Istruzioni per mangiare un gelato in modo elegante

Istruzioni per mangiare un gelato in modo elegante

È sempre così: per sfuggire alle cadute di stile di Chi, la cosa migliore è rifugiarsi nel New Yorker. In particolare, nel grazioso numero del 24 agosto 1968. Mentre il resto del mondo si occupava, con una certa preoccupazione, dell’invasione sovietica di Praga, su queste pagine si discettava, grazie alla fatata penna di Lawrence Rust Hills, sul metodo corretto di mangiare un cono gelato. Del resto, era estate.

Sono dettagliatissime (e ironiche) istruzioni per famiglie, bambini e adulti: se Signorini le avesse lette, forse avrebbe evitato le facili allusioni del titolo (“Ci sa fare con il gelato”) con cui ha accompagnato le immagini di Marianna Madia intenta, in macchina, a mangiarsi un cono; se le avesse lette lei, avrebbe senza dubbio scoperto che “automobili e coni gelato non vanno bene insieme” (pag. 103, righe 18-19). E il caso si sarebbe chiuso subito. Anzi, non si sarebbe nemmeno aperto.

Continuando la lettura, Signorini e Madia avrebbero senza dubbio approvato l’idea del genitore giudizioso di evitare di far mangiare alla famiglia il gelato in macchina: “Ci dovrà essere un circolo immaginario di almeno due metri intorno all’automobile, e nessuno lo può attraversare se non ha finito il suo cono, e se non si sarà pulito le mani”; avrebbero biasimato, insieme allo scrittore americano, la corruzione dilagante dei fanciulli che “erano sempre stati contenti di mangiare solo coni alla vaniglia e che vengono traviati da compagni di classe […] dall’immaginazione esuberante”, finendo per desiderare gusti esotici come “fragola, o cioccolato” e altri ancora, che non esistono neppure. Avrebbero concluso che i gelatai per alimentare queste fantasie “hanno gusti che non sono nella lista e sulla lista ci sono gusti che non hanno davvero” e che, per questo, è regola generale che “ci sarà sempre caos, confusione, putiferio e improvvisi cambi di idee al momento di ordinare dei gelati. E non è mai esistito, non esiste e non esisterà mai un modo per evitarlo”.

Ci sono anche alcuni comandamenti: “Non assaggiare mai i coni degli altri”, perché “se sono più buoni del vostro, vi rimarrà il rimpianto; se sono più cattivi, vi resterà il sapore. E se sono uguali, non vi sarete persi nulla”.

Quando si vanno a comprare, mai lasciare che il gelataio “dia a voi tutti i gelati del gruppo”. Perché è una “scena patetica il genitore che regge il gelato del figlio e fruga in cerca dei soldi”. Molto meglio chiedere che sia “il gelataio a consegnarlo a ciascuno, e poi insistere di dirvi quanto costa tutto prima che vi venga dato il gelato, assicurarsi che tutti abbiano il tovagliolo prima che vi venga dato il gelato, insomma fare tutto prima che vi venga dato il gelato”. Poi, prendere il gelato.

Ma anche qui, non è così semplice: “I gelatai maneggiano gelati con nonchalance. Sono come professionisti abituati a tenere in mano candelotti di dinamite, i loro movimenti sono veloci e sicuri”. E porgeranno i coni “con naturalezza”. Ed ecco, il terzo comandamento: “Mai accettare gelati in questo modo”. Piuttosto, “mantenere le mani sui fianchi finché il gelataio non vi guarderà, stupito. Fissatelo negli occhi e solo allora, con calma, piano, e con cautela, afferrate il gelato”.

Per mangiarlo, bisogna assumere la classica posa: “In piedi, con almeno mezzo metro tra un piede e l’altro, il busto piegato in avanti di almeno 25 gradi, gomito destro alzato, braccio destro orizzontale tenuto all’altezza della clavicola ma ad almeno 30 cm di distanza”. Ma prima occorre controllare lo stato di salute del cono, che “non presenti fratture”; e poi, del gelato che “spesso è posizionato in modo instabile, e questo richiede una correzione immediata per riportarlo in equilibrio”. Il rischio è “che caschi per terra (male) o sulla mano (molto peggio)”.

Di fronte a queste difficoltà, bisogna sempre ricordare che l’obiettivo primario “è prendere il controllo del gelato. Poi, mangiarlo con calma e piacere”. Perché il vero piacere non è “mangiarlo, ma mangiarlo nel modo giusto”, cioè “fate ruotare la mano di 360 gradi, allontanando da voi il pollice e avvicinando le altre dita, in senso anti-orario. Allora, con il cono di fronte a voi, e con il polso piegato al suo massimo angolare verso di voi, applicate una leggera pressione con la bocca e con la lingua sul gelato”.
Se tutte le procedure sono corrette, si arriverà a ottenere un cono con una perfetta palla di gelato sopra. “Da una forma innaturale, ripugnante, irregolare, caotica, avrete scolpito una figura ordinata, ideale, degna dell’invidia di Prassitele e di Euclide”.
È il momento di attaccare il cono: “Tenendolo morbido, senza spezzarlo, cominciare a ridurre il suo volume”. Perché, per la “natura geometrica delle cose, un cono rovesciato ridotto con costanza rimane sempre un cono rovesciato, non importa la sua dimensione: mantiene la sua forma”.

Qui la fine: che la Madia prenda appunti, dal momento che la sua posa era del tutto sbagliata. Il gelato va mangiucchiato in modo costante, fino a quando si arriva al momento clou: “Mentre gli altri si staranno leccando le mani, tutte appiccicose, o staranno tornando dal gelataio a chiedere altri fazzoletti, ecco: in quel momento voi potrete tenere tra le vostre dita il cono, ormai in miniatura, e lasciarlo cadere, con gentilezza, nella bocca”.

Immagine tratta da Flickr, di Kham Tran

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