Pizza ConnectionMos Maiorum, schedare i migranti non salverà vite umane

Mos Maiorum, schedare i migranti non salverà vite umane

Il documento di Bruxelles parla chiaro: «L’operazione congiunta “Mos Maiorum” ha l’obiettivo di indebolire le capacità del crimine organizzato nel facilitare l’immigrazione illegale verso l’Unione Europea e sarà concentrata sul passaggio illegale delle frontiere. Altro obiettivo di questa operazione è quello di collezionare informazioni a scopi investigativi e di intelligence riguardo le principali rotte attraverso cui viaggiano i migranti e per avere un quadro chiaro sul modus operandi utilizzato dalle reti criminali per trafficare esseri umani verso i territori dell’Unione Europea e nelle fasi successive».

Insomma, in poche parole, una operazione congiunta di polizia per identificare e smantellare le organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani. In che modo? Raccogliendo informazioni sugli stessi migranti: «Dove e a che ora sono stati intercettati i clandestini. Eventualmente su quali mezzi di trasporto si trovavano. Quali nazionalità dichiarano. L’età, il sesso e attraverso quale frontiera sono entrati in Europa». E ancora: «Bisogna specificare se i clandestini hanno esibito documenti falsi-falsificati di viaggio poi sequestrati. O se hanno chiesto asilo». Raccogliendo il maggior numero di informazioni «sulle organizzazioni di trafficanti di clandestini, sul prezzo del biglietto di viaggio pagato per raggiungere l’Europa».

Mos Maiorum coinvolge le polizie europee di 27 Paesi coordinate da quella italiana dal 13 al 26 ottobre, ha l’obiettivo di “indebolire le capacità del crimine organizzato nel facilitare l’immigrazione illegale verso l’Unione Europea e sarà concentrata sul passaggio illegale delle frontiere”

Mos Maiorum coinvolge le polizie europee di 27 Paesi, coordinate da quella italiana dal 13 al 26 ottobre, ed è il primo segno tangibile del semestre europeo di presidenza. Un segno che rischia di marcare una spaccatura tra la presidenza italiana e Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea. Subito dopo l’annuncio dell’operazione Mos Maiorum, infatti, Frontex si è premurata dal far sapere che «è un’operazione congiunta di polizia lanciata dalla presidenza italiana dell’Unione Europea. L’autorità che coordina è il ministero dell’Interno italiano. Frontex non ha avuto alcun ruolo nella pianificazione e nell’implementazione di questa operazione».

Secondo gli addetti ai lavori l’operazione congiunta dovrebbe colmare un vuoto a livello conoscitivo sulla movimentazione di uomini e donne che hanno attraversato le frontiere europee tramite il presidio lungo le principali rotte dell’immigrazione illegale. Costruire un database completo per interpretare il fenomeno e assumere decisioni politiche in merito.

Per le associazioni però diventa una “maxiretata” utile ad attuare un fotosegnalamento carente da qualche tempo a questa parte, come rilevato da Bruxelles e allo stesso modo messo in rilievo da una circolare del Ministero dell’Interno, e una schedatura dei migranti. Per il Naga, un’associazione di volontariato costituita nel 1987 per promuovere e tutelare i diritti di tutti i cittadini stranieri, «in nome della lotta ai trafficanti, un dispiegamento eccezionale di intelligence e pattugliamenti delle frontiere raggiungerà il solo vero obiettivo dell’operazione: criminalizzare, ancora una volta, chi varca un confine».

«non sono ancora chiare le linee operative di Frontex con riferimento all’applicazione del principio di non refoulement (non respingimento) sancito dalla Convenzione di Ginevra»

Può essere utile però un’operazione di questo tipo anche contro le organizzazioni che lucrano sul traffico di essere umani? «A livello di intelligence e raccolta di informazioni potrebbe essere un primo piccolo passo – spiega a Linkiesta Andrea Di Nicola, criminologo dell’Università di Trento e autore del libro “Confessioni di un trafficante di uomini” – anche se a livello operativo non sembra essere una svolta». Anche perché, si nota nello scarno dettaglio del Consiglio dell’Unione Europea su Mos Maiorum, non sono indicati i costi dell’operazione, che di solito danno il polso del dispiegamento di forze e mezzi utilizzati. Per esempio nell’ultimo report della stessa Frontex si sono stimati i costi dell’Operazione Triton (lanciata dall’UE) – successiva alla conclusa “Mare Nostrum” della Marina Militare italiana – che prevede un impiego di circa tre milioni di euro al mese a seconda dell’intensità operativa. In realtà anche su questo punto Frontex ha contraddetto il ministro Alfano: «Non si tratta di un intervento concepito per sostituire Mare nostrum, perché «l’agenzia e la Ue non possono sostituire gli Stati membri nella responsabilità di controllare le loro frontiere», ma solo dare «un supporto». Triton dunque partirà «indipendentemente dalla sorte di Mare nostrum. E la decisione se ridurre o terminare quell’operazione spetta al governo italiano». 

