Mario Borghezio, il “Richelieu” della nuova Lega Nord di Matteo Salvini, ha già trovato una definizione per i politici che da nord a sud cercano in queste ore di riciclarsi per entrare nel movimento. Li chiama “lumaconi bavosi che escono dai tombini”. Sono i voltagabbana della prima Repubblica. Arrivano un po’ da tutte le parti, sono ex di Alleanza Nazionale rimasti senza posto, finiani della prima ora, i Forconi ormai scomparsi, i capibastone della destra del Sud orfani del berlusconismo, qualche moderato ora spaventato per i numeri al lumicino di Nuovo Centrodestra e persino qualche esponente locale del Pd. «Mi vengono in mente i tempi del ’92-’93» dice Borghezio «con questi lumaconi bavosi che escono dai tombini, erano pronti a tutto pur di venire da noi, se ne sono andati appena dopo il ribaltone. È un assalto alla diligenza, bisogna tenere gli occhi aperti». Dopo la manifestazione di sabato a Milano, dove c’è stato qualche attimo di tensione tra l’area verde leghista e quella nera nazionalista di Casa Pound, arriva il difficile per il segretario del Carroccio. Unire infatti in una cosa sola, un grande partito del Sud sotto l’egida salviniana, anime così differenti non appare così semplice.
Salvini, con un passato da Comunista Padano, teme da un lato di contaminare il Carroccio di un’anima eccessivamente nazionalista, allo stesso tempo imbarcare personaggi che non c’entrano molto con l’anima leghista dura e pura. Ma più di Casa Pound il vero problema sembra arrivare da quegli esponenti del trasformismo italico che adesso, con un Silvio Berlusconi sempre più bloccato dal cerchio magico di Francesca Pascale, temono di non trovare più contenitori dove inserirsi e candidarsi. La lista è lunga. Borghezio non fa nomi. Ma dalla Sicilia al Lazio fino al Piemonte è un fiorire di telefonate ammiccanti o di pressioni da parte dei più variegati mondi della politica italiana.
Anche per questo il progetto della Lega dei Popoli non è ancora stato presentato. Nella sede di via Bellerio si tende a limare, scandagliare, evitare in sostanza che persone magari in odore di malavita o che fino a un anno fa sparavano contro la Lega, entrino nel nuovo progetto di Salvini. A sorvegliare la situazione c’è non a caso Raffaele Volpi, senatore leghista, moderato, regista dell’operazione, che da diverso tempo bilancia la situazione per evitare infiltrazioni scomode dell’ultimo minuto. Eppure di nomi già se ne fanno diversi. Nel Lazio ad esempio, a farsi avanti tra i primi, è stato Danilo Calvani, contadino da Pontinia, in provincia di Latina, noto alle cronache perché nel dicembre del 2013 teneva le redini dell’ormai scomparso Movimento dei Forconi. Lo pizzicarono che se ne andava da una manifestazione in Jaguar, poi è scomparso ma ora è già pronto per cercare spazio nella nuova Lega del Sud di Salvini.
Altro giro, altra regione. In Puglia il fronte è ampio. C’è Adriana Poli Bortone di Io Sud che non ha mai nascosto le sue simpatie per il Carroccio. Allo stesso modo, sempre da queste parti, si muove Mario Cito, figlio di Giancarlo, vero e proprio raccoglitore di consensi sul Tavoliere delle Puglie. A quanto pare i Cito, che adesso dimorano in Forza Italia, godrebbero ancora di un vasto consenso in quelle zone. E offrirebbero alla Lega il proprio appoggio. Peccato che Giancarlo Cito sia noto pure per una condanna a 4 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Cito nel 1993 inventò la Lega d’Azione Meridionale, che era contraria in tutto e per tutto alla Lega di Bossi, tanto che si recò a Chioggia nel 1996 per contrastare la storica prima Festa dei Popoli Padani del Senatùr a Venezia. A distanza di 18 anni è pronto a fare il grande salto. Dall’altra parte.
Anche in Sicilia gli ammiccamenti continuano con Gianfranco Miccichè, ex leader di Grande Sud. Oppure in Campania si distingue Rocco Guerriero, altro ras delle tessere in Irpinia, esponente di spicco della Fiamma Tricolore. E con lui c’è tutto un meltin pot di ex missini, de La Destra e altro ancora che vedono nel verde padano di Salvini l’unica speranza per sopravvivere alle prossime elezioni amministrative. Del resto il prossimo anno ci sono le elezioni regionali in diverse parti d’Italia, vero e proprio banco di prova per tanti ras locali del meridione. In Sicilia si parla di Nello Musumeci, altro esponente politico di peso, una vita tra La Destra e Forza Italia di Silvio Berlusconi. Potrebbe essere lui la testa d’ariete della Lega dei Popoli in Trinacria?
Ma a problemi si aggiungono nuovi problemi. C’è chi infatti propone di estendere la Lega dei Popoli a Sud anche al Nord, alternativo alla Lega. E qui si fanno i nomi dell’ex finiano Giuseppe Valditara o dell’ex candidato di Futuro e Libertà Manfredi Palmeri. Sono semplici ammiccamenti, di stima nei confronti di Salvini, l’unico che, si sostiene da più parti, sta cercando di organizzarsi per costruire un nuovo centrodestra in Italia. Del resto, senza Berlusconi e con un Angelino Alfano ai minimi storici con Ncd, i sondaggi lo danno appena al 2%, l’unica isola felice sembra la Lega Nord. Persino in Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni c’è chi non vede male la strategia salviniana. Se son rose fioriranno. E senza lumaconi.