Simonetta Rubinato si definisce un outsider. «Anche se molti preferiscono considerarmi una guastafeste», racconta divertita. Parlamentare del Partito democratico, più volte sindaco del comune trevigiano di Roncade, domenica sarà lei a sfidare Alessandra Moretti alle primarie di centrosinistra in Veneto. L’europarlamentare è la candidata dell’establishment? «Con me c’è il popolo», taglia corto Simonetta Rubinato. «Lo sa che ho raccolto più di mille firme rispetto ai miei avversari?». Certo, la partita non è semplice. Su richiesta dei vertici di partito le primarie sono state anticipate di due settimane. E così la campagna elettorale della deputata outsider è durata una manciata di giorni, dal 18 novembre a oggi. «Così è più difficile per chi deve farsi conoscere dagli elettori», ammette. Eppure è ottimista. Rubinato punta su autonomia e trasparenza. «Un programma credibile con cui potrei prendere i voti anche dei leghisti, come ho già fatto in passato». Tra tanti progetti, un inevitabile commento alla politica “ladylike” di Alessandra Moretti. «Secondo me bisogna avere il senso della misura – spiega la parlamentare trevigiana – . Ben venga la cura del proprio corpo, ma i nostri elettori hanno altri problemi. E molti di loro nemmeno possono permetterserlo l’estetista».
In Veneto il centrosinistra sceglie il suo candidato governatore con le primarie, come è nel dna del Pd. Eppure non è stato così facile.
Nelle scorse settimane i vertici del partito, la stragrande maggioranza dei consiglieri regionali e dei parlamentari veneti avevano inviato un appello all’onorevole Alessandra Moretti perché si candidasse. Nelle loro intenzioni la sua doveva essere una candidatura unica, senza passare dalle primarie. Ho chiesto solo di essere chiari nei confronti dei nostri elettori. Se non si vogliono fare le primarie, va bene. Ma lo deve decidere l’assemblea con un voto. Così non è stato. E allora ci ho messo la faccia e mi sono candidata anche io.
Peraltro il voto era in programma il 14 dicembre, ma alla fine si è deciso di anticipare al 30 novembre. Una campagna elettorale lampo.
È un grave errore. Ufficialmente si sono ridotti i tempi per dedicare più spazio al confronto con il presidente Zaia. Ma è evidente che in una campagna elettorale così breve chi ci rimette è il candidato meno popolare. Quello che fa più fatica a farsi conoscere dagli elettori. Senza considerare che in questo modo la gente non viene coinvolta.
E dopo la grande astensione alle Regionali in Emilia Romagna forse è un rischio che il Pd potrebbe evitare di correre.
È proprio per questo che ho contestato la scelta di anticipare il voto. Non solo. Se tutto l’establishment del partito si schiera senza imparzialità a favore di una candidata, alla fine il risultato appare scontato. Mi spiega poi chi viene a pagare due euro per partecipare a una scelta già presa?
Invece assieme ad Alessandra Moretti e all’esponente dell’Idv Antonino Pipitone c’è anche lei.
Io correrò da outsider, anche se qualcuno preferisce definirmi “guastafeste”. Ma con me c’è il popolo. Per candidarmi ho raccolto più firme degli altri candidati: 7.500 contro le 5.200 di Alessandra (Moretti, ndr). È il segno che la base le primarie le vuole.
Ma è davvero convinta di farcela?
Sono sincera, con altre due settimane di campagna elettorale il risultato sarebbe stato più facile da raggiungere. Per fortuna che un gruppo di splendidi volontari mi ha aiutato a raccogliere le firme. Certo, la mia campagna elettorale è iniziata il 18 novembre. Un po’ poco tempo per girare la regione e farmi conoscere.
Il suo progetto politico, in pillole.
Autonomia, soprattutto. Quella di cui sembra essersi dimenticato anche Zaia, che pure parla di indipendenza. La nostra regione ha uno straordinario tessuto economico, produttivo e sociale in grado di esercitare un’autonomia responsabile. Potremmo ripartire e diventare la locomotiva d’Italia. Da questo punto di vista penso alle ricadute eccezionali che potrebbero esserci in materia di istruzione. La regione potrebbe diventare la cerniera tra le scuole e le nostre uniche realtà produttive.
Poi?
Una Regione trasparente. Sono, senza se e senza ma, per il rinnovamento della classe politica regionale. Non dimentichiamo che lo scandalo Mose ha lambito anche noi. La mia credibilità su questi argomenti è giustificata dalla mia storia. Combatto da anni per legalità e autonomia.
Nel suo programma c’è spazio anche per infrastrutture, sanità, ambiente. È un progetto in grado di sfidare il centrodestra? Il Veneto è terra di Lega Nord.
Io sono stata eletta per ben due volte sindaco di un paese di campagna, Roncade, di circa 14mila abitanti. Nel mio piccolo posso dire di averli sempre sconfitti. E parliamo del 2004 e 2009, anni in cui il centrodestra alle Europee prendeva il 70 per cento. Perché progetti e persone sono diversi dai partiti. Io, ad esempio, ho preso anche tanti voti leghisti. Vede, ci sono molti elettori che hanno scelto il centrodestra ma non hanno voglia di votare per Zaia. E aspettano di vedere se da questa parte siamo in grado di presentare un progetto politico credibile.
Intanto la campagna elettorale non le ha risparmiato qualche colpo basso. Qualche giorno fa Alessandra Moretti l’ha accusata di aver fatto parte dei famosi 101 parlamentari che hanno affossato l’elezione di Prodi al Quirinale.
Ma in quell’occasione io ho votato convintamente per Prodi. Chissà perché è uscita questa storia… In ogni caso la stessa Sandra Zampa (deputata dem e portavoce di Prodi, ndr), che è una mia amica, ha smentito qualsiasi illazione.
Equivoco chiarito. Può considerarsi solo un incidente di percorso?
Diciamo così. In ogni caso anche io avrei avuto argomenti, ma ho preferito evitare qualsiasi caduta di stile.
Lei ha assicurato che se vincerà la primarie lascerà il Parlamento.
Serve un progetto per il Veneto. Che porterò avanti da presidente, ma anche dai banchi dell’opposizione. Ho voluto essere subito molto chiara su questo punto: sarò a disposizione del Veneto per cinque anni. E ho chiesto lo stesso anche agli altri candidati.
Alessandra Moretti è stata appena eletta al Parlamento Europeo. Cosa le ha risposto?
Veramente non l’ho ancora capito con precisione…
Nel centrosinistra le principali candidate in corsa sono due donne. È già un successo?
È un dato che sottolinea la voglia di cambiamento dei nostri elettori.
Parafrasando una discussa intervista della sua avversaria, anche per lei la politica deve essere “ladylike”?
Come dicevano i greci, la bellezza è un valore se accomunata ad altri due valori: il vero e il buono. Altrimenti è mera ostentazione. Mi rendo conto che viviamo in tempi un po’ edonistici, ma ai nostri elettori interessano serietà e concretezza. Per carità, curare il proprio corpo è importante. Ma sottolineare eccessivamente l’aspetto fisico è persino controproducente: la gente ha problemi più importanti, non tutti possono permettersi continue visite dall’estetista. Ci vogliono moderazione e senso del limite, specie quando si rivestono ruoli pubblici.