Louis C.K.: la comicità del disagio

Louis C.K.: la comicità del disagio

INTRO
Every time I’ve needed it, stand-up has saved me. When I needed money, or when I felt like shit about myself—stand-up has always saved me. I’ll never stop doing it.

Louis C.K. alla fine degli anni ’80 è un ventitreenne felice. Si esibisce al Village Gate, al Cellar, al Boston Comedy Club, al Comic Strips, cioè in tutti quei club tra Boston e Massachusetts che in quegli anni, prima di Comedy Central e di YouTube, sono ancora i luoghi del divertimento. Lì si trovano comici che scrivono show, girano corti e si esibiscono in attesa del grande botto: la televisione o il cinema. Una sera in particolare, C.K. è un ventitreenne felice che torna a casa dopo una serata passata a fare una decina di monologhi pagati 50 dollari l’uno. È diretto al suo appartamento nel Village con le tasche piene di soldi e pensa che non gli importa nulla di essere famoso, perché quella è “la miglior vita possibile”.
La notte successiva fa un incidente. Distrugge la moto. Si rende persino conto che sta diventando calvo–forse si fa anche la pipì addosso forse no, ed esagera il racconto all’amico Marc Maron. Ai club che frequenta andrà anche peggio. Nelle settimane successive iniziano a chiudere alcuni locali in cui si esibisce. Chiudono per la crisi del settore negli anni ’90 causata dalle TV via cavo, dal sovraffollamento («Presto il governo ti sovvenzionerà per non fare il comico», cit. Rita Rudner) e dalla scarsa propensione del pubblico a pagare un biglietto per vederli. La sua carriera è a rischio e lui non sa fare nient’altro.

IL PICCOLO LOUIS
I Was an Awkward Kid.

Louis C.K. è cresciuto in Messico fino ai sette anni, prima di trasferirsi in una casa vicina all’autostrada nel Massachusetts. All’età di dieci non ha ancora imparato bene la nuova lingua che il padre lo abbandona (pur abitando a pochi isolati di distanza). A crescere C.K. e i due fratelli è la madre, una programmatrice (erano i primi ad avere un computer a casa). L’adolescenza di Louis è molto grunge: fatta di droghe (mescalina, quaaludes, cocaina, acidi) e lavori di merda (cuoco al Kentucky Fried Chicken, pulisce piscine, lavora in un negozio di noleggio video dove scopre i porno: «Mi ricordo questo Personal Touch III, un porno a soggettiva. All’inizio ogni ragazza si presenta e guarda in camera dicendo che non vede l’ora di essere scopata, poi arriva questo tizio e dice “Hei, sono Steve Powers, e sto per scoparmi tutta questa fica mentre tu ti smanetti il cazzetto, sfigato!”»). È abbastanza sveglio da saper di voler fare il comico, ma non ha il talento naturale che gli consente il successo immediato. O così sosterrà da adulto.

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La mezza età di Louis non è più grunge.

INFLUENZE
I just always loved comedy and I really wanted to be good at it. And it was heartbreaking, ’cause I started and I wasn’t good at it. I was only 17-years-old, so I had a lot to learn about life in general. But I just kept on trying. I was young enough and stupid enough and I had no other choice. I had nothing else I was good at.

Tutti hanno almeno un modello di riferimento, quelli di C.K. si chiamano Richard Pryor, George Carlin, Lenny Bruce, Steve Martin e Woody Allen. Ha intenzione di essere anche lui parte di quel gruppo di persone cool. Ci prova per la prima volta nel 1984 a una di quelle serate open mic. Purtroppo va male: gli danno cinque minuti di tempo ma ne usa solo due, che comunque bastano a gelare il pubblico. (Il tizio successivo userà il tempo in più per ridicolizzarlo.) Quindi lavora sul suo materiale, impara a scrivere battute e ce la fa, inizia a frequentare i club e intrattenere ogni sera gente a cui frega pochissimo di lui, ma almeno ride. Lui è soddisfatto. Tutto ciò almeno fino a quegli anni ’90, in cui tutto va di nuovo male. I club non hanno soldi, chiudono, e gli altri comici della sua generazione vengono assunti al Saturday Night Live. Quella è la misura del successo, essere in TV. Si deprime, soprattutto considerato che sono stati assunti al provino in cui lui invece, contro ogni aspettativa, viene scartato. È abbattuto, ci sono macchie di pomodoro sul pavimento del suo appartamento da mesi, macchie che si abbinano ai sacchi di spazzatura. Poi nel 1993 arriva una chiamata: lo hanno visto al provino per il SNL e lo hanno trovato simpatico, gli offrono di lavorare al Conan O’Brian Show come autore. Questa chiamata gli salverà la vita.

Louis C.K. non è sempre stato “il re americano indiscusso della comicità” come titolava GQ. Solo nel 2005, nella lista di Comedy Central dei 100 più grandi stand up comici americani, C.K. era in coda, al numero 98, dietro a una lista di perfetti sconosciuti. Era un comico per comici, o un comico che scriveva nel dietro le quinte, non per scelta, per Conan O’Brian, Chris Brown e David Letterman. Non era ancora veramente famoso. Non aveva ancora un pubblico. Solo sei anni dopo sarà al numero uno di ogni classifica, e i critici si riferiranno a lui come un genio indiscusso. Ma come?

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