Salvini, fischi al tifoso, a beneficio del leghista

Salvini, fischi al tifoso, a beneficio del leghista

Che cosa ci dice la vicenda dei fischi e degli insulti contro Matteo Salvini a Napoli? Diverse cose, nessuna delle quali è scontata. Solo in Italia c’è l’idea un po’ strana che le contestazioni debbano essere necessariamente un limite per chi le organizza o per chi le subisce. La contestazione — sempre che non diventi violenta — può essere sgradevole e legittima sia per chi la mette in atto che per chi ne diventa il bersaglio.

Credo anzi che il caso di Salvini sia l’esempio migliore di questo possibile e difficile galateo, al punto che il segretario della Lega Nord, con comprensibile fair play, non si è stracciato le vesti e non si è calato nella drammaturgia della vittima inconsolabile. Anche perché a Napoli — forse senza che nessuno ne avesse piena consapevolezza — sono andati a far tappa non uno, ma due Salvini: il primo è il segretario del partito più anti-meridionalista della politica italiana (e già questo non è un buon viatico), ma il secondo è il tifoso sfegatato del Milan che tre anni fa fu immortalato a intonare cori da stadio contro i napoletani.

È violentissima, ovviamente, l’ingiuria ululata al segretario della Lega dai contestatori («Carogna lavati con il fuoco!») ma non si capisce tanta rabbia se non si rivede quel video. «Quelli erano cori da stadio — ha spiegato Salvini — e ho chiesto scusa cento volte per quei cori». Il problema è che il tifoso è entrato in conflitto di interessi con il politico, e il codice delle scuse nulla ha a che vedere con l’elefantiaca memoria rancorosa dell’ultras, che nel codice genetico inscritta la modalità della faida. Il politico può dimenticare, il tifoso vive per ricordare, e spesso per lavare l’offesa. Bisogna anche aggiungere, però, che Salvini, uno dei politici più abili della nuova generazione, è un comunicatore scaltro, che ha giocato a sua volta una doppia partita. Insieme alla Salvini politico, per Salvini tifoso, infatti, ieri a Napoli c’era anche il Salvini leghista. Un leader che da questi fischi, incasserà un indubbio beneficio elettorale, se non tra gli elettori del Sud, sicuramente tra quelli del Nord. Ed ecco che per incanto, la nostra contestazione, diventa una compensazione: un assegno fuori piazza, pagabile al portatore, nel mercato della politica. Parigi val ben una messa: Napoli come minimo, vale un vaffa.

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