Turismo, gli albergatori bocciano gli enti locali

Turismo, gli albergatori bocciano gli enti locali

Gestori di hotel e agenzie di viaggio stroncano le attività di promozione turistica svolte dalle istituzioni italiane. La società di consulenza e marketing Jfc ha chiesto a quasi 1.200 albergatori di dare un voto ai vari tipi di ente: nessuno raggiunge la sufficienza, e il giudizio è peggiore rispetto a due anni fa. I comuni sono i meno apprezzati, ma la loro associazione critica lo studio e denuncia il taglio di trasferimenti da Roma. Dall’analisi emerge il desiderio che si punti di più su pubblicità online e diretta a visitatori stranieri, e che aumenti la collaborazione pubblico-privato. In questo senso spingono anche le imprese turistiche associate a Fiavet, che confermano la valutazione negativa sul modo in cui il pubblico investe in promozione.

Brutte pagelle

La ricerca di Jfc dice che gli albergatori vedono nelle regioni l’ente più utile in questo campo. Questo non significa che il giudizio su di loro sia positivo: in media incassano un tre e mezzo (su dieci), che è comunque il voto più alto. Al secondo posto le province, poco sopra il tre; al terzo l’Enit, agenzia nazionale del turismo, con un 2,85. Poco sotto (2,76) i “sistemi aggregati territoriali” come i distretti, seguiti dai comuni col 2,71. L’analisi è stata realizzata tra ottobre/novembre 2013 e aprile/maggio 2014, e fa segnare giudizi peggiori di quelli raccolti in uno studio del 2012. Allora le regioni erano sempre al primo posto, ma con una valutazione sopra il quattro; anche tutte le altre istituzioni hanno visto calare il proprio gradimento.

Cosa ha causato questa diminuzione? Jfc dà la colpa a patto di stabilità, spending review e simili, che limitano i fondi. Una conferma arriva da Andrea Gnassi, sindaco di Rimini e presidente della commissione turismo dell’associazione dei comuni: «Dal 2010 i trasferimenti statali al mio municipio sono diminuiti del 47%, quasi 18 milioni di euro». Il primo cittadino contesta i criteri dell’analisi che boccia i municipi. «Mi pare che ci siano alcuni buchi neri. Il principale è l’equiparazione asettica dei diversi livelli istituzionali, come se avessero lo stesso specifico sulla questione turismo in Italia». Gnassi dice che è il Paese nel suo complesso a non considerare il settore in modo adeguato, e che da questo discendono problemi come «una burocrazia che impedisce o rallenta ogni tentativo di investire e un Enit in cui il costo del personale sopravanza di gran lunga la spesa per investimenti promozionali. In tutto questo chiedere se ci si aspetta di più da una regione, una provincia o un comune mi sembra un po’ pochino».

Secondo il sindaco il calo di gradimento dei municipi si spiega anche con l’aumento di quelli che hanno introdotto l’imposta di soggiorno: «Uno strumento discutibile, ma che è l’unica leva di federalismo fiscale rimasta ai comuni. Siamo l’istituzione più vicina ai cittadini, e su di noi sono riposte aspettative molto alte, a volte impossibili. Questo può causare disillusione». Infine un’osservazione diretta ai mittenti delle critiche. «Gli operatori privati hanno una responsabilità e un ruolo uguali – se non superiori – a quelli degli enti pubblici. Spesso, per esempio, salta fuori che le strutture ricettive italiane sono mediamente meno dotate dei servizi richiesti dalla clientela internazionale».

Non solo frizioni

Da parte loro gli imprenditori sembrano voler aumentare la collaborazione con le istituzioni. Secondo lo studio Jfc il 60% degli albergatori lo desidera, mentre solo l’1% pensa che il rapporto tra le due realtà vada bene così com’è. Un gestore su cinque dice di essere già impegnato in una cooperazione col pubblico; un altro 45% assicura di essere pronto a provarci. «Purtroppo gli enti non si raccordano con le associazioni di categoria – dice Fortunato Giovannoni, presidente Fiavet. – Il difetto più grosso dei dirigenti che si occupano di turismo è la loro scarsa conoscenza del settore. Spesso ci ascoltano, ma poi fanno come vogliono. Serve più concertazione». Una parola che negli ultimi anni, e in questo periodo, non sembra andare molto di moda.

Fonte: “Promozione turistica in Italia – le imprese alberghiere giudicano gli enti pubblici” della società JFC

Fonte: “Promozione turistica in Italia – le imprese alberghiere giudicano gli enti pubblici” della società JFC

Giovannoni non pensa che il problema sia la mancanza di risorse. «Ho sentito le nostre associazioni regionali, ed è emerso un dato: le istituzioni spendono anche troppo, ma lo fanno male. Non ci sono promozioni mirate e non ce n’è una integrata globale. Basti pensare che non esiste un portale unico che pubblicizzi l’Italia». Più che sulla quantità, quindi, potrebbe servire un intervento sulla qualità, sul tipo di attività da potenziare o abbandonare. Gli albergatori intervistati da Jfc puntano sulla promozione via internet e diretta a visitatori stranieri. Uno su due pensa che la pubblicità sulla stampa dovrebbe diminuire. Stare al passo coi cambiamenti tecnologici (ed economici) degli ultimi anni non sembra essere facile.

Fonte: “Promozione turistica in Italia – le imprese alberghiere giudicano gli enti pubblici” della società JFC

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