Dai provvedimenti del governo per limitare le procedure di infrazione alle proposte del Consiglio europeo per ridurre le accise sui liquori consumati in Portogallo. Senza contare le decine di decreti legislativi per recepire le direttive di Bruxelles. Ben 33 sui 40 pubblicati in gazzetta ufficiale dall’inizio della legislatura. È il peso dell’Europa nel nostro Parlamento. Una realtà rilevante, spesso poco conosciuta, che finisce per monopolizzare gran parte dell’attività delle Camere. Basti pensare che solo a Montecitorio, nella legislatura in corso, almeno 182 sedute delle commissioni sono state dedicate ad attività relative alla formazione delle politiche europee. Una media di quattordici al mese, ferie d’agosto comprese.
Come previsto dal nostro ordinamento, spetta al Parlamento italiano approvare ogni anno una legge di delegazione europea e una legge europea. Il primo provvedimento serve per delegare l’esecutivo a recepire attraverso decreti legislativi le direttive dell’Unione europea. Mentre il secondo detta norme di diretta attuazione della normativa europea.
I due provvedimenti relativi al 2013 sono stati approvati definitivamente dalla Camera dei Deputati la scorsa estate. E proprio in attuazione di quella legge di delegazione europea, oggi risultano emanati 25 decreti legislativi di recepimento delle direttive europee (a suo tempo già esaminate in via consultiva dalla competenti commissioni). Stavolta però si è deciso di raddoppiare. In questi giorni sono all’esame di Montecitorio due nuovi disegni di legge europea e di delegazione europea, relativi al secondo semestre del 2013. Un’ulteriore “attenzione” verso Bruxelles, resa necessaria da alcune urgenze. La nuova legge di delegazione, ad esempio, servirà per recepire le numerose direttive Ue pubblicate negli ultimi mesi. Si tratta di 17 direttive che intervengono, tra l’altro, sulla libera circolazione di articoli pirotecnici, sullo scambio di cani e gatti, sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e sulla risoluzione delle controversie dei consumatori.
La seconda legge europea del 2013 servirà invece a ridurre il più possibile le numerose procedure di infrazione del nostro Paese per mancata attuazione di atti europei. Quando il provvedimento sarà approvato – l’esame delle commissioni si è concluso il 26 marzo scorso, l’Aula ha appena avviato la discussione generale – potranno essere chiuse otto procedure di infrazione e risolvere 12 casi di pre-contenzioso. E, spiega il relativo dossier di Montecitorio, «conformare l’ordinamento italiano a principi interpretativi stabiliti da due sentenze emesse dalla Corte di giustizia europea su rinvii pregiudiziali di giudici nazionali nonché a dare tempestiva e piena attuazione a cinque atti normativi dell’Ue».
Non solo Parlamento. Rispetto alle politiche Ue, un ruolo fondamentale spetta ovviamente al governo. Del resto non è un mistero che l’azione dell’esecutivo sia particolarmente orientata alle vicende estere. Colpisce un dato: su 125 provvedimenti deliberati dal Consiglio dei ministri nella legislatura in corso – dal 15 marzo 2013 a oggi – ben 57 sono ratifiche di trattati, accordi e convenzioni internazionali.
Considerando la sola Unione europea, l’esecutivo ha l’obbligo di trasmissione e informazione nei confronti di Camera e Senato di una lunga serie di atti. Ad esempio, si legge nel dossier di Montecitorio, Palazzo Chigi deve trasmettere alla Camere «i progetti di atti normativi e di indirizzo delle istituzioni europee, le eventuali modifiche e gli atti preparatori, con l’indicazione della data in cui verranno discussi, accompagnati nei casi di particolare rilevanza da una nota informativa recante una valutazione del progetto stesso, nonché degli eventuali profili di urgenza e del grado di priorità per la loro trattazione». Non è tutto. Ogni tre mesi il governo fornisce una relazione sui flussi finanziari tra Italia e Unione europea. E trasmette i documenti di consultazione della Commissione europea, le relazioni e le note informative predisposte dalla Rappresentanza permanente presso l’Ue «con riferimento a riunioni, anche informali, del Consiglio Ue e dei suoi organismi preparatori, ai triloghi tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione», ma anche atti, progetti di atti e procedure di precontenzioso avviate nei confronti del nostro Paese.
Nel solo mese di aprile sono stati trasmessi al Parlamento italiano una quarantina di progetti e documenti dell’Unione Europea. A marzo erano stati ottanta, nel precedente mese di febbraio sessanta. A scorrere l’elenco ci si trova di tutto. Dalla proposta di decisione del Consiglio sulla posizione da adottare «nell’ambito della Commissione interamericana per i tonnidi tropicali», alla proposta di raccomandazione sui principi europei relativi alla qualità del turismo. Temi spesso fin troppo specifici, come l’autorizzazione per il Portogallo a ridurre le aliquote di accisa al rum e ai liquori prodotti e consumati a Madera e nella regione autonoma delle Azzorre (trasmesso dal governo alla commissione Finanze del Senato lo scorso 11 marzo).
Alla fine le commissioni di Camera e Senato finiscono inevitabilmente per dedicare una parte importante della propria attività proprio all’Europa. E non si tratta di mera attività “ricettiva”. Tra documenti finali e atti di indirizzo, in questa legislatura la sola Camera dei deputati ha trasmesso alle istituzioni Ue 15 pronunce (99 nella scorsa legislatura). Una parte importante del lavoro delle commissioni, poi, riguarda le audizioni relative all’attività dell’Unione europea. Nell’ultimo anno a Montecitorio ne sono state organizzate 35. Sono stati ascoltati 5 commissari europei, 5 europarlamentari, ma anche 17 esponenti del governo. In totale, prendendo in considerazione solo le commissioni della Camera, nella legislatura in corso sono state dedicate ad attività relative alla formazione delle politiche europee ben 182 sedute. Non poche, in circa un anno di lavoro. Del resto nella XVI legislatura le sedute dedicate all’Ue erano state più di mille.