Prima di Edward Snowden c’è stato William Binney. Questo brillante matematico della Pennsylvania che ha lavorato per 32 anni per la National Security Agency (NSA), decise il 31 ottobre del 2001 di abbandonare l’agenzia insieme a due colleghi. Volevano dimostrare di fronte ai tribunali che i programmi di spionaggio e sorveglianza adottati dopo gli attentati dell’11 Settembre erano anticostituzionali e illegali. Il tentativo naufragò. In cambio, Binney fu vittima di una dura reazione del Governo. Fu messo sotto inchiesta, perquisito dall’Fbi, ricattato e processato. Dimostrò che si trattava di una “malicious prosecution” (processo senza giusta causa) e fu assolto. Alla luce della sua esperienza, questo signore settantenne, repubblicano da tutta la vita e patriota convinto, non ha dubbi: «Edward Snowden non aveva altra scelta», ha detto in un’intervista a Berlino.
La storia recente è stata marcata da una cesura: lo scorso 23 di maggio (2013), il dipendente della Nsa Edward Snowden ha consegnato in un hotel di Hong Kong documenti segreti riguardo allo spionaggio domestico e internazionale ai giornalisti Laura Poitras e Glenn Greenwald. Il contenuto è stato pubblicato a partire dal quotidiano britannico The Guardian e successivamente dalla rivista tedesca Der Spiegel e dagli statunitensi Washington Post e The New York Times. La fuga di notizie ha esposto al mondo intero i programmi di raccolta dati della Nsa così come del servizio di intelligence britannico Government Comunication Headquarters (Gchq).
Le pubblicazioni hanno causato tensioni a livello internazionale per aver portato alla luce, tra le altre cose, lo spionaggio del Governo di Barack Obama ai danni di cittadini e leader di stato e governo di Paesi alleati, come Germania, Italia, Francia e Spagna. Lo scandalo ha raggiunto dimensioni tali che il presidente Obama si è visto obbligato ad annunciare riforme strutturali della Nsa. Edward Snowden ha nel frattempo ricevuto asilo politico in Russia dove rimarrà fino a che il Governo di Mosca sarà disposto a rinnovare il suo permesso. Lo stesso Snowden ha detto di aver studiato il caso di Binney prima di pianificare le sue azioni.
«Entrai nell’esercito americano nel 1965 come volontario perché volevo evitare di dover ammazzare persone», ci ha spiegato Binney, nella caffetteria della Haus der Kulturen der Welt, dove si trovava in occasione del festival Transmediale, «scelsi allora l’Europa come area geografica e mi mandarono in Turchia dove iniziai a occuparmi dell’Unione Sovietica», in piena guerra fredda. Le sue doti in matematica furono immediatamente riconosciute e venne dunque assegnato alla sezione di analisi dei dati. Da lì, alla Nsa il passaggio fu breve.
Secondo The New York Times, Binney «è considerato il migliore matematico che abbia mai lavorato nella agenzia». I movimenti delle mani con cui sottolinea la semplicità di concetti apparentemente astratti e il bagliore degli occhi quando parla del suo lavoro e la sua storia lasciano trapelare lampi di una mente eccezionale. Fu lui a disegnare molti dei programmi di spionaggio che sono stati utilizzati fino al 2001.
Nonostante fosse rispettato e conosciuto al Congresso, quando decise di denunciare le pratiche che riteneva illegali dell’Nsa, le istituzioni gli si rivoltarono contro. I fatti sono documentati: nel 2007 l’Fbi fece irruzione nel suo domicilio, gli puntò la pistola alla tempia mentre usciva dalla doccia, di fronte alla famiglia. Perquisì la casa e sequestrò i documenti e computer legati alla sua nuova attività. Più tardi il matematico riuscì a dimostrare in aula che l’inchiesta contro di lui era una montatura. Decise allora che non avrebbe mai più taciuto. Ora gira il mondo per parlare in meeting e conferenze, dove spesso è attorniato da hackers.
Lei è un patriota e un repubblicano, perché dopo 32 anni ha deciso di abbandonare la Nsa?
Ho deciso di lasciare l’agenzia nel 2001 in particolare per via della corruzione, le frodi e gli sperperi. La mia decisione si è concretizzata dopo l’11 di settembre. Dopo quella data il Governo ha iniziato a spiare tutti i cittadini degli Stati Uniti e successivamente ha esteso questa attività di spionaggio a tutto il mondo. Mi sono opposto perché consideravo che fossero attività anticostituzionali e illegali. In quel momento io ne ero parte e ho pensato di doverne uscire quanto più rapidamente possibile.
