Il 28 novembre 1972 vennero ghigliottinati a Parigi Claude Buffet e Roger Bontems per rapimento e omicidio. A difenderli – e ne uscì sconfitto – c’era Robert Badinter, avvocato di livello nella capitale francese. Per lui, che veniva da una carriera incredibile, non fu solo un insuccesso. Fu una rivoluzione. La condanna dei suoi assistiti lo convinse a intraprendere una battaglia contro la pena di morte in Francia, che riuscirà a vincere, da ministro, nel 1981.
Badinter aveva cominciato dal basso. Suo padre, originario della Bessarabia, era morto nel 1943 nel campo di concentramento di Sobibor, dove era stato deportato dai tedeschi pochi mesi prima. La madre, Charlotte Rosenberg, anche lei originaria della Bessarabia, non sapeva né leggere né scrivere. Lui riesce a iscriversi al liceo, a raggiungere l’università e a vincere una borsa di studio per andare in America a perfezionare gli studi. Poi torna in Francia, diventa avvocato, si dottora, fa il giro delle università come insegnante, si sposa bene la prima volta, con l’attrice Anne Vernon (La donna più bella del mondo, o Il conte Max, con Alberto Sordi) e si sposa benissimo la seconda volta, nel 1965, con Élisabeth Bleustein-Blanchet, filosofa, scrittrice e figlia di Marcel Bleustein-Blanchet, proprietario di uno dei più importanti gruppi di comunicazione francesi, Publicis (per capirsi, nel 2010 è stato il terzo del mondo). Intanto dal 1951 lavora con Henry Torrès, avvocato (e comunista). Ha fatto carriera.
Proprio a Henry Torrès dedica L’Exécution, il libro in cui racconta la storia del processo a Claude Buffet e Roger Bontems. Quest’ultimo è stato condannato anche se esisteva una prova materiale che dimostrava la sua innocenza: il coltello di Bontems non corrispondeva alle tracce lasciate sul collo della vittima. La prova fu considerata nulla per un vizio di forma, non poté venire utilizzata nel dibattimento e questo determinò la sua condanna a morte. Per Badinter fu un trauma: l’ingiustizia, palese, si mostrava insopportabile. Da quel giorno decise di dedicarsi alla lotta contro la pena di morte.
Il suo impegno diventa pubblico: difende apposta i casi più eclatanti per salvarli dalla forca. Prima Patrick Henry, che aveva ucciso un bambino di sette anni nel 1976. L’anno dopo riesce a ottenere, per lui, la condanna all’ergastolo. Nel frattempo, la sua attività politica nel partito socialista si risolve, da una decina di anni, in candidature mai andate a buon fine. Diventerà Ministro della Giustizia nel 1981, voluto da Mitterrand. Ci arriva per nomina ma mai per voto popolare.
Fu comunque un momento fondamentale: da quella sede impone l’annullamento di tutte le sentenze di condanna e promuove una legge per abolire la pena di morte in Francia. Riuscirà a farla passare. Qui sotto il suo storico discorso:
Ad aiutare Badinter, sembra, ha contribuito anche il suo molto gradevole aspetto fisico. La bellezza non è mai un ostacolo: e anche oggi, nel 2014, il magazine Glam’mag lo ha eletto “avvocato più sexy dell’anno”, all’età di 86 anni. La cosa notevole è che aveva già vinto il titolo nel 2013. Le sue fan sono numerose, anche di più perché, secondo i gossip più incontrollati, l’avvocato si sarebbe separato da Elisabeth. E forse gira con una nuova fidanzata.