Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
Cassintegrati & C.: facciamo curar loro il territorio
Ho visto poco fa nel corso del telegiornale l’ennesimo disastro causato dal maltempo con queste frane e smottamenti. Mi è venuta spontanea una domanda. Continuiamo a lamentare la mancata manutenzione del territorio e a delegare ad altri il compito che spetterebbe ad ognuno di noi nel suo piccolo. Una soluzione forse ci sarebbe. Tutti coloro che percepiscono soldi dallo Stato (cassintegrati, disoccupati, extracomunitari eccetera) in pratica tutti coloro che vengono aiutati in un momento di difficoltà, visto che lo Stato siamo noi, siano invitati a rendersi disponibili nel proprio territorio ricambiando in qualche modo l’assistenza di cui usufruiscono. Abbiamo purtroppo parecchia gente a spasso, involontariamente, che potrebbe dare una mano a risolvere i problemi creati dalla mancata cura del territorio. Basta piangersi addosso, trasformiamo questa fase negativa nell’occupazione in qualcosa che aiuti a ridurre per il futuro i tanti dissesti che affliggono la nostra “bella” Italia. Smetteremo così di vederla distrutta da smottamenti e inondazioni, e soprattutto di piangere i morti.
Fiorella Brioschi, [email protected], la Repubblica, 15 novembre
La regione Lazio spreca i fondi Ue
Gli ultimi dati resi noti dal governo relativi all’impiego dei fondi europei per il periodo 2007-2013 mostrano come la regione Lazio abbia impiegato soltanto il 67% dei fondi Fesr e Fse per la competitività delle imprese. Significa che poco meno di 500 milioni di euro destinati all’innovazione delle Pmi e delle altre imprese rischiano di essere sprecati per inefficienza burocratica se non erogati entro la fine del 2015. Eppure il Lazio e la giunta Zingaretti potrebbero facilmente impiegare i soldi entro la scadenza se soltanto facessero scorrere le graduatorie dei bandi già valutati e con progetti ammissibili ma non finanziabili per mancanza di fondi (!) quali: il bando Por Fser 2007-2013 del 2009 denominato “Frontiere tecnologiche delle Pmi” oppure come il Por Fesr 2007-2014 denominato “Microinnovazione”. Basterebbe una determina per evitare di regalare all’Europa 500 milioni in euro di fondi che al quarto anno di recessione consecutiva valgono doppio per le imprese.
Dario Giovanale, ItaliaOggi 15 novembre
Il mistero delle tre navi al museo di Grado
Negli anni ‘60 sui fondali dell’isola di Grado tre sommozzatori triestini scoprirono una nave oneraria romana con il suo bel carico. Entusiasmo in paese. Parola d’ordine: i preziosi reperti devono essere esposti a Grado, e non altrove, in un museo… Fu la partenza. La dismissione di una scuola consentì al Comune di cederla alla Soprintendenza per fare il museo. Negli anni ‘80 venne trovata un’altra nave cui fu imposto il nome di Iulia Felix, recuperata a pezzetti per assemblarla ed esporla nel museo, che però resta chiuso. Ora si viene a sapere di un’ulteriore nave, scoperta due anni fa ed annunciata all’inaugurazione del museo (si spera non virtuale) nel mese scorso; e siamo già nel 2014. A questa nuova nave è stato dato il nome di Grado2, come se fossero solo due le navi acquisite al patrimonio archeologico dei fondali gradesi per il museo. La prima nave con il suo carico, e cioè l’origine stessa del museo, sembra essersi volatilizzata.
Augusto C. Marocco, Grado (Go), la Repubblica, 16 novembre
Chi sciopera fa un sacrificio e merita rispetto
Trovo indecoroso trattare i lavoratori come studentelli che bigiano scientemente e sono tutti contenti se con la bigiata allungano le vacanze. Quando i lavoratori scioperano, fanno una scelta “costosa”: lasciano allo Stato o all’azienda pubblica o privata per cui lavorano una giornata del loro salario, cosa che, in questi tempi, è un sacrificio doloroso. Solo per questo meritano rispetto.
