TaccolaPerché Intesa vuole la banca dei Lord inglesi

Perché Intesa vuole la banca dei Lord inglesi

L’indiscrezione è arrivata domenica pomeriggio dal Financial Times: Intesa Sanpaolo sta considerando l’acquisto di Coutts, il braccio di “wealth management”, ossia di gestione di grandi patrimoni, della Royal Bank of Scotland (Rbs). La scelta sarebbe parte di una strategia di Intesa per impiegare un surplus capitale di 16 miliardi di euro a disposizione della banca. Era stato lo stesso ad di Intesa, Carlo Messina, dopo i risultati degli stress test di fine ottobre, ad annunciare acquisti in vista. «Abbiamo avuto un eccesso di capitale, certificato dalla Bce, di 13 miliardi di euro alla fine di dicembre (2013, ndr). Siamo per definizione un potenziale consolidatore».

Comunque sia, molte cose rimangono da chiarire, a partire da che cosa è in vendita. Ufficialmente la Rbs sta vendendo solo la parte internazionale di Coutts, con sede a Zurigo. Intesa vuole tutta la torta, per mettere un piede nella City e alzare la propria presenza internazionale a partire da un parterre prestigioso come quello di Coutts. Poi bisognerà capire quale sarà il prezzo di acquisto: si parla di un’offerta di 500 milioni di sterline, circa 650 milioni di euro. Gli acquirenti in lista sono altri, almeno come interesse segnalato. 

Che cos’è Coutts

Coutts gestisce il patrimonio privato della regina Elisabetta II. Si spiega con queste poche parole il prestigio di cui gode la banca, che è uno storico gestore di patrimoni, fondato nel 1692. Il logo dell’istituzione finanziaria ha tre corone non a caso, perché fino al ventesimo secolo la banca curava i patrimoni soprattutto di nobili e di possidenti. La sua base di clienti si è poi allargata ma rimane ultra-elitaria: per diventare un potenziale investitore con Coutts serve un patrimonio (esclusa la parte immobiliare) di almeno un milione di sterline. Il suo nome risuona in molte delle pietre miliari della letteratura inglese: è la banca del Dr. Jekyll (e inevitabilmente di Mr. Hide) nel romanzo di Robert Stevenson ed è citata nel Dracula di Bram Stoker. È insomma un monumento della finanza britannica, che però non sta bene. Come non lo sta – affatto – la sua proprietaria, Royal Bank of Scotland, per l’80% di proprietà del governo del Regno Unito e tuttora sommersa dai mutui subprime di metà anni Duemila. 

Un 2013 in perdita

Coutts & Co Ltd, la filiale internazionale della banca, ha sede a Zurigo e ha avuto nel 2013 una perdita netta di 45 milioni di franchi svizzeri, pari a circa 37 milioni di euro. L’utile lordo è invece stato di 103 milioni di franchi (85 milioni di euro). In mezzo ci sono state svalutazioni e rettifiche per oltre 160 milioni di franchi. Tra i motivi della perdita, spiega il bilancio 2013, c’è stata l’esclusione dei ricavi dal business del Sud America e una diminuzione del tasso di interesse netto applicato da Rbs.  I ricavi totali lo scorso anno sono scesi dell’8 per cento, per effetto di una discesa del 22% dei ricavi da interessi netti.  Oltre a diversi costi straordinari, come la partecipazione al programma per le banche svizzere del Dipartimento di Giustizia statunitense per il recupero dell’evasione fiscale. 

Perché Coutts è in vendita

Non è però per i conti di Coutts International che la Royal Bank of Scotland è in vendita. Il motivo sono le difficoltà della Royal Bank of Scotland. Le perdite della banca nel 2013 sono state pari a 8,24 miliardi di sterline, oltre 10 miliardi di euro. Il motivo è il peso ancora notevolissimo delle perdite sui mutui subprime. All’inizio del 2014 alle perdite già note se ne sono aggiunte altre per tre miliardi di sterline. La Rbs a seguito della crisi finanziaria del 2007 si trovò in dissesto e nel novembre 2008 video l’ingresso del governo del Regno Unito. Prima con il 57,9% e nel 2009 con l’85 per cento. 

Le difficoltà di Rbs hanno reso necessaria la vendita di Coutts, anche se la banca scozzese continua a escludere che siano comprese anche le attività nel Regno Unito. Il Financial Times, citando una persona vicina a Intesa, sostiene che la banca italiana stia cercando di persuadere Rbs a vendere tutta la sua attività. 

Ad agosto una nota interna ai dipendenti aveva anticipato la possibile cessione della filiale internazionale. Da ottobre Goldman Sachs sta seguendo la pratica. Altri potenziali acquirenti di cui è stato segnalato l’interesse sono le banche svizzere Julius Baer ed Efg, ma anche Ubs e Credit Suisse. Della partita potrebbero essere anche la banca di Singapore Dbs e la brasiliana Btg Pactual. 

Perché Intesa vuole comprare Coutts

Se Intesa comprasse tutta Coutts, compresa la parte inglese, quindi con i relativi patrimoni e contatti della creme della società britannica, avrebbe una vetrina internazionale di primissimo piano. Avrebbe, inoltre, la possibilità di accrescere le attività di “wealth management”, dove non è molto presente (in Italia ha per esempio Fideuram). «In Italia non ha senso comprare e se comprasse Coutts guadagnerebbe uno spazio importante nella City», segnala un consulente finaziario. Intesa oggi ha una presenza internazionale limitata, dopo l’uscita dal Sud America e il ridimensionamento nell’Europa centro-orientale.

Perché invece non usare il surplus per fare più credito, dato che l’ultima trimestrale ha visto una riduzione delle erogazioni? «Sono due canali diversi – commenta un consulente finanziario -. Il credito lo fanno con la raccolta. La raccolta tradizionale non è cresciuta molto, ma ora hanno i fondi della Bce e dicono di essere pronti a fare prestiti. Tutt’altra cosa è come impiegano il surplus di capitale. In questo caso hanno senso le acquisizioni e si comprende la scelta di un investimento, magari a prezzo di saldo, nel private bancking, che è un business poco rischioso, fatto di fee e di gestione».  

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