Nella Venezia reduce dagli scandali sul Mose che hanno azzerato la giunta comunale, il bollettino di guerra turistico del dopo Ferragosto segnala negli ultimi giorni, nell’ordine: un turista immortalato mentre orina dentro un cestino sulla Riva degli Schiavoni; un gruppo di filippini con trolley modello picnic e fornelletto che mangiano in piazza San Marco; due bagnanti avvistati a mollo nel Canal Grande; risse in piazzale Roma per un parcheggio e infine un venditore ambulante finito a bagnomaria in Laguna per sfuggire ai vigili. È “emergenza degrado” in Laguna. La polemica è costante. Monta di giorno in giorno. Ma a ben guardare sono pochi i negozianti che si lamentano. Anzi molti veneziani fanno orecchio da mercante, più attenti al portafoglio che alle consuete polemiche di metà estate. Basti pensare che già nel 1984, trent’anni fa, Arrigo Cipriani, titolare di Harry’s Bar, figura di spicco da queste parti, polemizzava per il degrado e la mala gestione del turismo.
Sul ponte della paglia
I locali sono pieni, le gondole pure. E i gondolieri fanno affari da capogiro in questi giorni, anche se gli ingorghi nei canali continuano a fare paura, soprattutto dopo la morte di un turista tedesco colpito da un vaporetto lo scorso anno. Si staccano scontrini in continuazione. In un periodo di crisi mondiale — e anche se nel disagio più assoluto — i pochi veneziani rimasti a popolare la città, circa 60mila secondo le stime ufficiali, possono lamentarsi della maleducazione dei turisti ma di certo non degli affari. Il problema però rimane. È annoso. Riguarda la mancanza di governo del territorio e del turismo — come hanno confermato diverse ricerche accademiche come quella dell’università Bicocca del 2012 — che negli anni ha da un lato diminuito la popolazione nel centro storico, dall’altro creato una sorta di Disneyland anarchica, dove tutti fanno un po’ quello che vogliono.
Ricerca dell’Università Bicocca
A ben guardare i problemi non sono molto diversi da quelli che hanno caratterizzato lo scandalo del Mose, con il Consorzio Venezia Nuova più impegnato a drenare soldi al governo, piuttosto che a gestire in modo equilibrato e virtuoso i fondi destinati a difendere la città dall’acqua alta. E lo stesso discorso vale per il passaggio delle navi da crociera, da anni in transito in laguna e solo da pochi giorni fermate da un decreto del governo. Del resto, dopo i due innamorati beccati a inizio agosto mentre facevano sesso in pieno giorno sul ponte degli Scalzi, non passa giorno senza che i giornali locali aprano le proprie pagine con qualche nuova intemperanza turistica. Editoriali sui quotidiani. Ricordi di quando la città era diversa. Si ribellano i residenti che il 31 agosto hanno indetto una manifestazione. Protestano i vigili che «senza armi» (parole loro, ndr) non possono fare più di tanto, ma di fondo nulla è cambiato in questi anni. Di più. In questi giorni hanno scioperato pure i dipendenti delle Apt lasciando i turisti senza informazioni. Ma siamo proprio sicuri che i veneziani vogliano che cambi qualcosa?
Ingorgo in canale
Da tempo Venezia soffre di un accesso indiscriminato e costante dei turisti. C’è chi si lamenta di quello cosiddetto giornaliero, cioè del turista mordi e fuggi che di fatto non porta così grosse entrate. Ma è davvero così? Basterà un ticket d’ingresso per regolare il flusso? E chi dovrà pagarlo in concreto? Sulla questione è già partito uno scontro istituzionale, tra governo, sovrintendenza e subcommissari con delega al turismo. Insomma c’è il classico ingorgo burocratico all’italiana che non permetterà nel breve periodo di risolvere la situazione. Nel frattempo Cipriani, è tornato a chiedere più rispetto per la città. Ma il turismo continua ad aumentare. Secondo i dati del sito turismovenezia.it è cresciuto «il movimento turistico complessivo nel territorio della provincia di Venezia nei primi sei mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013 con gli arrivi che segnano un +4,10% (ARRIVI n. 3.550.637) e le presenze in aumento del 5,66% (presenze con 11.657.258)».
Turismo a Venezia
Del resto siamo proprio sicuri che Venezia sia pronta a limiti in entrata? Il governatore del Veneto Luca Zaia la vede così: «Venezia è patrimonio mondiale e quindi occorre che tutte le classi sociali possano visitarla. Qualcuno forse ha l’idea di fare di Venezia un salotto buono per benestanti. Io invece rilancio l’idea del numero chiuso. Per visitare Venezia bisognerebbe prenotare il posto – gratis – e decidere di volta in volta quante persone può ricevere la città, come si fa in molti centri all’estero. Mettere un ticket rischia di tagliare fuori un turismo giovanile che ha tutto il diritto di venire in laguna per fare magari una vacanza romantica tra morosi».
Sesso sul Ponte degli Scalzi
Gli ha risposto in questi giorni, dopo l’appello del sottosegretario ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni, il sovrintendente del Veneto Ugo Soragni: «Il ticket permette di controllare e indirizzare i flussi dei turisti oltre che raccogliere i fondi per la manutenzione e la cura della città». «Ma», ha aggiunto, «da solo rappresenterebbe un aspetto meramente economico che invece deve essere arricchito con una gestione che possa andare a diminuire la pressione turistica sull’area centrale, evitando così derive come quelle che vediamo fotografate in questi giorni». In sostanza serve una politica condivisa che dovrebbe tenere conto anche della costante diminuzione di residenti nel centrostorico veneziano. Il sito venessia.com, portale tra i più letti, mise persino su Ebay «veneziani purissimi in vendita». In un post il sito calcolò che «nel 1422 a Venezia c’erano 199.000 abitanti, nel 1509 115.000, tra cui 11.164 cortigiane, nel 1797, anno della caduta della Repubblica, in 141.000 circa. Nel 1931 c’erano 163.559 abitanti, 145.402 nel 1960, 111.550 nel 1970, 95.222 nel 1980, 78.165 nel 1990, 66.386 nel 2000». Tra quarant’anni in pratica potrebbe non esserci più un veneziano, ma solo turisti. D’altra parte sono già loro i padroni di Venezia.