Portineria MilanoMilano accoglie i leader asiatici, non i diritti umani

Milano accoglie i leader asiatici, non i diritti umani

Matteo Renzi si diverte, passeggiando tra gli studenti cinesi del Politecnico di Milano (zona Bovisa) «Volete un selfino?» è la battuta del giorno, che le agenzie corrono a dettare. Il presidente del Consiglio e segretario del Partito Democratico ride, scherza coi fotografi e i giornalisti: «Eddai, basta parlare della legge di Stabilità». Insieme a lui c’è Li Kenqiang, il premier cinese con cui ha siglato nei giorni precedenti un accordo economico da otto miliardi di euro per 20 progetti in comune tra Italia e Pechino. E proprio su queste intese è iniziata a Milano la due giorni Asem, (vertice Asia-Europa) che ospita oltre 50 Paesi dei due continenti. Il capoluogo lombardo è blindato. A ogni semaforo ci sono polizia e carabinieri. Il traffico è impazzito. Gli obiettivi del summit sono economici, prima di tutto. Il nuovo gemellaggio con la Cina, celebrato tra Renzi e Li Kenqiang, si copre di una retorica non troppo originale (tra i titoli più apprezzato: “Il nuovo Marco Polo”; oppure “Solo due Paesi con un grande passato possono creare un grande futuro”).

Strette di mano, sorrisi, immancabili selfie, ma nessuno fa cenno all’annoso problema dei diritti civili in Cina. O in Russia. O in Thailandia. O in Khazakistan, Laos e Cambogia. Tutti Paesi che partecipano al vertice, con obiettivi strategici e commerciali, noti alle cronache anche per le violazioni di diritti civili e politici. Organizzazioni e associazioni umanitarie come Amnesty International sono anni che denunciano come in questi Paesi non esista la libertà di espressione o come il dissenso non venga assolutamente accettato o consentito.

Marco Bertorello / Getty Images

Come ha ricordato proprio Amnesty in un report del settembre 2014, la stessa Cina – con cui l’Italia fa affari milionari – è uno stato che produce strumenti di tortura con oltre 130 aziende di proprietà governativa. Solo a titolo di esempio. Anche perché se si cominciasse a parlarne, il discorso potrebbe andare a finire sulle proteste di Hong Kong, o sulla repressione della minoranza degli Uiguri o anche sulla delicata questione della pena di morte, dove Pechino brilla regina dei boia mondiali. In un rapporto del 2014 l’associazione Nessuno Tocchi Caino spiega che le esecuzioni nel mondo del 2014 sono state in totale 4.106. Di cui 3mila solo nel Paese del premier Li Kenqiang.

Che dire poi della Thailandia, tra i più attesi al vertice Asem. Sempre secondo Amnesty, dopo il golpe della giunta militare, avvenuto prima dell’estate, si sono registrati «centinaia di arresti arbitrari, denunce di tortura, profonde limitazioni alla libertà d’espressione e di manifestazione pacifica, processi irregolari nelle corti marziali». Amnesty International ha ricevuto denunce – credibili – di torture, anche nel corso dei primi giorni di detenzione in isolamento, tra cui pestaggi, soffocamento e finte esecuzioni. «La tortura è un problema di lungo periodo in Thailandia e fu particolarmente usata nei centri di detenzione durante precedenti periodi di legge marziale». Non solo. «In questi mesi centinaia di siti Internet sono stati chiusi o bloccati, i mezzi d’informazione sono stati rigorosamente monitorati dai comitati per la censura e sono stati minacciati gli arresti per chiunque intendesse postare opinioni critiche».

Giuseppe Cacace / Getty Images

Altro giro, altra corsa. Dopo il sequestro di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente Ablyazov, l’Italia ha conosciuto bene la situazione del Kazakistan, dove governa e regna Nursultan Nazarbayev. Il 9 ottobre scorso l’Unione Europea ha stretto accordi di partnership e cooperazione con Astana per entrare nella World Trade Organization. In Laos, altro paese ospitato all’Asem, Human Rights Watch ha denunciato la discriminazione di tre studentesse cristiane: non hanno potuto sostenere gli esami scolastici di fine anno a causa della fede. La Cambogia, invece, oltre ad aver da poco siglato un patto con l’Australia per ospitare profughi in cambio di denaro, si dimostra tra i primi acquirenti dei prodotti di tortura cinese. “Ouvirak” presidente cambogiano del Center Human Rights sostiene che «la tortura è stata la norma lungo la storia della Cambogia, il metodo principale da parte della polizia per estorcere la confessioni».

Infine, in questa prova generale per l’Expo 2015, arriva sotto la Madonnina il presidente russo Vladimir Putin, a detta di diversi osservatori internazionali non proprio un paladino dei diritti umani. In particolare nei confronti degli omosessuali: e chissà cosa ne pensa delle nuove amicizie di Berlusconi, con “l’altro” Vladimir (Luxuria)? Venerdì 17 ottobre Putin incontrerà il premier ucraino Poroshenko. Renzi, insieme con la Cancelliera Angela Merkel e il presidente francese François Hollande, potrebbe portare a casa uno storico accordo di pace, dopo un’estate di sangue e un aereo civile abbattuto sui cieli di Donetsk. È evidente che in tal caso il vertice resterà negli annali come un successo per la democrazia e la pace. Altro che.

Marco Bertorello / Getty Images

Intanto, in piazza Duomo due attiviste delle Femen si sono versate addosso del vino per ricordare la guerra civile ucraina: sono state fermate e segnalate dalle forze dell’ordine. In piazza Fontana è attesa una manifestazione di cittadini thailandesi per la situazione di crisi nel loro Paese e a palazzo Marino è previsto un corteo di filo-russi contro le sanzioni europee e americane che hanno colpito Mosca. Tra questi potrebbe esserci anche Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, appena rientrato dal bagno di folla nell’ex repubblica sovietica. Insomma, con i rispettivi capi di Stato ogni Paese esporta a Milano, per qualche giorno, anche i suoi problemi – e le proteste – con i diritti umani.

X