Mettiamo subito le cose in chiaro, qui nessuno si era messo in testa di portare sfortuna alla Nazionale. Ma purtroppo anche la sconfitta con La Costa Rica ha confermato la tradizione non proprio fortunata dell’Italia con le piccole.
Dopo l’esordio vincente e convincente contro l’Inghilterra, il pensiero è andato subito alla seconda partita contro quella Costa Rica che a sorpresa ha sconfitto l’Uruguay per 3-1. Come al solito lo stile italico in salsa mondiale non si è smentito: se prima di partire per Rio gli azzurri erano una squadra piena di incertezze, con uno schema di gioco apparentemente poco offensivo, dovuto più che altro a quello schieramento infarcito di centrocampisti, con il solo Balotelli lì davanti a sgomitare per cercare ad ogni costo di buttala dentro. Dopo la vittoria contro i leoni inglesi, il carrozzone in salsa prandelliana si è trasformato in una meravigliosa biga alata, in grado di affrontare qualsiasi avversario e con cavalli di razza in scuderia pronti a spianarci la strada verso gloriosi traguardi.
Tutto bene, ma intanto c’è la Costa Rica. E se l’allenatore Jorge Luis Pinto, per caricare i suoi, ha fatto realizzare un video che ripercorreva le imprese della Costa Rica al mondiale 1990, edizione in cui i Ticos raggiunsero gli ottavi di finale, a noi forse sarebbe stato utile tenere alta la concentrazione. Ecco abbiamo perché abbiamo deciso ripercorrere alcuni episodi del passato, in cui la nostra Nazionale si è dovuta confrontare con avversari decisamente alla propria portata — quelle che spesso in molti hanno definito “piccole” — e con risultati non sempre fortunati.
Partiamo con le note dolenti: non lo ricorderanno in molti, ma la storia dei mondiali dell’Italia è segnata da una data in particolare. 19 luglio 1966, i campionati del mondo di calcio si giocano in Inghilterra. Nel primo incontro gli azzurri allenati da Fabbri superarono abbastanza agilmente il Cile per 2-0 con reti di Mazzola e Barison, ma poi persero per 1-0 contro l’Urss. La qualificazione non sembrava a rischio, anche perché nell’ultima gara del girone ci si trovava di fronte la modesta Corea del Nord. Una squadra dai nomi impronunciabili e dalle fattezze su cui qualche azzurro pensò bene di ironizzare. La partita, che inizialmente sembrava una formalità, si trasformò in un vero e proprio incubo principalmente dovuto al fatto che la nazionale di Fabbri non riusciva proprio a segnare. I piccoli coreani cominciarono e prendere fiducia, Bulgarelli andò fuori per infortunio (all’epoca non era possibile fare sostituzioni) e al 42’ Pak Doo-Ik trafisse inesorabilmente Enrico Albertosi. 1-0 e tutti casa.
Il 1994 è l’anno dei mondiali americani: la patria di basket e football apre i propri stadi per ospitare il Soccer. Gli azzurri sono tra i favoriti. A guidare la brigata c’è il mago di Fusignano Arrigo Sacchi, reduce da annate di successi nazionali e internazionali con il Milan dei fenomeni. E in campo c’è anche una parte di quella squadra invincibile: Baresi, Costacurta, Maldini, Albertini, Donadoni, Evani e Massaro. In più nella faretra azzurra c’è anche la freccia più preziosa, Roberto Baggio. Il giocatore su cui tutti i tifosi azzurri ripongono le loro speranze. L’esordio però è un disastro. Di fronte c’è ancora un avversario alla nostra portata, l’Eire di Jack Charlton che non può farci paura. E invece dopo appena undici minuti Houghton trafigge un non proprio incolpevole Pagliuca, posizionato troppo fuori dai pali. il risultato non cambierà più. Le polemiche si infiammano e la nazionale dei fenomeni si è già sgonfiata. Il resto della storia la conosciamo tutti e ricordarla fa ancora un po’ male, ma la meravigliosa cavalcata di quella formazione è ancora viva nei ricordi di tutti i tifosi.
Meno viva è invece l’edizione dei mondiali del 2002. Per la prima volta la Coppa del Mondo si svolge fuori dai confini europei e americani. In Corea e Giappone 2002 va in scena l’ultima frontiera in materia di architettura legati agli stadi. Avveniristici, ipertecnologici e completamente nuovi, i tempi del calcio orientale sbalordiscono tutti. A sbalordire noi italiani fu invece una delle eliminazioni più intrise di sospetti della nostra storia calcistica. Ci affonda la Corea del Sud, ma il protagonista in negativo di quella partita fu l’arbitro Byron Moreno. Una serie di scelte alquanto discutibili, certe decisioni effettuate a senso unico, espulsioni e mancati rigori assegnati agli azzurri, fecero urlare al complotto. Al di là di tutto anche in quell’occasione come già nel 1966 la Corea riescì a farci fuori, e nel modo peggiore. Dopo l’1-1 dei tempi regolamentari un colpo di testa di Ahn (che all’epoca giocava nel Perugia) al 117esimo del secondo tempo supplementare ci condanna all’eliminazione.Il tutto già agli ottavi e per mano del golden gol. La Corea del Sud in quell’edizione, vinta dal Brasile, arrivò terza.
Per finire vogliamo menzionare un caso in cui l’Italia, seppur con qualche sofferenza, alla fine riesce a spuntarla. È il 1974 e la Coppa del Mondo si disputa in Germania. Gli azzurri esordiscono allo stadio olimpico di Monaco contro Haiti. Sembrerebbe una passeggiata eppure non fu così. Il primo tempo degli azzurri è un’assalto alla porta Haitiana: Riva, Mazzola e Chinaglia prendono a pallate gli avversari ma il gol non arriva. Come spesso capita in questi casi, la beffa può arrivare in qualsiasi momento. E infatti arriva. Vorbe imposta l’azione di rimessa e serve in verticale Sanon che “salta” Spinosi e trafigge l’incolpevole Zoff che vede crollare la sua imbattibilità dopo 1.133 minuti. In un attimo il nuovo incubo Corea si materializza sul campo bavarese, ma dura solamente sette minuti perché Rivera pareggia. Al 19esimo arriva anche il vantaggio di Benetti e al 34esimo il terzo gol di Anastasi. Per Haiti la festa è durata lo spazio di un mattino, mentre la vera preoccupazione italiana è dovuta soltanto allo screzio tra Chinaglia e Valcareggi.
Episodi con esito opposto hanno segnato la storia della nostra nazionale contro le squadre materasso. Questa sera l’ennesima prova ci aspetta contro la Costa Rica, non abbiamo nessuna intenzione di fare pronostici, ma la speranza è quella di invertire la rotta di una tradizione a noi poco favorevole.