Marinella Stangherlin, Milano, la Repubblica, 16 novembre
Come la mettiamo con i prezzi dell’olio italiano?
Colpa del clima e di una mosca olearia, la produzione dell’olio d’oliva italiano è crollata mediamente del 40% e il prezzo al chilo ha raggiunto punte di 4,40 euro al chilo franco frantoio. Eppure nella grande distribuzione si vendono oli extravergini 100% italiani a un prezzo spesso inferiore. Come mai, sarà semplicemente il solito «specchietto per le allodole» per attirare più clienti, oppure l’etichetta nella bottiglia riporta dei dati sbagliati?
Silvano da Porretta, [email protected], Corriere della Sera, 16 novembre
Stesso fatto e nei tg servizi diversi
Incredibile come di uno stesso fatto si abbia una visione completamente diversa. Il Tg4 parla, come prima notizia, della rivolta dei residenti alla periferia di Roma contro i centri immigrati. La causa? Le continue violenze subite dai romani, con assalti agli autobus ecc., e il trattamento di favore per gli stranieri. Passiamo al Tg3. La stessa notizia data in chiusura, mettendo il rilievo come a tre poveri immigrati sia stato impedito di bere un caffè al bar. Evidente, sembra dire il Tg, la componente razzista di questi assalti. Ma la gente è stufa di queste interpretazioni. Chissà se lo capirà anche il Tg3.
Giordano Citterio, Libero, 16 novembre
L’ingegner De Benedetti internato? Ma quando mai…
In un’intervista sul Corriere del 14 novembre (a firma di Aldo Cazzullo), tra molte affermazioni e dichiarazioni, alcune nel frattempo già diventate oggetto di dibattito, l’ingegner Carlo De Benedetti, ricordando gli anni in cui fu rifugiato in Svizzera, assieme alla sua famiglia, parla di “campo di concentramento”, riferendosi all’edificio, il vecchio albergo Majestic di Lugano, in cui trascorse la quarantena subito dopo la fuga dall’Italia. Siccome De Benedetti reitera questo concetto da tempo, avendolo già enunciato nel saggio di Alberto Statera, “Un certo De Benedetti”, ripreso da Renata Broggini in “Terra d’asilo- I rifugiati politici in Svizzera 1943-1945” (editore il Mulino, pagina 166), mi sembra opportuno ripristinare un po’ di verità storica precisando che mai ci furono in Svizzera campi di concentramento, bensì di “internamento”, e che i De Benedetti, come migliaia di altri italiani (i quali si esprimono generalmente in ben altri termini riguardo a quegli anni e avvenimenti) furono rifugiati e non deportati in Svizzera, come viceversa avveniva per i veri campi di concentramento esistenti in Germania. Quanto ancora ai De Benedetti in particolare, vale altresì la pena di ricordare che dopo la breve “quarantena” al Majestic di Lugano, l’intera famiglia venne ospitata, con la garanzia di un amico svizzero, in una pensione di Lucerna e i due figli Carlo e Franco vi frequentarono come “uditori” le scuole pubbliche, imparandovi il tedesco (sempre da “Terra d’asilo”, pagina 219). A mio modesto avviso, circostanze più che sufficienti per coltivare un ricordo di gratitudine e non di disprezzo, come risalta invece dalle parole di De Benedetti. Il quale, peraltro, ha poi chiesto e ottenuto anche la cittadinanza elvetica. E’ immaginabile, tanto per osare un confronto, un Primo Levi che avesse chiesto la cittadinanza tedesca?