In particolare criticò l’adozione di un programma di spionaggio, “Trailblazer”, e l’abbandono di un altro che lei aveva contribuito a disegnare, “ThinThread”…
Il problema non era solo che ThinThread era migliore, ma anche che era già in funzione. La nostra proposta era di estendere questo programma, ma questo avrebbe bloccato una serie di finanziamenti da parte del Congresso per un totale di 3,8 miliardi di dollari con il fine di sviluppare una strategia che ha portato a ciò che stiamo osservando ora (dopo le rivelazioni di Edward Snowden, ndr). Per realizzare questo programma erano necessari fondi per poter assumere compagnie di sicurezza e costruire un grande impero. La nostra proposta implicava investimenti minori e questo avrebbe significato meno denaro e meno potere per alcuni.
Qual era concretamente la differenza?
ThinThread era stato disegnato per selezionare, tra tutti i dati, solo quelli rilevanti. È un approccio opposto alla raccolta di dati massiva.
Qual’è il problema con la raccolta di dati?
Due ragioni principali. La prima è che si tratta di una pratica che viola i diritti degli individui. La seconda è che l’accumulo di dati non è conveniente ai fini dell’analisi. Se stai cercando un obbiettivo concreto di una minaccia reale, un maggior numero di dati aumenta il margine di errore. In altre parole è un approccio che rende l’analisi disfunzionale.
Perché è illegale?
È anticostituzionale e viola il primo e quarto emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Il primo emendamento prevede che i cittadini abbiano diritto di associazione. La raccolta dei metadati permette di disegnare una mappa delle relazioni dei cittadini di tutto il mondo. Il fatto che le associazioni siano controllate ne pregiudica la libertà. Il quarto emendamento difende la privacy dei cittadini nei propri documenti e i propri affari. I messaggi di posta elettronica sono “affari personali”.
Con questi argomenti lei, insieme ad altri due ex colleghi, ha cercato di dimostrare che le pratiche dell’NSA erano illegali di fronte ai tribunali. Perché non ci è riuscito?
Non ci siamo riusciti perché ci sono troppe persone coinvolte che si trovano in posizione di potere e che sarebbero responsabili qualora i tribunali sancissero che sono state violate leggi. Mi riferisco a tutti i membri della Commissione di Sicurezza, il presidente, il vice presidente, il procuratore generale (dell’amministrazione Bush, ndr). Queste persone si sarebbero difese con tutti i loro mezzi. Accadde dunque che ci mandarono l’FBI a casa. Gli agenti mi puntarono le pistole alla testa di fronte ai miei figli, perquisirono la casa e si portarono via computer e materiali che mi erano serviti ad avviare un nuovo business. Alla fine crearono prove false contro di noi e fummo processati. Riuscimmo a dimostrare che si trattava di una “malicious prosecution”, un processo di calunnia, e fummo assolti.
Da allora ha ricevuto nuovamente pressioni?
No, sono stato lasciato in pace. Per il momento non ho avuto difficoltà nemmeno quando abbandono o rientro nel Paese.
Siete riusciti a dimostrare che il processo contro di voi era stato montato ma non che le attività dell’Nsa erano illegali…
Credo che sia dipeso molto dalla mia personale reputazione nel congresso. Non mi stavo nascondendo. Ho disegnato molti dei programmi di spionaggio dell’Nsa, mi aspettavo che mi credessero. Ero pronto a dichiarare sotto giuramento. Però non avevo portato via con me dall’agenzia i documenti per poterlo dimostrare, come ha invece fatto Edward Snowden. Con i suoi documenti ha potuto descrivere oltre ogni dubbio ciò che stava accadendo e tutti furono obbligati a credergli.
Crede dunque che Edward Snowden abbia agito in modo corretto?
Non aveva altra scelta. Snowden ha detto di aver studiato con attenzione il nostro caso prima di agire così come ha fatto.
Lei ha però criticato Edward Snowden per come ha svelato l’architettura dello spionaggio estero…
È vero, ho detto che forse è andato un po’ oltre.
Fuori dagli Stati Uniti però i cittadini sono preoccupati per le violazioni dei propri diritti come conseguenza del controllo delle proprie comunicazioni, ma non hanno modo di denunciare i responsabili…
È vero, non c’è modo. Possono ricorrere al Governo del proprio Paese che ha sua volta può affrontare il tema nell’ambito di incontri bilaterali. D’altro canto possono boicottare certe compagnie o falsare l’analisi di dati della NSA usando in ogni mail una lista di parole sospette…
In tempi recenti è stato rivelato che un criptografo belga, Jean Jacques Quisquater, era stato un obiettivo della Gchq per molto tempo e solo sulla base delle sue ricerche universitarie. È comune anche per la Nsa spiare questo tipo di persone, senza che esista un sospetto precedente, solo per le loro ricerche?
Certo, perché le agenzie seguono il sistema a cui sta lavorando. Se egli ricerca un nuovo sistema di crittografia, loro devono conoscerlo per essere in grado di decifrarlo una volta arrivato sul mercato. A loro interessa l’algoritmo e le sue variazioni, in modo che quando arrivi in commercio, abbiano solo bisogno delle password di accesso per poterlo leggere.
