Venerdì 17 sarà un giorno sfortunato, ma giovedì 16 è stato senz’altro fausto per gli aeroporti. Sulla casella del calendario sono segnati tre eventi che possono segnare una svolta in vicende in stallo da anni: i cinesi di Izp hanno stretto un accordo per l’acquisto della maggioranza dell’aeroporto di Parma; a Firenze e Pisa i cda hanno approvato un masterplan per Firenze che prevede una pista di 2.400 metri; a Venezia è stato presentato il nuovo piano di sviluppo per lo scalo, dopo lo stop a quello precedente. Anche a Genova c’è stato un colpo di scena, con un piano industriale che apre nuovi scenari fino al 2042.
A Parma un big dell’e-commerce cinese
Tra i 17 accordi, per un valore complessivo di 8 miliardi, che in questi giorni sono stati siglati tra Italia e Cina, in occasione della visita del primo ministro Li Keqiang, figura anche quello per l’aeroporto Verdi di Parma. Lo scalo nel 2013 ha contato solo 196mila passeggeri e da anni è in forte crisi. Ancora a metà settembre la liquidazione sembrava la soluzione più probabile. Se non si fosse presentato alcun investitore, l’assemblea degli azionisti il 14 ottobre avrebbe decretato la chiusura. «La possibilità che si trovi un investitore sono molto scarse, quindi già entro novembre lo scalo potrebbe essere chiuso e la società che lo gestisce messa in liquidazione», scriveva in quei giorni la Repubblica. Proprio la sera del 14 ottobre, tuttavia, è arrivata la firma. «Martedì sera 14 ottobre a palazzo Barberini a Roma in presenza del premier cinese Li Keqiang e del presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato firmato un importante accordo tra la società cinese Izp Technologies e la Meinel Bank che prevede l’acquisizione del pacchetto di maggioranza della società di gestione dell’aeroporto di Parma, lo sviluppo dell’infrastruttura aeroportuale e la creazione di un grande polo logistico». Con questa nota, diramata dal presidente di Sogeap Guido Dalla Rosa Prati, per lo scalo le prospettive si sono improvvisamente rovesciate.
Nella lettera d’intenti per acquisire il pacchetto di maggioranza di Meinl Bank (che aveva acquistato il 67,95% del pacchetto azionario nel 2008), la Izp ha anticipato di stare lavorando al progetto di sviluppo che verrà presentato al territorio e che prevede investimenti per 250 milioni di dollari. Il business plan, ha spiegato il Corriere della Sera, prevede nove voli alla settimana dall’Italia alla Cina e l’utilizzo del Verdi per il traffico cargo. Per capire le potenzialità dello scalo dal punto di vista del cargo, basti pensare che in Europa nessun aeroporto è (finora) controllato dai cinesi. La costituzione di un grande scalo cargo potrebbe cambiare le carte in tavola nel mercato italiano. Basti pensare che il recente accordo tra Etihad e Alitalia prevede un forte rafforzamento del cargo a Malpensa.
Izp è una società con un fatturato di 200 milioni di dollari, specializzata in servizi di service provider, e-commerce e internet advertising. È anche una buona fetta di attività nel settore della logistica, con 50mila metri quadri di magazzini a Pechino, Shanghai, Guangzhou, Chongqing e nella provincia del Zheijang. Perché l’aeroporto emiliano possa raggiungerli è però necessario che allunghi la pista, ampli le strutture e che attorno si sviluppino nuove infrastrutture logistiche.
Firenze e Pisa, accordo storico
La vicenda della pista di Firenze è stata negli ultimi anni una telenovela. Dispute infinite si sono susseguite attorno all’orientamento e alla lunghezza della pista: questioni di inquinamento ambientale e acustico e di concorrenza con Pisa. Ieri è stato messo un punto fermo sulla vicenda: i consigli di amministrazione delle società Adf (Firenze) e Sat (Pisa), hanno approvato l’impegno a fondere le due società. Hanno anche approvato i due masterplan, «Firenze quello di Pisa e Pisa quello di Firenze, con dentro anche la famosa pista da 2.400 metri che è stata finora l’oggetto del contendere, preoccupata Pisa di venire schiacciata da Firenze», come ha scritto la Repubblica di Firenze. Per arrivare alla svolta ci sono volute due condizioni. Da una parte il fatto che il Piano nazionale degli aeroporti impone, come condizione per l’accesso ai finanziamenti pubblici, che i due scali si integrassero e che lo scalo di Peretola (Firenze) avesse una nuova pista. Dall’altra l’ingresso negli scorsi mesi in entrambi gli scali della società di Eduardo Eurnekian, il “signore degli aeroporti” argentino-armeno arrivato ad avere il 53% dell’azionariato di Pisa e il 48,9% di quello di Firenze. I cda dei due aeroporti hanno trovato quell’accordo che mancava da decenni. La vicenda sarebbe chiusa, se non fosse arrivata la precisazione del sindaco di Pisa, Marco Filippeschi: «Restiamo, sia il Comune che la Provincia, coerenti. Convinti che valga il Pit (Piano di indirizzo territoriale, ndr) della Regione, con la pista lunga 2.000 metri a Peretola e che i finanziamenti pubblici debbano essere per l’intero sistema aeroportuale toscano e non solo per Firenze». Parole che potrebbero far presagire nuove puntate della telenovela.
