Il 23 ottobre David Cohen, sottosegretario per il Terrorismo e Intelligence finanziaria del Ministero del Tesoro statunitense, ha annunciato il piano che gli Stati Uniti intendono attuare per sconfiggere il gruppo terroristico Isis. Si tratta di arrestare i flussi finanziari del gruppo, riducendo l’accesso dei miliziani al sistema finanziario internazionale, e sanzionare i leader, i facilitatori e i supporter del gruppo.
Charles Lister del Brookings Institute analizza la strategia Usa, passando in rassegna le diverse fonti di finanziamento del gruppo jihadista, dalla vendita di petrolio al rapimento di occidentali. E concludendo che resta estremamente difficile se non impossibile sconfiggere le organizzazioni terroristiche dall’esterno. È più facile invece che questi gruppi collassino dall’interno. Tuttavia, bloccare le loro fonti di finanziamento può accelerare il processo, purché ciò avvenga in modo graduale e sia fondato sulla conoscenza approfondita delle dinamiche alla base del gruppo.
Alcuni passaggi della sua analisi:
Lo Stato Islamico, o Isis è «L’organizzazione terroristica meglio organizzata con cui ci siamo mai confrontati», ma «non abbiamo proiettili d’argento, non armi segrete per liberarci di Isis». Queste sono state le parole con cui David Cohen, sottosegretario per il Terrorismo e Intelligence finanziaria del Ministero del Tesoro statunitense, ha mostrato il 23 ottobre le stime del governo statunitense sulle finanze dell’Isis e la sua strategia per contrastarlo.
Secondo Cohen, la principale fonte di finanziamento di Isis deriva dal controllo e vendita di petrolio, che secondo lui porta al gruppo un milione di dollari al giorno. Ulteriori fondi vengono dai rapimenti e dai riscatti, da attività criminali, e da donazioni da individui esterni. Questo ultimo è il meno significativo in proporzione. Per contrastare questa ampia base di introiti finanziari, Cohen ha spiegato che la strategia Usa è focalizzata sulla distruzione del flusso di entrate di Isis, restringendo l’accesso del gruppo al sistema finanziario internazionale, e imponendo sanzioni sui leader di Isis, sui suoi facilitatori e supporter.
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È vero che le donazioni esterne sono di minima importanza per Isis. […] Ma nel clima attuale, tuttavia, una minore capacità di guadagno dal petrolio potrebbe risollevare l’importanza delle fonti esterne.
Donatori arabi
Per questo, è più importante come non mai concentrarsi ora sull’esistenza di donatori stranieri – in particolare nel Golfo – per diminuire il loro potenziale se mai dovesse esserci bisogno di loro. Come Cohen ha illustrato, iniziative in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti sembrano aver fatto qualche passo avanti, mentre in Kuwait e Qatar, Cohen ritiene che – nonostante una nuova legislazione finalizzata a contrastare i finanziamenti ai terroristi – entrambi i Paesi mantengano «giurisdizioni permissive» verso queste attività e che «entrambi i Paesi hanno ancora molto lavoro da fare».
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Estorsioni e tasse illegali
Estorsioni e tassazione illegale sono una fonte significativa di guadagno per Isis, e potenzialmente una delle più sostenibili. Prima di catturare Mosul, Isis guadagnava già 12 milioni di dollari al mese nella sola città. Questo è quel che succede, anch se in modo più organizzato, nel territorio controllato da Isis e segretamente anche in territori a parziale influenza.
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Come il sottosegretario Cohen ha spiegato, erodere davvero questa fonte di finanziamento significa rompere i legami che il gruppo ha sul territorio. Ed è semplicemente impossibile che accada senza una forza di terra che accosti i raid aerei della coalizione.
Petrolio
Distruggere le entrate dalla vendita di petrolio di Isis è una sfida che può dare qualche soddisfazione. Si è prestata molta attenzione all’idea errata che Isis sia profondamente dipendente dalla vendita di petrolio a clienti stranieri (Turchia, Kurdistan iracheno, Giordania e altri posti). Invece, anche se questo mercato esiste, si sta riducendo. Fin dall’estate, Isis si è concentrata sul tentativo di stabilire un mercato interno durevole per la sua produzione di petrolio, assicurandosi in tal modo una sorgente di carburante per i suoi mezzi, e creando anche una cruciale dipendenza tra i civili iracheni e la capacità dell’isis di fornire loro petrolio a basso costo. A tal proposito, il fatto che gli attacchi aerei della coalizione hanno mirato i pozzi petroliferi – piuttosto che le reti di trasporto o vendita, ad esempio – può essere la dimostrazione dei danni che la comunità internazionale può fare mentre prova a contrastare Isis.
In una discussione recente con una ventina di gruppi armati in Siria, questo è stato considerato un errore critico nella scelta dei target dei raid. L’inverno è alle porte e il petrolio necessario a far funzionare i generatori, le panetterie e altri impianti locali scarseggerà, sia dentro che fuori i territori controllati da Isis.
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Resta estremamente difficile se non impossibile sconfiggere le organizzazioni terroristiche dall’esterno. È più facile invece che questi gruppi collassino dall’interno. Tuttavia, bloccare le loro fonti di finanziamento può accelerare il processo, purché ciò avvenga in modo graduale e sia fondato sulla conoscenza approfondita delle dinamiche alla base del gruppo.