Grecia, vivere tra le violenze di Alba Dorata

Grecia, vivere tra le violenze di Alba Dorata

È il 18 settembre 2013 quando il rapper antifascista Pavlos Fyssas viene attaccato e ucciso da un membro del partito di ispirazione neonazista Alba Dorata. Pochi giorni dopo, il 28 dello stesso mese, Nikólaos Michaloliákos, leader e fondatore di quella organizzazione viene arrestato.

Da quel giorno, il 28 settembre 2013, la Grecia ha iniziato ad affrontare la minaccia che porta in seno da tempo, quella “setta” prima minoritaria, divenuta forza parlamentare con le elezioni politiche del 2012.

Insieme al fondatore di Alba Dorata, il 28 settembre 2013 vengono raggiunti dal mandato di arresto della Procura di Atene anche il portavoce Ilias Kasidiaris, il vicepresidente nazionale Christos Pappas, i deputati Ilias Panagiotaros, Yannis Lagos e Nikos Michos, il segretario della sezione di Alba dorata del quartiere ateniese di Nikeia Nikos Patelis e due commissari di polizia. Ma anche dodici dirigenti minori del partito e numerosi attivisti. Trentasei persone in tutto. Tutti con la stessa accusa: membri di una organizzazione criminale mandante dell’omicidio del rapper Fyssas.

Un anno dopo quell’ondata di arresti, il 16 ottobre 2014 il Procuratore Capo Isidoros Dogiakos chiede il rinvio a giudizio di 69 membri e supporter di Alba Dorata (in greco Chrysi Avghi), tra cui compaiono 18 deputati.

L’accusa, per tutti, è di «aver costituito, diretto e fatto parte di un’organizzazione criminale» e di «possesso illegale di armi».

Nelle 700 pagine di report stilato dal Procuratore Dogiakos (il pdf), viene descritta nel dettaglio una vera e propria struttura diretta dall’interno del Parlamento greco, dotata di una compagine militare, gerarchica, e basata sulla cieca obbedienza dei sottoposti ai comandi della leadership.

Vi si descrivono numerosi attacchi a stranieri e attivisti di sinistra commessi da squadre di uomini in divisa nera ed elmetto, armati di randelli. Si parla di tentati omicidi, furti, ricatti, incendi dolosi. Lesioni personali gravi e crimini d’odio. Partecipazione a omicidi.

Un membro di Alba Dorata regge la bandiera con il simbolo del partito (Getty Images)

Secondo il Procuratore Capo, tutti i deputati di Alba Dorata hanno fatto parte del cuore organizzativo della struttura creata per commettere atti di violenza. Nel report, Dogiakos descrive l’escalation di abusi commessi da membri e supporter di Alba Dorata a partire dal 2012, l’anno dell’ingresso in Parlamento. Elemento chiave, quest’ultimo, per sostenere la tesi dell’esistenza di una «organizzazione criminale» che ha nei deputati la sua testa. Forti dell’immunità parlamentare, il Procuratore ritiene che i parlamentari di Alba Dorata abbiano pianificato i sempre più frequenti scontri nelle strade, dirigendo cellule locali del partito e apparendo poi sui luoghi degli attacchi, a “rivendicare” il controllo degli uomini armati che vi prendevano parte.

Tra i deputati parlamentari rinviati a giudizio c’è anche il portavoce Ilias Kasidiaris, 34 anni, già sottoposto ad arresto preventivo e noto ai quotidiani internazionali per aver aggredito nel 2012 due esponenti della sinistra greca durante un dibattito televisivo: un bicchiere d’acqua in faccia a una e uno schiaffo all’altra.

Il video con Ilias Kasidiaris che attacca due deputate di sinistra in una trasmissione televisiva

In un report dell’Ufficio investigativo internazionale consegnato al Procuratore (citato da Der Spiegel), si documenta la collaborazione tra forze della polizia greca ed estremisti di Alba Dorata in 130 casi. Si racconta di come i poliziotti, su ricompensa di membri del partito, rifiutano di raccogliere lamentele e denunce fatte da stranieri, o decidono di non intervenire in attacchi violenti lanciati contro gli immigrati dagli estremisti. O ancora, picchiano gli stranieri detenuti nella prigione di Amygdaleza.

