Il tasso di investimento delle società non finanziarie

Il tasso di investimento delle società non finanziarie

Dall’inizio della crisi finanziaria globale, risalente agli inizi del 2008, il tasso di investimento lordo delle società non finanziarie in Europa  si è spinto su livelli più bassi di quelli pre-crisi, e tuttora, cinque anni dopo, mostra pochi segni di vitalità. Interessante è il caso dei paesi periferici, colpiti da shock simili e in gran parte dovuti ad afflussi di capitale negli anni dei bassi tassi di interesse, in alcuni casi affluiti nel settore delle costruzioni (Spagna e Irlanda su tutti), altri verso i titoli del debito pubblico (Italia e Grecia in primis).

Questa differenza, spesso dimeticata, è importante e lo si nota bene nelle serie storiche mostrate. Spagna e Irlanda hanno sperimentato un boom di investimenti privati, come detto in molta parte nel settore delle costruzioni, poi sgonfiatosi con il riapprezzamento del rischio sottostante da parte del mercato. In Italia, invece, questa dinamica è quasi assente. Il tasso di investimento privato delle imprese non mostra alcun andamento da bolla: come si può notare lo scostamento dal trend di lungo perido è piccolo negli anni pre-crisi. Chi continua ad accomunare la dinamica della crisi finanziaria dei paesi periferici della Ue compie un errore di valutazione, e dovrebbe piuttosto concentrarsi sul motivo per il quale gli incentivi economici sottostanti hanno spinto i capitali nel settore privato piuttosto che in quello pubblico. La causa prima può forse essere la stessa, ma nel caso si vogliano adottare politiche specifiche che aiutino l’uscita dalla crisi, non si può certo dimenticare il diverso impatto strutturale sulle economie dei paesi coinvolti. Un conto è gestire una crisi da bolla immobiliare, altro una crisi da debito pubblico tout-court.

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