La green economy vola alla faccia della crisi

La green economy vola alla faccia della crisi

Se si pensa all’economia dei cinque anni che vanno dal 2008 al 2013, le immagini che vengono in mente sono una sfilata di fabbriche chiuse, indici in discesa ed erba che cresce ai lati dei capannoni abbandonati. Ma c’è un altro verde che si è insinuato nelle aziende, quello della green economy. Nei cinque anni della crisi il 22% delle imprese italiane ha investito, o lo farà quest’anno, in tecnologie per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Il dato sale al 30,1% se si considerano le imprese manifatturiere. A raccogliere i dati è stato Greenitaly 2014, il rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola, arrivato alla quinta edizione. 

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Tra le imprese manifatturiere gli investimenti “verdi” non sono stati effettuati solo per ridurre l’impatto ambientale di processi produttivi più complessi e spesso altamente inquinanti, ma anche per riqualificare le proprie produzioni. Il risultato è che queste imprese sono diventate più competitive, in una fase molto difficile specialmente sul mercato nazionale. «È emblematico osservare – si legge nello studio – come, fatta eccezione per i due comparti del chimico-farmaceutico-petrolifero e della gomma-plastica, dove la quota di imprese green tocca picchi che superano il 40% (per chiare ragioni di pressione antropica e rispetto di stringenti standard eco-sostenibili), in tutti gli altri comparti manifatturieri la propensione ad investire in tecnologie green è diffusa quasi con la stessa intensità, oscillando dal 27% circa di imprese che realizzano eco-investimenti nel sistema moda al poco più del 33% relativo al cartario-stampa».

Sono tutti segnali, secondo il rapporto Greenitaly 2014, di una forza anticiclica della green economy.   

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Una delle tesi forti del rapporto è che c’è una correlazione tra gli investimenti in tecnologie verdi e la solidità ed efficienza economica delle aziende. In primo luogo investono di più: il 20,6% delle aziende che realizzano eco investimenti ha sviluppato nuovi prodotti o nuovi servizi nel corso del 2013, contro l’8,7% di quelle che non investono. L’impegno sembra ripagato: il 18,8% delle imprese ecoinvestitrici, si legge, ha visto crescere il proprio fatturato nel 2013, mentre tra le non investitrici ciò è successo solo nel 12,6% dei casi.

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Le ricadute della “rivoluzione verde” sono si sono viste anche sul fronte dell’occupazione. Oggi, spiega il rapporto, nell’intera economia italiana sono presenti quasi tre milioni di green jobs, che corrispondono al 13,3% dell’occupazione complessiva nazionale. A colpire sono però i dati sulle nuove assunzioni previste per il 2014: nell’insieme ci sono 234mila richieste, ossia ben il 61% della domanda di lavoro. La cifra comprende 50.700 figure professionali “verdi” e altre 183.300 figure per le quali sono reputate indispensabili competenze green. Le prospettive per i lavori legati all’ambiente sono molto promettenti anche in Europa: basti pensare che di qui al 2020 si possono creare in Europa, come indicato dalla stessa Commissione, altri 20 milioni di posti di lavoro verdi. 

La propensione a investire in tecnologie per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2, come prevedibile è maggiore per le grandi aziende e bassissimo per quelle sotto i dieci dipendenti. Non si vede, invece, una distanza rimarchevole tra le varie macro-regioni d’Italia, per quanto ci sia una maggiore propensione nel Nord-Est e nel Nord-Ovest. Si sente invece molto la sensibilità green delle nuove imprese. Nel primo semestre del 2014, spiega il rapporto, si contano quasi 33.500 start-up green che hanno investito in prodotti e tecnologie verdi già nei primi mesi di vita o prevedono di farlo nei prossimi 12 mesi: ben il 37,1% del totale di tutte le aziende nate nei primi sei mesi di quest’anno. 

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