C’è chi c’ha pure scommesso sopra: il governo annuncerà una “saida limpa” (“uscita pulita”) dal programma della troika? Otto euro per ogni moneta puntato sul no. Cinque centesimi di guadagno per il sì. L’idea della società di scommesse Unibet ha fruttato pochi spicci ai già tormentati portoghesi: il Paese si riappropria della sua indipendenza finanziaria, così come ha fatto l’Irlanda nel dicembre 2013 senza alcun piano precauzionale, ha annunciato domenica 4 maggio con orgoglio il primo ministro Pedro Passos Coelho. Sì alla «saida limpa», appunto.
Le mani di Manuela Porto, 73 anni, e Olivia, 89 anni, mentre lavano i panni in un lavatoio pubblico di Madragoa. Il lavatoio è stato costruito nel 1785 e le donne, pensionate, lavano i panni per guadagnare qualche soldo extra (PATRICIA DE MELO MOREIRA/AFP/GettyImages)
Sabato 17 maggio Lisbona esce dal programma di salvataggio sottoscritto nel 2011 con gli uomini in nero (l’Unione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale), senza ulteriori prestiti di Bruxelles e del Fmi. «Abbiamo la fiducia degli investitori», ha detto con convinzione il vicepremier Paulo Portas.
D’altronde i tassi di interesse sui titoli di Stato sono scesi al 3,6 per cento, mentre l’economia del Paese, nell’ultimo trimestre 2013, è cresciuta dello 0,5 per cento, soprattutto grazie all’export che rappresenta il 41 per cento del Prodotto interno lordo.
Il Portogallo insomma vuole tornare a camminare sulle proprie gambe. «Missione compiuta», ha aggiunto il numero due del governo.
Un uomo davanti ad un cartello di affitto in centro a LIsbona, 23 aprile 2014 (PATRICIA DE MELO MOREIRA/AFP/Getty Images)
Il prezzo per arrivare fin qui, però, è stato ed è ancora parecchio alto. «Il Paese è stanco. O si svolta, oppure le tensioni sociali cominceranno a diventare insostenibili», racconta l’italiano Giovanni Damele, ricercatore all’Istituto di Filosofia e linguaggio dell’università statale Nova di Lisbona. Lui vive nella capitale portoghese dal 2009 grazie agli assegni di ricerca: «Mi hanno tolto dei soldi in più destinati a conferenze e seminari che corrispondevano più o meno a una mensilità». Anche questo, forse, secondo programma.
Damele ha vissuto in presa diretta la crisi economica e le misure da tempo di guerra intraprese dal governo: prelievo forzoso sulle pensioni, aumento dell’orario di lavoro, tagli agli stipendi dei dipendenti pubblici, licenziamenti, privatizzazioni di società statali, l’Iva balzata dal 13 al 23 per cento, oltre che una profonda revisione del welfare. I servizi pubblici sono sempre più carenti, a conferme di manovre molto restrittive e imposizioni fiscali che hanno causato anche alcune mobilitazioni di piazza «nonostante il fatalismo tipico dei portoghesi», sottolinea il ricercatore.
Un’attivista attacca un cartello con scritto “Aiutaci a combattero lo spreco di cibo” alla cooperativa “Fruta Feia” che si occupa di recuperare alimenti gettati dalla grande distribuzione (AFP PHOTO / PATRICIA DE MELO MOREIRA
L‘esecutivo di centrodestra ha tirato dritto per la sua strada, da “buon alunno”. È riuscito a riconquistare l’autonomia finanziaria, ma dopo tre anni di cura, il Portogallo è un Paese impoverito. Ancora più povero di quanto non lo fosse già. «Diseguaglianza», sottolinea più volte il ricercatore italiano, come a rimarcare che a Lisbona, oltre a spogliare un ceto già fragile che vive anche di assistenza sociale, tre anni di austerity hanno causato soprattutto un aumento della forbice tra una elite politico-economica ristretta e il resto della popolazione. «I portoghesi sono abituati a vivere con poco, c’è in loro un mix di sopportazione e rassegnazione, dovuto al recente passato da dittatura. Ma se tocchi anche il welfare, qui non si torna indietro».
Così anche l’annuncio del premier Passos Coelho è quasi passato in sordina: «Non ci sono grandi manifestazioni di sollievo, tutto è pressoché identico», sorride Damele. Identico nel senso che l’indebitamento delle famiglie è al 130 per cento, come anche quasi quello dello Stato. La disoccupazione è destinata a rimanere al di sopra del 15 per cento, più del doppio quella giovanile. E ogni giorno 350 portoghesi abbandona il Paese.
Insomma come ha detto Luis Montenegro, deputato del Partito socialdemocratico – quello al governo -“forse le gente sta peggio, ma il Paese sta meglio”.
Il Portogallo è arrivato al record del 47 per cento della pressione fiscale. Attualmente l’Iva è al 23, ma l’ultima manovra che saluta l’uscita dal programma della troika, prevede un ulteriore ritocco al 23,35 nel 2015.
Una manifestazione contro l’austerità a Lisbona, 24 novembre 2011 (PATRICIA DE MELO MOREIRA/AFP/Getty Images)
Senza contare i tagli alla Scuola e alla Sanità: alla prima si è sottratto 1,5 miliardi ( 300 scuole soppresse, 23 mila professori in prepensionamento); alla seconda 1 miliardo all’anno, con innumerevoli disagi. «Ormai chi riesce a mettere da parte 50 o 100 euro al mese preferisce stipulare una propria assicurazione e rivolgersi ai moltissimi centri privati, più funzionali ed efficienti. In Portogallo, ad esempio, le donne preferiscono partorire in clinica», spiega il ricercatore italiano. Che poi aggiunge: «Abbiamo avuto cambiamenti forse meno clamorosi della Grecia, ma non significa che siano stati meno pesanti. Anzi, forse sono stati più profondi. La crisi ha colpito un’intera generazione. I tagli alle borse destinate a laureandi, dottorati e post dottorati sono stati drastici: nel 2012 e 2013 tra il 40 e il 60 per cento in meno, anche se poi c’è stato un impegno a rettificare i tagli. Il futuro dei giovani più scolarizzati è il più compromesso. Ho avuto colleghi che, se non hanno abbandonato definitivamente il Paese, vanno ogni anno per sei mesi a lavorare in Angola e guadagnano molto di più», conclude Giovanni Damele.
Le macerie della troika sono insomma sotto gli occhi di tutti. E anche gli esperti profetizzano che l’uscita dal programma non coincida di certo con la fine dell’austerità. Il governo di Passos Coelho però non demorde: il Portogallo è sì un piccolo Stato, ma un tempo è stato il cuore pulsante delle scoperte geografiche. Adesso conquisterà anche i mercati finanziari.