Da quando Google ha lanciato il servizio di social network Google+, il confronto con Facebook è stato immediato. Il tempo ci ha mostrato come Google fosse rimasto colpito dal successo dell’opera di Zuckerberg e aveva provato – a quanto pare fallendo – a creare un simile social network per conto proprio. A tre anni dall’avvio di questo sforzo, però, pare che sia più Facebook a prendere spunto da Google+ che non viceversa.
Questa, almeno, è l‘impressione che viene fuori da quanto il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, sta cominciando a sostenere riguardo la sua strategia. In un’intervista del mese scorso al New York Times, ha spiegato che la società sta ora adoperandosi per “disgregare la grande app blu”. Questo significa prendere tutto quello che ha fatto finora Facebook – un sito web e un’applicazione che gli utenti visitano per ricevere aggiornamenti sullo stato dei loro amici o per pubblicarne a loro volta – e frammentarlo in servizi distinti e specializzati.
Questa strategia non è del tutto nuova. È infatti cosi che oggi funzionano le app di successo di Instagram e Facebook Messenger. Zuckerberg ha però chiarito di essere deciso ad allontanarsi da quello che Facebook era un tempo. Ciò che costituiva l’essenza di Facebook sta ora diventando una specie di servizio di connessione che fornisce l’identità digitale degli utenti e alcune connessioni sociali a una schiera di app e servizi mono-funzione.
Questo è il funzionamento odierno di Google+. Sebbene sia possibile utilizzare i servizi del Facebook originale, pare che siano in pochi a farlo (mancano però dei dati oggettivi) e Google pare intento ad allontanarsi da questa idea. In pratica, Google+ è una sorta di servizio di identità unificate che connette le vostre azioni all’interno dei vari prodotti di Google, dalle vostre attività su YouTube, fino alle chat video su Hangouts, passando per gli acquisti di app, film e canzoni attraverso dispositivi mobili Android.
Simile a questa sembrerebbe la manovra che Zuckerberg si sta preparando a compiere, con la sua strategia di “smembramento”. Il cofondatore di Facebook ha detto al New York Times che questo approccio è necessario perché i dispositivi mobili prediligono «esperienze di prima classe con una sola funzione» piuttosto che esperienze multifunzionali come quella tipicamente offerta da Facebook.
Un altro motivo dietro questa scelta potrebbe essere che l’attuale modello di Facebook ha raggiunto il capolinea. Di questi tempi, alcune persone che hanno fatto uso del servizio per anni non apprezzano gli aggiornamenti quotidiani. L’ammasso di amici, parenti e conoscenti non produce contenuti appaganti, e costituisce un pubblico arduo da soddisfare. Le persone non sembrano interessate a sfoltire o categorizzare le proprie liste di amici per risolvere il problema. Google+ ha fallito nell’intento di generare uno scalo sociale, nonostante la funzione “cerchie” fosse stata sviluppata e implementata appositamente come centro del servizio. Altre prove che le persone non sono più interessate ai newsfeed arrivano dal mancato successo di due recenti esperimenti di Facebook: Paper e Home, volti entrambi a riorganizzare i contenuti.
Ci sono diversi benefici per gli utenti finali nella strategia elaborata da Facebook e Google. I vari servizi di Google operano meglio assieme adesso. L’adozione di questa stessa strategia da parte di Facebook significa che i servizi più popolari che va acquisendo non verranno terminati o integrati forzatamente nei prodotti esistenti della società. Instagram e WhatsApp, ad esempio, continuano a operare in gran parte come prima.
Ovviamente, un futuro fatto di operazioni separate contribuisce agli sforzi di Google e Facebook di guadagnare dai dati legati al comportamento dei loro utenti. Dal marzo del 2012, le pubblicità che Google vi mostra possono essere selezionate analizzando i segnali lanciati dalle attività associate alla vostra identità su Google. Facebook si sta muovendo in una direzione simile. Lo scorso anno l’azienda ha unito i dati raccolti dalle attività su Instagram al suo archivio principale. Con il proseguire della dissociazione dei vari servizi, Facebook dovrebbe riuscire a comprendere sempre più le persone che fanno uso dei suoi servizi.