L’Italia preme per un via libera al rinvio del pareggio di bilancio, ma Bruxelles aspetta. Aspetta perché da Roma non è arrivato un granché e, come dicono al Berlaymont, «sulle sole promesse non possiamo fare valutazioni concrete». È l’aria che si respira questo 5 maggio che ha visto la pubblicazione delle previsioni economiche di primavera, a poche ore dall’avvio dell’eurogruppo in cui Padoan ribadisce il suo auspicio. Fatto sta che il solo decreto legge per gli 80 euro in più in busta paga non ha sortito grossi effetti sul Pil, per il resto si attende la legge di stabilità che sarà presentata in autunno. «È lo stesso decreto legge a rinviare alla legge», ricorda una fonte comunitaria. E dunque le previsioni continuano in sostanza a fotografare lo stesso quadro delle previsioni d’inverno presentate a febbraio, prima del varo delle prime misure del nuovo governo, con una crescita per il 2014 allo 0,6% e all’1,2% il prossimo, trainato soprattutto dalle esportazioni e dall’aumento degli investimenti. Cambia il debito (che vede per il 2014 una revisione in peggioramento al 135,2% del pil dal 133,7% delle previsioni d’inverno, e per il 2015 al 133,9 contro il 132,4 visto a febbraio), questo principalmente dopo aver “incorporato” un ulteriore rimborso dei debiti della pubblica amministrazione pari al 2,1% del pil.
Certo è che per ora la Commissione la grande svolta non la vede. «I recenti tagli nelle tasse sul lavoro (i famosi 80 euro ndr)», ha commentato il commissario europeo Siim Kallas, che sostituisce il titolare per gli Affari economici e monetari Olli Rehn in congedo elettorale, «avranno un effetto neutro sulla crescita a breve termine, possono avere un effetto positivo a lungo termine se però il loro finanziamento sarà raggiunto attraverso una razionalizzazione e un miglioramento dell’efficienza della spesa pubblica». Una razionalizzazione che per ora Bruxelles stenta a vedere, del resto la Commissione ha voluto considerare il taglio dell’Irpef solo per il 2014, non invece per il 2015 in mancanza del disegno di legge che dovrà rendere permanenti le misure con le relative coperture.
Soprattutto, rimane insoddisfacente per Bruxelles il bilancio strutturale (e cioè al netto dei fattori ciclici e una tantum): l’Italia presenta secondo queste previsioni per il 2014 un deficit strutturale dello 0,8% del pil (in peggioramento rispetto alle previsioni d’inverno, quando Bruxelles prevedeva lo 0,6%, che è anche la cifra prevista dal governo). Anche il prossimo anno non si fa meglio, ci si ferma allo 0,7% (contro lo 0,1% previsto dal governo). «Il calo del debito nel 2015», ha avvertito Kallas, «è dovuto solo al previsto aumento della crescita e al calo dei tassi degli interessi, non al miglioramento del bilancio strutturale». Kallas avverte che Bruxelles avverte sì «un costante declino nel deficit nominale quest’anno e il prossimo», tuttavia «non vediamo ulteriori miglioramento nel bilancio strutturale». Rimane invariata, almeno per ora, insomma, la richiesta di misure strutturali correttive per almeno lo 0,5% del pil per colmare questo gap e riportare il debito su un percorso più nettamente in discesa – in vista delle regole del Six Pack (oltre che del Fiscal Compact), con l’obbligo di ridurre di un ventesimo l’anno la parte di debito pubblico eccedente il 60% del pil (per noi dunque oltra il 70%).
A Bruxelles hanno preso atto delle promesse del governo di affrontare la questione del “gap” nella legge di stabilità dell’autunno. Ma fino ad allora la Commissione potrà far ben poco. «I dati che abbiamo si limitano al decreto legge e al Documento di economia e finanza, altro non abbiamo e noi possiamo basarci solo su fatti concreti», spiegano fonti Ue. Traduciamo: grande cautela, senza pregiudiziali per l’Italia. Certo è che ai fini delle raccomandazioni per i singoli Stati membri che saranno rese pubbliche dalla Commissione europea il 2 giugno prossimo (Rehn sarà tornato dal congedo) la base resta la stessa di queste previsioni. Naturalmente, le raccomandazioni hanno un orizzonte più ampio (arrivano fino al 2018) e hanno anche un sapore più “politico”, dunque non è automatico pensare a una “bocciatura” delle richieste italiane di rinviare di un anno (al 2016) il pareggio di bilancio in termini strutturali, ufficialmente chiesto dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il quale si è detto comunque soddisfatto dal documento. Secondo il ministro, «le previsioni della Commissione confermano che il Paese sta migliorando, migliora la crescita, la competitività, aumentano gli investimenti». Quanto al pareggio di bilancio, Padoan si dice «non preoccupato», visto che le «Commissione non ha ancora avuto il tempo di esaminare le misure che stiamo preparando per il 2015 e il 2016», assicurando «misure permanenti» sul fronte della razionalizzazione della spesa pubblica. Quanto al debito, «al di là dei decimali, il percorso è lo stesso da noi previsto: aumento quest’anno, ma calo il prossimo».
Certo è che difficilmente, in assenza di elementi concreti – leggi varate e approvate in Parlamento, e soprattutto la legge di stabilità che come detto arriverà solo in autunno – potrà esserci un chiaro via libera al rinvio del pareggio. Più probabile è che si ribadiranno i moniti a misure strutturali per ridurre il debito, con – forse – una qualche apertura di credito sulle promesse del governo. Una vera valutazione e un eventuale via libera potrà arrivare solo in autunno, a Legge di stabilità approvata – quando, peraltro, scade l’attuale Commissione europea ed entra in funzione la prossima. La suspense, insomma, è destinata a durare ancora diversi mesi.