Una delle cose che ormai abbiamo imparato a conoscere come un mantra, è che gli stadi del mondiale brasiliano saranno pronti all’ultimo minuto. E non è un modo di dire: dei 12 impianti, almeno la metà verranno completati poco prima del fischio d’inizio, ma tutti avranno il “bollino” Fifa che consente loro di ospitare le gare della coppa. Una corsa contro il tempo che è solo la punta dell’iceberg di una grana con la quale il Brasile rischia di dover fare i conti dopo la competizione. Il nodo degli stadi è legato prima di tutto agli enormi costi sostenuti per costruirli ex novo, o riammodernarli.
Il caso del Maracanà spiega molto su come il Brasile sta gestendo il business degli impianti. Quello che in realtà si chiama Estadio Mario Filho (dedicato a uno dei più celebri giornalisti brasiliani) è stato sottoposto ad una imponente opera di ristrutturazione che, nel tempo, ha visto lievitare i costi iniziali. Prima di tutto, si è lavorato per sostituire la vecchia copertura dello stadio, usurata dal tempo: il Maracanà venne costruito e inaugurato per i Mondiali brasiliani del 1950. A questo, si sono aggiunti i lavori per adeguare l’impianto agli standard di sicurezza imposti dalla Fifa. Secondo il Governo mondiale del calcio, il tempo stimato per raggiungere un punto di evacuazione, da parte di uno spettatore, da un qualsiasi punto delle tribune è di 8 minuti. Tutti costi inizialmente non preventivati, così come la scelta del colore del manto erboso: alcuni studi durante i lavori hanno indicato in un tono di verde più brillante quello adatto da usare durante le riprese televisive. E poi, a complicare le cose, ci si è messa la visuale. Nel tentativo degli ingegneri di mantenere lo stesso stile del vecchio Maracanà, si è dovuto intervenire sull’inclinazione delle tribune per garantire a tutti gli spettatori una perfetta visione della partita. Cisto totale dell’operazione: 200 milioni di dollari.
«Il Brasile ha problemi con la sanità, con i trasporti, con le scuole, ma tutti i soldi vengono spesi per i Mondiali. Nel 2007 era prevista una spesa di 7 miliardi, con un aumento previsto fino a 11. Ma la Fifa è venuta in Brasile solo per costruire una statua nel nostro paese». Pensieri e parole di Romario, ex stella della Seleçao e oggi senatore. I numeri che riporta spiegano molto, se rapportati con la scelta del comitato organizzatore di ospitare la competizione in 12 diverse città. Certo il Brasile è il 5° Paese più grande al mondo e, almeno nella fase iniziale della competizione, la maggior parte del territorio deve essere rappresentato durante le gare. E così, 6 stadi sono stati costruiti da zero. Facendo inevitabilmente lievitare la spesa stimata a 3 miliardi di euro. Di questi, buona parte è stata usata per 4 stadi, tra i 6 nuovi, che dopo il Mondiale rischiano di restare abbandonati a sé stessi. Brasilia, Natal, Cuiaba e Manaus: segnateveli, questi nomi.
L’Estadio Nacional di Brasilia (Getty)
Nella capitale brasiliana, il comitato organizzatore ha voluto fare le cose in grande, finanziando la costruzione di un nuovo stadio da 70mila posti e costato 556 milioni di dollari. Un corposo blocchetto di assegni staccato per regalare al Mondiale un gioiellino di architettura e rispetto per l’ambiente. L’Estadio Nacional sarà il primo al mondo a impatto zero, grazie alla certificazione Leed platino, mai assegnata ad un impianto sportivo. Un risultato ottenuto grazie ai pannelli fotovoltaici posati sul tetto dell’impianto, dove una speciale membrana fotocatalitica tratterrà l’inquinamento da smog e le emissioni di anidride carbonica, abbattendo del 50% il peso in atmosfera dell’anidride carbonica prodotta dallo stadio. L’impianto userà acqua piovana e sfrutterà l’energia elettrica solo quando davvero necessario, grazie al disegno architettonico che permette di godere il più possibile della luce naturale del sole. Gli esperti hanno previsto che l’investimento iniziale, grazie al risparmio di energia e alla produzione di nuova totalmente green, verrà recuperato entro 10 anni. Peccato che la squadra locale che lo userà dopo il Mondiale, la Brasiliense, gioca nella terza divisione e che di solito fa meno 1000 spettatori a partita: 50mila in 57 partite.