Un clima di violenza diffusa

Nutrita dalla disoccupazione, dalla rabbia e povertà portate dalle politiche di austerità, Alba Dorata ottiene alle elezioni politiche del 2012 ventuno seggi parlamentari su 300, forte di uno slogan che recita: «Così possiamo liberare questa terra dalla sporcizia», dove per sporcizia si intendono gli immigrati. Un risultato decisamente lontano da quello 0,3% dei voti raccolti alle elezioni legislative del 2009, alla vigilia della crisi economica che avrebbe travolto il Paese e l’Europa, accendendo ovunque focolai reazionari, populisti, antieuropei.

Questo partito di estrema destra che si definisce ufficialmente «nazionalista», incentra ancora oggi la sua ideologia sull’opposizione all’immigrazione clandestina, sul culto della nazionalità greca e ariana (nello statuto si legge che solo chi è «ariano di sangue e greco di discendenza» può entrare in Alba Dorata), sulla condanna dell’omosessualità come malattia. Insieme al rifiuto del marxismo e della globalizzazione. Il suo simbolo è una greca nera su sfondo rosso, che ricorda la svastica nazista, sebbene i membri del partito neghino ogni legame.

Gli arresti preventivi di parte dei suoi membri nel 2013 e l’inizio delle indagini a carico dei suoi leader non hanno scalfito granché il supporto della popolazione greca per Alba Dorata. Dopo aver raggiunto il 15% di preferenze nei sondaggi nell’estate del 2013, nel novembre successivo all’arresto di Michaloliakos, Alba Dorata manteneva ancora il 10% dei consensi.

Questo grafico del Wall Street Journal mostra come, dopo la morte del rapper Fyssas, le preferenze per il partito di ispirazione neo nazista sono scese al 7% circa. Pochi giorni dopo, però, il consenso è di nuovo al 10%. Nell’intervallo tra le due misurazioni, due membri di Alba Dorata sono stati ammazzati da esponenti della sinistra radicale: il 1 novembre 2013 un gruppo autoproclamatosi «Poteri rivoluzionari del popolo combattente» uccideva in una sede ateniese di Alba Dorata Manolis Kapelonis and Giorgos Fountoulis, e feriva gravemente Alexandros Gerontas. Rivendicando l’attentato, il gruppo di estrema sinistra parlava esplicitamente di ritorsione a seguito della morte del rapper Fyssas.

Alle elezioni amministrative del maggio 2014, Kasidiaris, portavoce del gruppo prima arrestato, poi rilasciato prima della nuova cattura lo scorso ottobre, otteneva il 16% delle preferenze alla corsa per la poltrona di sindaco di Atene. Alle elezioni Europee che si tenevano quello stesso giorno, Alba Dorata ha ottenuto circa il 10 % dei voti, entrando per la prima volta al Parlamento europeo. In un’intervista rilasciata a RaiNews all’indomani di quel risultato, Dimitris Psarras, autore di La Bibbia Nera di Aba Dorata e considerato il massimo esperto del movimento, descriveva in questo modo il profilo degli elettori del partito estremista: «giovani, in prevalenza uomini, disoccupati e carichi di frustrazione per la crisi. Si è dissolto il tessuto sociale così come quello economico e politico e c’è tanta rabbia, che si riversa nelle urne. E poi, qui in Grecia è noto, c’è molta contiguità con le frange estreme della polizia e degli apparati militari».

Alle accuse del Procuratore Capo di Atene i membri di Alba Dorata hanno replicato dicendo che si tratta di «caccia alle streghe» e di un processo «politico». E c’è intanto chi inizia a credere che se la tesi sostenuta dal Procuratore Isidoros Dogiakos – di «organizzazione criminale» – dovesse risultare infondata, il consenso per Alba Dorata nella Grecia ancora in piena crisi economica potrebbe crescere esponenzialmente. 

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