Mauro Maestrini, Muzzano (Svizzera), Corriere della Sera, 17 novembre
Soltanto l’Italia non ricorda i caduti di tutte le guerre
Lavoro a Londra dove l’11 novembre sono stati ricordati tutti i caduti degli ultimi cento anni, dalla Grande guerra a oggi. Alla televisione sono stati dati ampi spazi anche a quei Paesi che analogamente celebravano questa ricorrenza, Francia, Belgio, ecc. È in corso una raccolta fondi nazionale che viene individuata con i papaverini di carta (poppies) che tutti gli uomini, dico tutti, indossano in Inghilterra. Visivamente è commovente vedere tutti uniti in questa raccolta, perché tutti sentono di dover ringraziare altri che si sono sacrificati per la libertà di oggi. In Italia non ho avvertito l’eco di queste cerimonie, per non parlare del silenzio istituzionale e della mancanza di valorizzazione che questo silenzio comporta. Significa che gli uomini che sono morti negli ultimi 100 anni a difesa della nostra patria e dei nostri valori non valgono niente? Non ho parole per raccontare la mia amarezza e il dolore che ciò mi provoca.
Clarice Pecori Giraldi, [email protected], Corriere della Sera, 17 novembre
Esame preventivo ai manager pubblici
I professionisti che curano faccende private sono tenuti per legge a superare un esame di Stato dopo avere espletato un periodo di pratica obbligatoria. Sono tenuti altresì a stipulare per legge un assicurazione per Rc professionale obbligatoria i cui estremi sono da indicare nell’incarico verso il cliente. Non si comprende come mai amministratori che gestiscono beni e servizi di ingente valore e decidono di materie di rilevanza pubblica siano esentati da qualsiasi esame preventivo ma soprattutto dal fornire qualsiasi tutela a beneficio degli amministrati.
Paolo Fiorini, Verona, la Repubblica 18 novembre
Se sale giochi e ristoranti si mangiano le librerie
Una libreria che chiude è come un pezzo di noi che se ne va, una sconfitta della cultura contro la volgare superficialità degli uomini dei budget e dei Pil. Ho provato una profonda tristezza passando qualche giorno fa nel centro storico di Napoli e vedere chiusa la libreria Guida, fino a pochi anni fa raduno di intellettuali e scrittori. A lato della porta d’ingresso una targa in marmo del Ministero dei Beni Culturali informa il passante che quella libreria è stata promossa a bene culturale dello Stato e questo mi suscita un sentimento misto di ironia e di rabbia. In compenso aprono ristoranti, bar, parrucchieri, sale giochi e tutto ciò che ha a che fare col tempo libero e col superfluo.
Delio Lomaglio, [email protected], la Repubblica, 18 novembre
La memoria corta dei cittadini romani
I fatti tanto gravi quanto squallidi di Tor Sapienza, tra le altre cose, ci mettono di fronte a due realtà oggettivamente deprimenti: la prima è la corta memoria dei cittadini romani. Non si spiega altrimenti come possano accogliere rappresentanti politici di un partito (la Lega Nord) che li ha sempre denigrati e insultati. La seconda è la constatazione della vigliaccheria di quegli assalti verso persone che, anche se non sono santi, hanno il diritto ad avere un po’ di umana solidarietà. Mentre i veri responsabili del degrado continueranno ad assistere all’oscena guerra tra poveri che sta “andando in scena”.
Mauro Chiostri, [email protected], la Repubblica, 18 novembre
La prima volta, con Renzi, di un presidente del Consiglio in Australia
È la prima volta che abbiamo la visita del presidente del Consiglio in Australia, malgrado la massiccia presenza italiana in questo Paese che, tra prima, seconda e terza generazione, ammonta a circa un milione. Renzi è venuto per il G20 a Brisbane, ma è poi arrivato a Sydney dove ha incontrato la comunità italo-australiana, visitando industrie per accordi bilaterali e la scuola bilingue. Speriamo di rafforzare sempre più i rapporti tra I nostri due Paesi, e che l’Australia possa aiutare la nostra amata Italia in questi momenti difficili.
Franca Arena, Sydney, Corriere della Sera, 18 novembre
Solo io contraria allo sciopero generale?
Tra meno di un mese è stato programmato uno sciopero generale. Sono l’unica a ritenere che, da parte dei sindacati, insistere nell’indicare lo sciopero come modalità di protesta in un periodo di crisi lavorativa senza precedenti, sia sbagliato nei confronti di chi è senza occupazione?