L’ingresso dell’Arena de Amazonia (Afp)
Gli organizzatori hanno voluto portare il Mondiale anche nella Foresta Amazonica. A Manaus è stata così costruita un’Arena che, tra le altre cose, ospiterà pure l’esordio dell’Italia contro l’Inghilterra. In città hanno ben due club di calcio. Che però giocano in quarta divisione. Media spettatori a partita: 2000 quando va male, 4000 per i match di cartello. La nuova Arena de Amazonia ne contiene 44mila ed è costata 670 milioni di Reais (siamo sui 200 milioni di euro) contro i 530 previsti. Il vecchio stadio locale è stato abbattuto nel 2011. Contava 32mila posti e bastava ampiamente a contenere i tifosi: le partite tra il Nacioanl e il Sao Luiz tre anni fa facevano 3000 spettatori. Ora nel cuore dell’Amazzonia si lavora a ritmo frenetico per preparare il nuovo stadio dove giocheranno Mario Balotelli, Wayne Rooney e Cristiano Ronaldo. I tempi per finirlo sono talmente veloci, che da quando è stato eretto il cantiere sono morti 4 operai. «In Brasile c’è stato qualche incidente isolato e le famiglie degli operai sono assicurati, in Qatar i morti sono centinaia», minimizzato di recente Miguel Capobiango Neto, coordinatore dell’Unità di Gestione della Coppa del Mondo di Manaus. Lo stesso che ha dovuto seccamente smentire più volte la voce che vuole che lo stadio verrà trasformato in un carcere dopo la coppa.
L’idea della riconversione è venuta pure a Cuiaba, dove il nuovo stadio (l’Arena Pantanal) è costato 173 milioni di euro. Dopo la coppa ospiterà le partite casalinghe del club locale Mixto Esporte che, se avete capito come gira la questione, non fa il tutto esaurito. L’amministrazione locale sta pensando di riciclare l’impianto per altri sport come il football americano (che in Brasile ha buon seguito), per le arti marziali come Ufc, Mma e l’Ultimate Fighting, che nel Paese è secondo solo a calcio e volley.
Il cantiere dello stadio di Natal (Getty)
A Natal il problema non se lo sono ancora posti. Eppure dovrebbero. L’impianto da 43mila posti rischia di avere lo stesso futuro degli altri: anche qui la squadra locale non ha che un migliaio di fedeli appassionati. Forse è stato il relativo basso costo del progetto – 130 milioni di euro – a non far preoccupare nessuno su cosa farsene dopo la finale del 13 luglio. E nemmeno i vertici del calcio brasiliano sembrano angosciati: «Tutto dipenderà dalla creatività e dalla fantasia dei proprietari e dagli operatori», ha spiegato Jose Maria Marin, attuale numero uno della Cbf, la federcalcio brasiliana.
Viene da pensare che Marin non abbia nemmeno vagamente sfogliato il World Index Stadium. Elaborato dal Danish Institute for Sports Studies (Idan), si tratta di un documento che mette a confronto 75 stadi di 20 Paesi. Gli impianti risultati più problematici dal punto di vista della gestione negli anni sono 4: Brasilia, Natal, Cuiaba e Manaus. Costati in tutto 820 milioni di euro. Ai quali vanno aggiunti i costi successivi al Mondiale. Perché gli stadi vanno (o andrebbero) mantenuti, anche se non usati subito. Su questo punto, la Fifa non ammette intransigenze: i Paesi organizzatori sono tenuti a rispettare il programma Green Goal, che prevede che vengano spese, per il mantenimento degli stadi, somme pari al 10% del costo della loro realizzazione. Solo a Natal, verranno spesi 370mila euro. Al mese.