Sapere è meglio che ignorare, questo è sicuro, ma è altrettanto vero che un’abbuffata di nozioni può confondere chi ,fino a poco tempo prima, si barcamenava tra le proprie semplici, seppur importanti, conoscenze e chi addirittura era totalmente digiuno da qualsiasi informazione.
Insegnare la letteratura o l’antologia ad una persona incapace di leggere, oltre che stupido, rischia di essere controproducente all’allievo quanto all’insegnate.
La tv e i new media fanno male alla cucina, non di proposito sia chiaro, bensì di riflesso. Danneggiano le basi, le fondamenta, minano le certezze e confondono.
Si vedono vincitori e personaggi di programmi culinari, a cui il pubblico attribuisce una certa autorevolezza e credibilità (basata poi su cosa?!?), promuovere prodotti di scarsa qualità se non addirittura dannosi per la salute. Si può assistere a lezioni, scusate, showcooking tramutati in veri e propri spettacoli coreografati ma senza alcun contenuto, forse più vicini all’ospitata in discoteca del tronista di turno che alla spiegazione di determinate scelte di ingredienti o accostamenti.
Ed il pubblico?? Il pubblico assorbe, registra, prende nota di tutto, non filtra attraverso un proprio io critico e accumula dati, nozioni, ricette, quasi come se si aspettasse da un momento all’altro una crisi di creatività collettiva, accantona foglietti e fogliettini.
Questo marasma coinvolge e contamina tutti, nessuno escluso. Coinvolge professionisti, coinvolge donne e uomini, persone anziane, bambini ma soprattuto adolescenti. Dico soprattutto adolescenti perché, questo fenomeno, appassiona ed infiamma i loro animi focosi, mostrando una piccolissima parte della realtà e tralasciando le parti più importanti.
Avendo insegnato per un paio d’anni in un alberghiero mi sono reso conto da vicino, domandando ai diretti interessati, quale fosse stata la spinta iniziale ad intraprendere la strada della gastronomia e della ristorazione. Le risposte, molto in linea tra di loro, sono state principalmente: fama, successo, libera creatività, potere, dominio su gli altri componenti della brigata e ovviamente denaro. Non che questi argomenti mi abbiano sconvolto – anche perchè è molto semplice sentirli proferire da bocche di giovani adolescenti, la cosa che invece un po’ mi ha stupito è che la spinta ricevuta in nessun caso fosse stata mossa da passione.