creare un nuovo gruppo di ultra-destra e super-euroscettico, che si affiancherebbe ai due eurocritici già esistenti: l’Ecr (Conservatori e riformisti, in cui dominano i Conservatori britannici) e l’Efd (Europa della libertà e della democrazia), che al momento spazia dall’Ukip britannico alla Lega Nord. Per creare un gruppo servono almeno 25 deputati di 7 paesi, e l’obiettivo sembra vicino, se si sommano i probabili aderenti aggiuntivi (anzitutto il Partito nazionale slovacco, e, anche se non è ancora sicuro, i Democratici svedesi, più forse i bulgari di Ataka)

Eppure una prima fonte di divisione del fronte anti-Ue si vede già in un fattore: altri movimenti e partiti fortemente euroscettici hanno drasticamente rifiutato qualsiasi collaborazione con l’Alleanza della Le Pen. Primo fra tutto l’Ukip britannico, che fa di tutto per non esser considerato un partito xenofobo e antisemita. No secco che viene anche dal Movimento Cinque Stelle (i cui eletti nessuno sa ancora a quale gruppo aderiranno), come dal paludato partito anti-euro tedesco, Alternative für Deutschland (AfD). Netta presa di distanza anche da parte dei Veri finlandesi e del Partito del Popolo danese. Tutti i gruppi, poi, rifiutano di cooperare con l’estrema destra ungherese di Jobbik e quella greca di Alba Dorata, e con i probabili rappresentanti dell’estrema destra tedesca di odore nazistoide del Npd, cui la Corte costituzionale tedesca ha fatto il favore di sopprimere qualsiasi soglia di sbarramento per il voto europeo in Germania. Per non parlare poi dei Conservatori britannici, che fanno davvero, in questo consesso, la figura dei moderati e niente vogliono avere a che spartire neppure con l’Ukip.

A ben guardare, del resto, anche il gruppo della futura Alleanza di Marine Le Pen appare piuttosto eterogeneo, come ha analizzato Marley Morris, un ricercatore del think-tank Counterpoint. Morris ha individuato tre punti comuni per l’Alleanza: lotta alla “burocrazia” Ue, il “totalitarismo” e la “dittatura” di Bruxelles, con un chiaro no all’euro. A questo si può aggiungere la chiara politica contro la libera circolazione delle persone, con una chiarissima nota anti-immigranti e anti-richiedenti asilo. Altra “bestia nera” comune: l’adesione della Turchia all’Ue.

Il problema è però che su altri punti ci sono divergenze notevoli. Ad esempio in economia: mentre il Front national di Marine Le Pen è per un ritorno al protezionismo patriottico stile anni Settanta con un forte ruolo dello Stato centrale, l’olandese Wilders è molto più «mercatista» al pari dell’Fpö austriaco. A proposito di centralismo del Fn, non riesce facile conciliarlo con il regionalismo-separatismo del Vlaams Belang fiammingo e quello della Lega Nord«Un matrimonio tra la carpa e il coniglio», ha sentenziato il settimanale francese Le Point sull’alleanza Le Pen-Carroccio. Lo stesso organo della Lega, «La Padania», ne ha chiesto conto in un’intervista a Le Pen. «Noi – è stata la risposta un po’ evasiva – siamo sovranisti e pensiamo che i popoli possano fare quello che vogliono a casa loro». Anche sugli aspetti sociali ci sono divergenze. Ad esempio Wilders è a favore dei diritti degli omosessuali, mentre Front National e Lega sono per i valori tradizionali e «la salvaguardia della famiglia». Per non parlare della componente antisemita – che, nonostante le smentite, vari osservatori sostengono di riscontrare in filigrana sia nel Front National, sia tra i Liberalnazionali austriaci, mentre Wilders è un sostenitore di Israele

Si aggiungono poi anche questioni più ampie come il radicalismo. Si è già visto come a giugno scorso dichiarazioni considerate apertamente razziste contro l’allora ministro per l’integrazione Cécile Kyenge abbiano portato all’espulsione del leghista Mario Borghezio dal gruppo di cui fa parte attualmente il Carroccio, l’Efd. E questo soprattutto per iniziativa dell’Ukip che vuole lavarsi di dosso qualsiasi sospetto di estremismo e di razzismo. Il punto è però che anche il Front National, reduce dal suo clamoroso successo alle regionali, punta ad allontanarsi dall’immagine di «estrema destra», assumendo anche toni più concilianti con l’Islam (purché secolare) mentre altri movimenti, come quello di Wilders, ma in parte la stessa Lega, stanno vivendo al contrario una forte radicalizzazione, ad esempio proprio in senso fortemente anti-islamico. Sono in molti a scommettere che non mancherà il momento in cui qualcuno susciterà roventi polemiche interne per improvvide dichiarazione. È ancora vivo, del resto, a Strasburgo il ricordo di quanto accadde nel novembre 2007, quando si sciolse il gruppo “Identità, tradizione, sovranità” di cui faceva parte Alessandra Mussolini, dopo la defezione dei due membri rumeni (entrambi del partito della Grande Romania), in seguito a commenti sprezzanti della nipote del Duce sul loro Paese. 

Attenzione però: dire che il gruppone di euroscettici ed eurocritici sarà eterogeneo e probabilmente litigioso, non vuol dire che non si debba prendere sotto gamba un risultato che invece, se sarà come prevedono i sondaggi, dovrà far riflettere eccome – un’eventuale rissa interna agli euroscettici non risolverà le ragioni che hanno spinto tanti europei a votarli.

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