In un articolo su Lavoce.info, Vincenzo Galasso segnala come la spinta propulsiva delle riforme strutturali tese ad armonizzare e liberalizzare i mercati abbia perso vigore una volta che i paesi impegnati nell’ambizioso progetto della moneta unica hanno raggiunto l’agognato traguardo. Gli indicatori settoriali di regolamentazione del mercato dei beni e dei servizi dell’Ocse sembrano confermare tale tesi.
Come si può notare, lo sforzo riformatore nel periodo pre-crisi, dal 2003 al 2008, si è affievolito in molti comparti di regolamentazione, soprattutto nel settore dei servizi a rete, professionale e nella regolamentazione del commercio dei beni e dei capitali. Interessante notare come lo shock della crisi sembra aver smosso soprattutto la Grecia, che si trovava ancora lontana da una piena liberalizzazione dell’economia. Questo “affaticamento” nel processo di integrazione dei mercati, che – si ricordi – ha un impatto negativo importante sul funzionamento dell’area valutaria, può essere addossato alla moneta unica? È un sotto-prodotto degli scarsi incentivi alla convergenza dovuti all’introduzione della moneta unica, oppure un problema strutturale che ha a che fare con meccanismi di azzardo morale, per cui le rendite interne risultano politicamente impossibili da scardinare, dato l’assetto istituzionale all’interno dei paesi? È una domanda di difficile risposta, ma le analisi a venire non possono partire da qui, e cercare di spiegare, questa semplice descrizione e dinamica dei fatti.