Vanilla LatteMcConnell, il “pugile imbattuto” simbolo delle midterm

McConnell, il “pugile imbattuto” simbolo delle midterm

Ci sono pochi dubbi sull’esito delle elezioni di medio termine tenutesi negli Stati Uniti. Con una rara vittoria a valanga, il Partito Repubblicano ha conquistato in un colpo solo il controllo di entrambi i rami del potere legislativo, mantenendo la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, e aggiudicandosi anche la partita chiave del Senato. Dal Montana al South Dakota, passando per West Virginia, Arkansas e Colorado, il Gop è riuscito nell’impresa di guadagnare posti al Senato così da ottenere il numero necessario per avere la maggioranza per i prossimi due anni. Ma di tutte le partite giocatesi nella election night tra il 4 e il 5 novembre, c’è un risultato repubblicano che, rispetto agli altri, ha un sapore tutto particolare, ed è quasi emblematico dell’intera tornata elettorale: quello dello Stato del Kentucky.

Se fosse un pugile, Mitch McConnell si potrebbe definire “undisputed champion”, ovvero campione incontestato. La sua lunga carriera politica è infatti costellata da successi. Leader della minoranza uscente, quasi 73 primavere di età, fu eletto per la prima volta al Senato circa trent’anni or sono, nel 1984. Dopo cinque mandati consecutivi, e una popolarità in apparente declino, quella delle midterm del 2014 si presentava come la più difficile sfida politica della sua decennale carriera: dopo l’ostacolo delle primarie del suo partito (dove ha superato agevolmente l’imprenditore Matt Bevin, candidato del Tea Party), McConnell si trovava di fronte un avversario non poco temibile, la democratica Alison Lundergan Grimes. Una donna, giovane (nata nel 1978), agguerrita, sostenuta economicamente dai produttori di Hollywood Harvey Weinstein e Jeffrey Katzenberg e, particolare di non poco conto, tutto fuorché vicina alle politiche di Barack Obama. Anzi: con posizioni quali la strenua difesa del secondo emendamento per la libertà di possedere armi, la militanza nella influente National Rifle Association (il suo spot elettorale mentre imbraccia un fucile ha fatto il giro d’America) e l’opposizione a ulteriori riduzioni di CO2 da parte della Environment Protection Agency perché comporterebbero perdite di posti di lavoro nell’industria del carbone del Kentucky – unitamente al sostegno al sistema missilistico di difesa “Iron Dome” di Israele – la Grimes non solo si distanziava il più possibile dall’inquilino della Casa Bianca, ma minacciava anche di intercettare una fetta importante di voto conservatore.

Insomma, il peggior avversario possibile per l’anziano Mitch. Chi lo aveva dato anticipatamente al capolinea, tuttavia, aveva forse sottovalutato la sua grande scaltrezza politica, specialmente in campagna elettorale. Perché McConnell, come ha notato l’esperto Chris Cilizza sul Washington Post, «conosce i suoi punti deboli», «ha un ottimo team politico» (composto dal consulente per i media Larry McCarthy e dal sondaggista Jan van Lohuizen) che lo segue da lunga data, «è sempre preparato», sa «rappresentare il Kentucky» e, soprattutto, è capace di «attaccare, senza chiedere scusa». Nonostante in difficoltà su più fronti, il candidato repubblicano ha saputo distogliere la luce dei riflettori dalla sua figura e mettere alle strette l’avversaria democratica accostandola il più possibile al Presidente Barack Obama, ai minimi storici nei sondaggi di gradimento e poco di aiuto, se non addirittura nocivo, ai Democratici in corsa.

Il comandante in capo, pur essendo distante alla Grimes su molte questioni, appartiene comunque al suo stesso partito. McConnell ha saputo sfruttare al meglio questo vantaggio, trasmettendo agli elettori del Kentucky il messaggio che votare Alison Grimes significava votare Barack Obama. Insomma, ha trasferito il dibattito da locale a nazionale. E nelle cassette delle lettere dei cittadini, ha anche recapitato un’immagine olografica targata Gop, con la foto della Grimes che cambiava forma diventando Obama. La strategia ha funzionato egregiamente, confermando che, se trasformate in un referendum sulla Casa Bianca, le midterm avrebbero portato esclusivamente benefici ai Repubblicani: con circa 16 punti di margine, 56,2% contro 40,7%, l’anziano Mitch ha superato la giovane Alison, confermandosi Senatore del “Bluegrass State” per il suo sesto mandato di fila.

«Domani, i giornali diranno che ho vinto questa corsa, ma la verità è che questa sera diamo inizio ad un’altra gara, quella per cambiare questo Paese», ha affermato McConnell, a caldo, commentando il risultato davanti alle folle di sostenitori datesi appuntamento al Marriott East hotel di Jeffersontown. La sua vittoria, infatti, ha un significato molto più ampio, che valica i confini del Kentucky. Da leader della minoranza, il neo-rieletto esponente del Gop è ora in rampa di lancio per diventare capo della maggioranza al Senato, posizione fondamentale per l’assetto legislativo dei prossimi due anni, anche sotto l’aspetto dei rapporti tra Congresso e Amministrazione Obama, nonché in chiave 2016. Da candidato a fine carriera, così, il 72enne Mitch McConnell emerge ora come uno dei principali vincitori delle midterm 2014 e si appresta a diventare una delle figure più importanti del 114esimo Congresso, ovvero colui che detterà l’agenda ai Repubblicani e, di conseguenza, condizionerà anche le scelte della Casa Bianca. Incontestato, come un pugile che vince sempre.

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