Fonte: Frontex

In ogni caso nessun risultato dell’operazione e nessun report verrà diramato prima del prossimo 11 dicembre. Quel che sappiamo è che in questi giorni ci sarà un rafforzamento dei controlli ai valichi di terra e portuali, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie, allo scopo di identificare il maggior numero di migranti che si trovano nell’area Schengen o cercano di farvi ingresso senza regolari documenti.

«Al momento – spiega a Linkiesta Daniele Tissone, segretario del sindacato di Polizia Silp – non ci è stato richiesto un aumento del personale a disposizione, anche se ribadisco che nella dimensione riguardante l’immigrazione sarebbe ora di riorganizzare il personale di Polizia dedito a operazione meramente burocratiche». A oggi infatti sono circa seimila gli operatori della Polizia di Stato operanti nella macchina burocratica dell’immigrazione, personale che secondo Tissone «andrebbe invece impiegato sul territorio per attività operative e proprio per il contrasto alla criminalità organizzata».

Manconi: «in assenza dell’apertura di canali legali di ingresso e senza una modifica del Regolamento Dublino III, l’operazione Mos Maiorum potrebbe costringere i migranti a rivolgersi ai così detti trafficanti di terra, con la conseguenza di rafforzare ulteriormente le reti criminali, e quindi il loro potere di ricatto, consegnando le persone richiedenti asilo ad una pericolosa condizione di irregolarità»

Dal lancio dell’operazione, coincidente all’apertura del semestre di presidenza italiano, si sono susseguite dunque molte critiche riguardanti non solo i diritti umani, ma anche l’applicazione di politiche che al momento risultano non coordinate e coerenti con i trattati. È di queste ore l’interrogazione parlamentare presentata da Luigi Manconi e Vannino Chiti, indirizzata al Ministro dell’Interno Angelino Alfano, che mette in evidenza come l’operazione sia partita, e dovrebbe avvalersi della collaborazione dell’Agenzia europea Frontex, ma che di fatto «non sono ancora chiare le linee operative di questa stessa agenzia con riferimento all’applicazione del principio di non refoulement (non respingimento) sancito dalla Convenzione di Ginevra».

Fonte: Frontex

Perché alto è il rischio che anche chi abbia diritto alla richiesta di asilo, ma arrivato tramite canali illegali sul territorio italiano, venga rispedito nella terra d’origine. Basti pensare che l’ultima operazione di questo tenore, “Perkunas” lanciata a settembre 2013 dalla presidenza europea lituana, giungeva a questa conclusione: «Considerato che la maggioranza dei migranti irregolari (72,94%) ha fatto richiesta di protezione internazionale dopo essere stata intercettata, ciò può essere assunto come una indicazione quantitativa dell’abuso nelle procedure di asilo». Insomma, le domande d’asilo post-intercettazione sono illegittime.

«Queste persone – scrivono Manconi e Chiti nell’interrogazione – rischiano di essere le prime vittime di una operazione di polizia che, nei propositi del Consiglio Europeo, persegue l’obiettivo di contrastare l’attraversamento illegale dei confini, per indebolire la capacità organizzativa del crimine organizzato nel favoreggiamento dell’immigrazione illegale», ma che «in assenza dell’apertura di canali legali di ingresso e senza una modifica del Regolamento Dublino III, l’operazione Mos Maiorum potrebbe costringere i migranti a rivolgersi ai così detti trafficanti di terra, con la conseguenza di rafforzare ulteriormente le reti criminali, e quindi il loro potere di ricatto, consegnando le persone richiedenti asilo ad una pericolosa condizione di irregolarità».

Insomma il paradosso è servito: volendo combattere le organizzazioni criminali dedite al traffico di essere umani si rischia invece di aumentarne il potere di ricatto nei confronti delle prime vittime, i migranti che avrebbero comunque diritto alla richiesta di asilo.

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