Ladri in Parlamento. Ma la rapina dura meno di due ore

Ladri in Parlamento. Ma la rapina dura meno di due ore

È stato arrestato dopo un paio d’ore, mentre cercava di depositare poche migliaia di euro sul conto corrente della moglie. La rapina a una delle filiali bancarie all’interno del Parlamento l’aveva studiata nei dettagli. Ma a tradirlo è stata la fretta di liberarsi del denaro. 

Eppure il dipendente della caffetteria al quinto piano di Palazzo San Macuto – già sede dell’Inquisizione e ora di alcune commissioni bicamerali – ha agito come il protagonista di un film d’azione. Un colpo folle, quasi geniale. Una rapina in pieno giorno. Undicimila euro sottratti in pochi minuti a qualche passo dall’Antimafia e dal Comitato parlamentare per i servizi segreti. 

Nessun Arsenio Lupin, però. Il responsabile è un ragazzo di trentotto anni. Due figli piccoli e troppi problemi a far quadrare il bilancio familiare. «L’ho fatto perché non avevo i soldi per pagare le bollette», ha spiegato agli agenti dell’Ispettorato della polizia di Montecitorio appena fermato. Chi lo conosce descrive una persona mite. «Sempre sorridente, fin troppo gentile». Nel Palazzo era entrato grazie alla Milano 90, l’azienda che offre alcuni servizi in appalto (tra cui la mensa di San Macuto). Altro che Casta. Lui, come altri colleghi, in Parlamento ci lavora da esterno. Uno stipendio tutt’altro che faraonico e sulle spalle il continuo timore di perdere il posto. 

Per entrare in azione l’improvvisato rapinatore ha atteso il primo giorno di ferie. Scelta non casuale. In questo modo ha aggirato i controlli – fornendo regolare tesserino di accesso – senza insospettire i commessi di guardia all’ingresso del Palazzo. Una volta raggiunta la filiale interna del Banco di Napoli si è camuffato. Travisando il volto con una maschera di carnevale rossa, le fattezze da diavolo. E qui ha minacciato la cassiera. Davanti a un taglierino la dipendente della filiale – solitamente in servizio a Montecitorio e casualmente a San Macuto in sostituzione di un collega in vacanza – non ha potuto fare altro che consegnare i pochi soldi presenti in casa. Circa undicimila euro. 

A quel punto il ladro si è dato alla fuga senza perdere la calma. Nascosta la maschera, il dipendente infedele si è allontanato senza fretta. Attraverso un percorso già studiato ha raggiunto l’uscita riservata ai fornitori della mensa e ha lasciato il Palazzo dal chiostro interno. E una volta raggiunto il Collegio romano, ha fatto perdere le tracce nel dedalo del centro storico romano. Pochi minuti in tutto. 

Alla polizia non è servito molto tempo per individuarlo. Davvero troppi gli indizi lasciati nella fuga. Anzitutto la strada seguita per raggiungere l’uscita secondaria del Palazzo. Un percorso interno tra sale e corridoi troppo lungo e preciso per ipotizzare la presenza di un rapinatore esterno. Individuata la responsabilità di un dipendente, gli investigatori hanno incrociato le immagini delle telecamere di sicurezza con le testimonianze dei commessi in servizio. L’ultima ingenuità è stato il tentativo di versare il denaro in un ufficio postale alla periferia di Roma. Lo hanno fermato a Montesacro, a metà strada tra il centro e la sua abitazione. In tasca ancora le banconote rubate. «Non avrei mai voluto farlo – le sue prime parole – ma ero disperato».

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