Di certo, per Firenze si apre ora una partita delicata. Come riporta il Corriere Fiorentino, «il piano vale 250 milioni di euro di investimenti in su e Adf si è impegnata in una corsa contro il tempo per non perdere le opportunità e i 50 milioni dello Sblocca Italia: primo appuntamento tra sette mesi, quando per il decreto devono partire le gare dopo aver concluso tutto l’iter autorizzativo (valutazione di impatto ambientale compresa); secondo, il 31 agosto 2015, quando devono partire i cantieri per usufruire dei fondi pubblici». Gli interventi sono molti: oltre alla pista ci sarà un nuovo terminal, con demolizione dell’attuale, e la deviazione della fermata della tramvia, che ora arriverà fino al terminal stesso.
Venezia, presentato il masterplan
Anche l’aeroporto di Venezia ha un passato prossimo fatto di masterplan e progetti di espansione bocciati. E anche in questo caso la giornata del 16 ottobre ha i tratti della svolta. È stato presentato un nuovo masterplan, in versione light rispetto a versioni precedenti, ma con una prospettiva al 2012 (e non più al 2030) di ampliamento notevole.
Il piano prevede un allungamento delle piste, il raddoppio del terminal passeggeri, l’ampliamento del piazzale, il potenziamento delle strutture di volo, nuovi finger e un people mover per pedoni. Tutto questo dovrebbe portare i passeggeri dello scalo veneziano da 8 milioni ad 11 milioni nel 2021. È stato presentato dall’Enac all’hotel Russott, a San Giuliano, durante un incontro pubblico, dove però erano presenti solo trenta persone. Fino al primo dicembre tutti i cittadini, singoli o gruppi, potranno portare delle osservazioni ai piani di espansione. Sul sito del Ministero dell’Ambiente è possibile scaricare il materiale, poi ci sono due mesi di tempo, fino al primo dicembre.
Contestazioni ambientali riguarderanno probabilmente l’allungamento della pista. Come ha spiegato al Corriere del Veneto la società Thetis, che ha curato lo studio di impatto ambientale, «l’incremento della pista impone l’imbonimento di aree lagunari; il Palav (Piano d’area della laguna, ndr) lo vieta, ma si può fare per interesse pubblico».
Genova, gli scenari sono due
Molto più aperta la vicenda di Genova, altro scalo fermo da anni su una questione: in questo caso la privatizzazione. I tentativi di vendita del 60% a privati sono fin qui falliti. Ora la strada è quella di vendere l’80%, con Autorità portuale e Camera di commercio che resterebbero con il 10% ciascuno. Per individuare il prezzo di vendita dell’80% dello scalo è stato necessario, ha spiegato Il Secolo XIX, un nuovo piano strategico. I piani arrivati, in realtà, sono stati, a sorpresa, due: una prima ipotesi prevede la durata attuale della concessione, che termina nel 2027. In questo caso si prevede, scrive il quotidiano genovese, «un piano di investimenti da 25 milioni, attraverso il quale ampliare l‘aerostazione e potenziare infrastrutture e impianti. Una prospettiva di sviluppo destinata a portare lo scalo dagli attuali 1,3 milioni a di passeggeri a 2 milioni». La seconda ipotesi è più ambiziosa e prevede investimenti per 102 milioni e 2,67-3 milioni di passeggeri. Ma l’orizzonte temporale sarebbe molto più lungo: il 2042. Sarebbe quindi necessaria una proroga di 15 anni della concessione, cosa che è tutt’altro che scontata. Di sicuro di strada da recuperare ce n’è molta, perché gli investimenti sono fermi da anni. Il piano industriale 2007-2027 prevedeva investimenti per 46 milioni di euro, ne sono stati spesi circa sei.