Era comune spiare questo tipo di persona quando lei era nella Nsa?
Sí, si faceva per essere preparati, con ogni tipo di ricerca scientifica.
Cioè si spiano ricercatori senza bisogno di alcun tipo di mandato?
Per esempio nel campo della matematica se qualcuno negli Stati Uniti sta lavorando a una ricerca di interesse la Nsa può dichiarare «eminent domain» (espropriazione per pubblica utilità) su di essa e appropriarsene.
Qual’è esattamente il procedimento legale?
La Nsa ha una serie di contatti che lavorano nelle università e molti informatori che lavorano in programmi di ricerca. Sanno esattamente cosa si sta ricercando e in che momento in tutto il Paese. Una volta ottenute queste informazioni si possono seguire con attenzione le pubblicazioni dei “paper” parziali. Ci sono poi una serie di modi per mantenere sotto controllo l’attività scientifica.
Il presidente Barack Obama ha insistito in varie occasioni sul fatto che non c’è stato spionaggio industriale…
(Risata) Certo come i canadesi che spiano Petrobras in Brasile. Questo non è accaduto, vero? Obama è un sognatore, la realtà è un’altra.
Era normale per la Nsa spiare a livello industriale altri Paesi, anche alleati, per trarne vantaggi economici?
Che io sappia questo non avveniva quando io ero nell’agenzia. Però la differenza è che noi non raccoglievamo ogni tipo di dato, come accade invece ora. Ora si raccolgono dati su grande scala. Questo significa che si immagazzinano anche i dati delle singole compagnie. A sua volta, questo rende virtualmente possibile lo spionaggio industriale. Il problema della natura umana è che se dai a un uomo un determinato potere, questi finirà per usarlo.
In che modo dovrebbe essere riformata l’Nsa?
Noi tre ex membri dell’Nsa abbiamo presentato all’amministrazione una proposta in 21 punti per riformare l’agenzia. Sono cambiamenti radicali che impedirebbero all’Nsa di mentire di fronte al Congresso — cosa che ora accade impunemente. Uno dei suggerimenti propone l’introduzione di una squadra di tecnici per la supervisione del lavoro in modo da controllare che informazione si sta usando in che momento e con che scopo. Attualmente il Congresso non ha altra scelta che credere alla Nsa. La squadra tecnica dovrebbe periodicamente informare il Congresso e io suggerisco che sia composta a rotazione da hackers, perché sono coloro che hanno le competenze per farlo.
Lei è un esperto della Russia. Ci sono diverse teorie riguardo alle ragioni che possono aver spinto Mosca a concedere l’asilo politico a Snowden. Crede che Vladimir Putin si stia approfittando in qualche modo della sua presenza nel Paese?
No, quello che accade è che loro (la amministrazione di Obama, ndr) vogliono applicare contro Snowden la legge anti spionaggio del 1917. Per farlo è fondamentale dimostrare che stava lavorando per un altro Paese. Non ci sono prove del fatto che Snowden abbia agito a favore di un altro potere ma stanno cercando di creare questa connessione con la Russia.
Crede che il presidente Putin si lasci sfuggire questa opportunità?
Credo nella versione dei fatti fornita da Snowden, Glenn Greenwald e Laura Poitras. E cioè che egli abbia lasciato loro tutto il materiale e sia volato senza documenti in Russia. Sono convinto che abbia agito in questo modo consapevolmente.
Ci sono state numerose speculazioni riguardo al ruolo ricoperto da Snowden all’interno dell’agenzia…
Era un amministratore dei sistemi e per questa ragione aveva accesso a tutta la rete. Questo significa che aveva anche accesso a tutti i database, visto che era responsabile di farli funzionare correttamente. Nell’Nsa non avevano modo di controllare in modo efficace ciò che stava facendo.
Com’è possibile che abbia sottratto simile quantità di documenti da una organizzazione tanto impenetrabile?
Nel 1994-95 ho proposto personalmente, insieme ad alcuni altri colleghi, un sistema di controllo interno alla Nsa. Lo scopo era controllare tutto ciò che veniva eseguito all’interno della rete, tutto il tempo e in tempo reale. Questo avrebbe offerto la possibilità tanto di controllare le attività come di ottimizzare il lavoro. Avremmo potuto renderci conto se qualcuno commetteva errori analizzando i dati e aveva quindi bisogno di un training speciale. Allo stesso modo avremmo potuto notare se qualcuno aveva idee brillanti da poter applicare su grande scala. In ultima istanza avrebbe permesso di capire come venivano spesi i fondi e quanto erano efficaci determinati programmi. Ci furono fatte due critiche: una da parte dei dipendenti che percepivano che questo sistema avrebbe violato la loro privacy. La seconda da parte dei capi, che volevano evitare che si controllasse come spendevano il denaro e se i programmi erano efficienti. La proposta non fu approvata e Snowden è riuscito a sottrarre i documenti per la mancanza di un controllo interno…