Quella che sembra la fine di Obama

Quella che sembra la fine di Obama

L’amministrazione Obama doveva finire ieri. Questo è quello che si legge ovunque oggi. Quello che è emerso da un sondaggio del Wall Street Journal, condotto assieme a Nbc News tra mercoledì scorso e domenica, è che la credibilità del Presidente in carica è stata erosa, prima lentamente, poi molto più velocemente in una dinamica che somiglia a quella di una biglia su un piano inclinato, dalla politica estera. Soprattutto, ma non solo.

Solo il 41% degli americani dimostra ancora fiducia nell’operato di Obama

Nel 2006, dopo l’Iraq e la rocambolesca gestione dell’emergenza Katrina, George W. Bush, uniformemente riconosciuto come il presidente meno apprezzato nella storia della Nazione, riceveva diversi punti in più nell’ambito dello stesso sondaggio rispetto al 41 per cento di approvazione messa assieme dall’amministrazione Obama. Molto meno della metà degli americani crede ancora che questo governo abbia un futuro, che si stia muovendo nella direzione giusta e che — per estensione — abbia fatto delle scelte consapevoli e orientate. C’è anche da dire che il partito Repubblicano, spaccato esattamente a metà dal populismo incalzante, rimane comunque ben sotto il livello di guardia. Un magro segnale di consolazione, di fronte a una politica estera che soddisfa solamente il 37 per cento degli intervistati.

Il 54 per cento del campione — di un migliaio di cittadini maggiorenni — non ha fiducia nel futuro dell’amministrazione e pensa — in sintesi — che quello che doveva essere il presidente più amato della storia, l’uomo del cambiamento, sia arrivato a fondo corsa, senza troppe soddisfazioni. Il 42 per cento vede di buon occhio gli ultimi anni di presidenza Obama, ma soltanto il 15 per cento ha riscontrato un miglioramento dell’amministrazione nel corso dei primi sei anni di governo.

«Si tratta di mancanza di leadeship, è semplice» ha commentato Peter Hart, collaboratore del WSJ e sondaggista legato al partito Democratico. «Gli americani hanno smesso di vederlo come un leader», che tradotto suona agli esatti antipodi di un messaggio di fiducia. Nemmeno il giornalista politico della Nbc Chuck Todd, nel commentare l’esito del sondaggio non ci è andato leggero: «La presidenza Obama è finita». Frase poi rimbalzata su tutti i media, che lo hanno tacciato di aver voltato le spalle al presidente. «Mi sono limitato a riportare i fatti» ha twittato Todd «da quello che risulta dalle risposte, la maggioranza pensa che non sia più in grado di governare».

Il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio ha rilanciato sull’evidenza di Todd: «È un sentimento generale, che sia la politica estera — gestita in modo fiacco da John Kerry —, i problemi riguardo l’immigrazione, gli interni o l’ordine pubblico, non importa. Ogni giorno c’è una nuova crisi». Insomma, il presidente li ha tutti contro e il tempo per riscattarsi sta cominciando a scarseggiare. Rimangono salde in sella la politica ambientalista — di qualche giorno fa la notizia dell’ampliamento del santuario marino nel Pacifico centrale, e la (parzialmente rassicurante) foto di DiCaprio e Kerry — e la sanità. Ma le minoranze scalpitano, i repubblicani puntano il dito, il Senato mugugna e i democratici hanno cominciato a guardare con speranza a Hillary Clinton che, intanto, prende tempo.

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