La storia che raccontiamo si svolge nel Nord Est del Wisconsin, Stati Uniti. Ma potrebbe essere ambientata nel nostro Nordest produttivo, dove alcune fabbriche chiudono mentre altre fanno fatica a trovare alcune competenze tra i più giovani. Il 23esimo Stato per estensione degli States, affacciato sui Grandi Laghi, con l’Italia sembra avere più di una cosa in comune. A partire dalla vocazione manifatturiera che anche lì, come da noi, rischiava di morire davanti a un mondo in rapido cambiamento. Ma non è stato così.
Come hanno fatto? Hanno individuato il settore trainante dell’economia del territorio e gli imprenditori disposti a impegnarsi in prima persona e con le proprie risorse. Hanno scelto le professionalità e le competenze più richieste, per le quali le aziende del settore erano disposte a garantire occupazione e buoni salari. Hanno lavorato in rete con le scuole e le università per studiare programmi di apprendimento che prevedevano una preparazione più idonea alle possibilità offerte dal mondo del lavoro. Un lavoro che così è diventato non solo possibile, ma probabilissimo, richiesto e ben pagato. Insomma, tutto quello di cui da anni si parla in Italia, ma che non si è mai realizzato. Nel Wisconsin, sì.
Lo ha raccontato al Future Forum di Udine Ann Franz, strategich partnerships manager per il Northeast Wisconsin Technical College e direttrice di questo programma partito dalla New Manifacturing Alliance, un gruppo di imprenditori della manifattura che ha fatto rete con le istituzioni scolastiche, gli enti di sviluppo dell’occupazione, le Camere di commercio locali (quelle che noi vogliamo chiudere) e altre organizzazioni pubbliche per promuovere lo sviluppo dell’economia del territorio. Un’area dove il 23% dei residenti è impiegato in imprese del manifatturiero, percentuale ben più elevata di quella dell’intero Wisconsin (16%) e di tutti gli Stati Uniti (dove si ferma al 10%). «Il futuro è molto eccitante, ma ci sono alcune preoccupazioni. Abbiamo una forza lavoro che sta invecchiando e abbiamo bisogno di aiutare i giovani a capire quali sono i lavori disponibili per loro nel futuro. Nel nostro territorio abbiamo circa 104mila persone che stanno per lasciare il proprio posto di lavoro. In Italia il numero è persino più alto. Dunque è importare educare le persone su quali sono i posti di lavoro disponibili», ha detto Ann Franz, «perché questo potrebbe rappresentare un grosso problema nel futuro di un mondo in cui la forza lavoro diventa sempre più anziana». La manifattura, ha aggiunto, «con le sue fabbriche, deve parlare una sola lingua insieme alle scuole e alle Camere di commercio su che cosa è importante per il proprio Paese e la propria regione, quali sono i lavori disponibili e come renderli interessanti per le persone». Non è solo «un problema italiano, né solo un problema americano, ma un problema mondiale». Ma si può risolvere, dice. «Unendo insieme le forze della manifattura, del governo e delle università, abbiamo avuto grossi risultati. E ora sappiamo affrontare il futuro del mondo del lavoro».
Una particolarità e una «fortuna», come l’ha definita la stessa Franz, perché lì la manifattura continua a crescere e a garantire salari sicuri ed elevati. «Le fabbriche hanno sempre bisogno di occupati preparati: fino ai primi anni 2000 quasi se li “rubavano” da un’impresa all’altra perché le persone disposte a lavorare in fabbrica erano sempre meno». Così è nata l’Alliance, partita proprio da questa esigenza degli imprenditori, che ha puntato a rendere sempre più vicino e attrattivo il mondo della fabbrica. «Un mondo che, ci siamo accorti, era sempre più considerato solo tramite preconcetti, visioni tayloriste da catena di montaggio, totalmente distanti dalla realtà», dice Ann Franz. «Una realtà che gli studenti dovevano imparare a conoscere davvero per poter apprezzare». E così da 2006 il lavoro di rete con le scuole e le università è iniziato e si è passati «dalle accuse reciproche tra imprenditori e formatori, abituati fino ad allora a incolparsi a vicenda se il sistema non funzionava, al dialogo. A parlarsi finalmente usando il “noi”».
Il progetto è complesso e prevede una parte fortissima di comunicazione attraverso Internet e i social network e un modo nuovo di insegnare e apprendere. Dalla collaborazione fra insegnanti e imprenditori, ad esempio, si è arrivati a realizzare dei video in cui la matematica viene spiegata dando una grande rilevanza a ciò per cui potrà essere poi utile, concretamente, nel lavoro in fabbrica. «In questi video non diamo subito le soluzioni, ma prevediamo delle pause in cui siano gli studenti a risolvere i problemi matematici applicati al mondo dell’impresa», ha raccontato Ann Franz, sottolineando che dal 2006 al 2013 il numero di persone che ha sviluppato le professionalità più richieste dall’industria (nel loro caso, tecnici meccanici e addetti ai macchinari a controllo numerico) è raddoppiato. La fabbrica, insomma, «non è mai stata così cool».
Il progetto è partito al basso, con un impegno anche economico da parte degli imprenditori, che hanno stretto una partnership e, con la forza dei primi risultati ottenuti hanno attratto via via sempre più imprese interessate al progetto. «Devono essere convinti innanzitutto gli imprenditori della validità del progetto e governarlo, perché se non sono interessati loro in prima persona non si può procedere. Il pubblico può fungere da facilitatore e provvedere al coordinamento della rete», ha detto la Franz. Ma se in un territorio come l’Italia più che la ricerca di lavoratori c’è il problema inverso? «C’è sicuramente anche qui un settore o più settori che continuano a funzionare e a richiedere competenze e occupati: dovete individuarlo e partire da quello», ha risposto Ann Franz. «Quando l’esperienza ha successo e sono gli imprenditori a certificarlo ad altri, s’innesca sicuramente un circolo virtuoso».