Federica Uboldi, [email protected], Corriere della Sera 18 novembre
Un fior di spesa non per il territorio ma per il business edilizio
Con la Legge «Tutela e uso del suolo» del 1977 lo Stato imponeva a tutti i Comuni la redazione del Piano Regolatore da sottoporre all’esame e all’approvazione delle Regioni. Con gli Oneri di urbanizzazione dava inoltre ai Comuni le risorse sufficienti per «urbanizzare» il loro sviluppo senza indebitarsi. Da allora un esercito di architetti e ingegneri è al lavoro con un costo annuo per i Comuni (Istat, 2012 ) di 930 milioni, con l’ausilio di un altro esercito che lavora negli uffici tecnici comunali al costo di 1,800 miliardi, mentre la rata di rimborso debiti grava (Istat, 2012) per 5,807 miliardi. Troppi miliardi impiegati da trentasette anni mica a tutela del territorio ma a tutela del business edilizio e dei mutui concessi dalla statale Cassa Depositi e prestiti.
Renato Foresto, La Stampa, 18 novembre
La raccomandata si ritira in sala giochi
Sono residente a Collegno, in data 12 novembre ricevo un avviso di giacenza per una raccomandata. L’avviso intestato alla Società di recapito Defendini, mi informa che dal giorno seguente posso ritirare la mia raccomandata presso la Tabaccheria di Via Provana 26 a Collegno negli orari indicati. Sabato 15 novembre mi reco presso la Tabaccheria indicata e il titolare mi informa che per il ritiro della raccomandata mi devo rivolgere a fianco della tabaccheria, devo suonare alla “Sala Giochi”…tanto siamo sempre noi, mi precisa. Mi reco alla sala giochi e riscontro che ci sono altri due destinatari di raccomandate che attendono il loro turno. Ho atteso alcuni minuti, quando è stato il mio turno ho rilasciato il mio documento e firmato la distinta per il ritiro della raccomandata, mittente il Comune di Collegno. Non è stata una bella esperienza per me, dover frequentare anche solo per alcuni minuti una sala gioco, restare in un locale con vetri oscurati insieme ai soliti avventori del gioco, per ritirare una raccomandata. Mi chiedo se la Società Defendini e il Comune di Collegno che lo incarica per l’invio ai suoi concittadini di lettere, sono al corrente che il servizio di consegna non viene eseguito dalla Tabaccheria, come riportato nell’avviso di giacenza, ma da una Sala Giochi. Non mi è piaciuto rilasciare gli estremi del mio documento di identità in tale luogo, nè mio sembra consono a tale servizio. Magari, visto la crisi del gioco, tale soluzione serve per l’esercente, ad incrementare nuovi clienti?
La Stampa, 18 novembre
In Canada Grillo sarebbe un fenomeno da baraccone
Quando mio bisnonno Pietro sbarcò a Ellis Island, nei primi anni del ’900, venne marchiato con un segno sui vestiti. Gli fecero un segno con la vernice perché dopo 40 giorni di nave passati a vomitare anche l’anima sull’Atlantico, arrivò magro magro, alto alto e bello giallo in faccia. Tenuto anche presente che, in quanto siciliano, poteva essere un potenziale mafioso (e spesso gli immigrati a Ellis venivano marchiati con la vernice per tale motivo). Cinquant’anni dopo, quando toccò a mio padre emigrare, nessuno in Canada si è permesso di chiamarlo “italiano bingo bongo”, di dirgli “vai a rompere le scatole al tuo paese” o “gli italiani portano malattie”. Penso ora a Beppe Grillo che dice che gli immigrati portano malattie e mi convinco che da quando la chiacchiera da bar (perché la frase: “Gli immigrati portano malattie” si può sentir dire tra un cappuccino e un espresso, e non è la prima volta che succede) è arrivata dove si dovrebbe fare alta amministrazione, questo Paese è definitivamente fottuto. In Canada un leader politico che dicesse questo sarebbe un fenomeno da baraccone. O un comico.
Antonino D’Anna, ItaliaOggi, 18 novembre