Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
La Repubblica, 28 novembre
Io, medico cocciuto contro la burocrazia
Sono un medico di famiglia con 40 anni di professione. Orbene, uno dei miei pazienti, una carissima persona di cui ho visto crescere i figli, è stato colpito da una grave forma cancerosa che, fra tutti i danni, gli provoca forti anemie. Come ho fatto per tanti altri, ma anni fa, quando ancora eravamo “medici della mutua”, mi sono detto disponibile a effettuare le trasfusioni a casa, anziché farlo trasportare in ambulanza in day-hospital. Mal me ne incolse. Le difficoltà burocratiche sembrano insuperabili; i moduli e le richieste si moltiplicano e paiono fatte apposta per scoraggiare una tale pratica. Pagine di regole, leggi, direttive, moduli ecc. E poi si parla di “domiciliazione delle cure”, di non ricoverare e di medicina del territorio. Parole vuote che all’atto pratico si scontrano con una burocrazia impietosa. Comunque, il sottoscritto è cocciuto e le trasfusioni gliele farà a casa.
Lettera firmata, Torino
Insegnare non è più un mestiere per donne
In Italia l’insegnamento è stato tradizionalmente un lavoro per donne e questo significa sottopagato. Per decenni è stato il lavoro esercitato da signore borghesi, colte e senza problemi economici, non disposte a dipendere in tutto dal marito. Invece poi le cose sono andate in un’altra direzione: l’insegnamento è diventato un lavoro usurante che impegna quasi tutta la giornata (ma gli stipendi sono rimasti uguali). Per molte famiglie rappresenta la principale — se non unica — fonte di reddito; molte docenti sono madri separate che mantengono i figli con sacrifici; molti insegnanti si sentono parte di un proletariato intellettuale; quasi tutti sono depressi e frustrati. Quando si accenna a tali argomenti in un consesso di non-insegnanti la risposta è: zitti che almeno un lavoro voi ce l’avete, e i soliti luoghi comuni. Io, come molti, sento di essermelo strameritato questo lavoro, tra laurea col massimo dei voti, specializzazione, concorsi vinti. E mi sento dire che dovrò essere “valutata” per poter progredire.
Clotilde Federico, [email protected]
Corriere della Sera, 28 novembre
L’Eternit ebbe il battesimo all’Expo 1906 di Milano
Mi sembra di non aver visto menzionato da nessuno che il prodotto Eternit sia stato presentato con gran successo per la prima volta in Italia nel padiglione svizzero dell’Expo di Milano 1906. Per reclamizzare meglio il prodotto, il padiglione venne costruito utilizzando l’Eternit. Da lì il proprietario svizzero fece il gran salto a Casale Monferrato dove si iniziò a costruire la fabbrica nel 1906 e dove l’attività produttiva iniziò nel marzo 1907.
Evelina Mulazzi, [email protected]
Si taglia ovunque ma non sulle ambasciate delle Regioni
Malgrado le ripetute richieste, nessuno ci ha spiegato a che servono le rappresentanze delle Regioni a Bruxelles. Si parla tanto di revisione della spesa pubblica, ma questo settore sembra intoccabile.
Giordana Franceschi, [email protected]
La Stampa, 28 novembre
Taranto e il rischio di creare città “dannate”
Ci tenevamo a scrivere questa lettera perché purtroppo, negli ultimi tempi i media nazionali hanno parlato di una Taranto che ormai ha come cognome Ilva; la nostra città sta diventando famosa per i veleni e per gli atti mafiosi visti anche gli ultimi cinquantadue arresti. La descrizione è quella di una realtà tragica priva di risorse, ove l’unica speranza data alla comunità non può che essere l’esodo verso altri lidi fuori da questo territorio. Noi non siamo scappati, purtroppo o per fortuna abbiamo voluto crederci, rimboccandoci le maniche per contribuire nel nostro piccolo alla crescita economica di questo territorio, non avanzando semplicemente delle richieste allo Stato, ma avviando un progetto innovativo, che avesse come pilastro portante il merito e le competenze. Abbiamo avviato una Azienda con tanti sacrifici, studio e lavoro per veder nascere questo progetto, sentivamo la necessità di raccontare la nostra storia per dare fiducia e speranza alle generazioni come la nostra e ai nostri amici, che vengono lasciati soli e senza opportunità di crescita professionale. Non possiamo non prendere atto delle reali problematiche che attanagliano la nostra città evidenziando anche i «tentativi» ostruzionistici delle istituzioni locali che abbiamo incontrato nel nostro percorso, ne potremmo raccontare mille di peripezie affrontate e che ancora ci troviamo a dover risolvere… Ringraziamo il Comando di Polizia Locale che nel nostro percorso ha saputo fornirci tante spiegazioni, tanti dettagli per avviare l’attività in modo confacente al rispetto delle norme vigenti. Ma la nostra convinzione e determinazione nel credere in modalità legali che funzionano e pretendere che lo facciano non può che indurre questa città ad ottenere risultati migliori. Abbiamo una logica imprenditoriale 2.0 ovvero diversa molto spesso da realtà aziendali che appartengono ad una obsoleta gestione delle attività commerciali targate anni Novanta, ma abbiamo la consapevolezza che nonostante i problemi economici si possa fare impresa soprattutto rispettando la legge. Uno dei momenti più belli della nostra avventura imprenditoriale è stato ricevere una Pec inviata dal ministero dello Sviluppo Economico con la quale la Up Media Srls veniva riconosciuta come start up innovativa. Ne siamo fieri perché siamo la prima nel Comune di Leporano, ove ha residenza la Società e la quinta nella Città di Taranto. Concludiamo evidenziando il nostro personale parere sulla nostra generazione, non chiediamo posti fissi e sussidi economici statali, bensì solo ed esclusivamente una opportunità per dimostrare le nostre competenze che sicuramente saranno utili alla stessa comunità, nella speranza che un giorno anche l’Italia possa essere un Paese meritocratico.
Marcello Murgia, amministratore unico, Up Media srls, Taranto
Ma questo lessico non sa di fascismo?
Renzi: “Solo con onore e disciplina riusciremo a cambiare questo Paese”. Non tanto tempo fa un partito di sinistra avrebbe dato del fascista a chi si fosse espresso in questi termini.
Marcello Bussi