Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
Ma che cos’ha in testa un sindaco come Marino?
Non se l’argomento è pertinente ma soffro quando vedo noncuranza nella politica locale. Sul mensile “Quattroruote” di ottobre una bella pagina ha questo titolo: “Marino l’antiauto dirotta la Mazda a Barcellona”. Cioè la nota casa automobilistica voleva lanciare in contemporanea mondiale -Tokyo, Roma e Monterey (California)- un proprio modello. Al Comune di Roma aveva chiesto di ristrutturare un vecchio edificio, zona Ostiense, adattandolo alle necessità. Servono alcuni permessi, vari incontri con le autorità capitoline, risposte vaghe e rinvii. Il sindaco Marino è troppo impegnato e non incontra i vertici dell’azienda in Italia. La Mazda si stanca e va a Barcellona, dove in pochi giorni ha tutti i permessi. Mi complimento con Marino. La trascrizione dei matrimoni gay lo ha stressato e l’investimento di pochi milioni della Mazda con visibilità europea di Roma non era così necessario…Ma che cos’ha in testa un sindaco del genere? Come si giustifica la negligenza? Da italiano mi sento sconsolato e sfiduciato.
Fausto Giusti, Vinci (Fi), Avvenire, 4 novembre
Scegliere come morire unico modo per sconfiggere la morte
Ha avuto vasta eco sulla stampa la morte volontaria di Brittany Maynard, 29 anni, affetta da tumore cerebrale maligno. Da San Francisco si era trasferita a Portland, nell’Oregon, uno dei quattro stati Usa dove l’eutanasia è legalizzata. Aveva detto: «Non sono depressa, non tendo al suicidio. Non voglio morire, ma sto morendo. E voglio farlo a modo mio, con dignità. Augurando a tutti di morire con dignità. Sono malata, sabato mi uccido. Potrò anche cambiare idea. Dipenderà dalle mie condizioni. Intanto mi sono procurata i farmaci letali. Sapere che ho la medicina in tasca mi dà serenità». Tutti desideriamo la serenità. Se la paura della morte ha contribuito, in origine, alla nascita delle religioni, oggi non è più la morte, ma il come si muore a far paura. Scegliere come morire è il vero modo di sconfiggere la morte. Da anni si parla di testamento biologico, di autodeterminazione anticipata di volontà. In Parlamento giace la proposta di legge d’iniziativa popolare per l’eutanasia legale sollecitata e promossa dall’Associazione Luca Coscioni unitamente a Radicali italiani, Exit Italia e Uaar firmata da migliaia di cittadini italiani e depositata in Cassazione. «Legalizzare l’eutanasia significa autorizzare i medici a eseguire la volontà di un malato di porre fine alla sua esistenza quando arriva ad essere una mera successione di dolore e sofferenza senza alcuna speranza di guarigione».
Bruno La Piccirella, [email protected]
Ma i tribunali non giudichino in base al mainstream
Trovo che la recente sentenza sul caso Cucchi sia un’aberrazione. Ma ancora più aberrante, per la mia formazione, è percepire nell’indignazione generale la convinzione che l’opinione pubblica possa influenzare il corso di un processo. Quando un tribunale emetterà una condanna in base a quello che pensa la gente, seguendo il mainstream, allora il nostro sistema giudiziario sarà andato definitivamente in frantumi.
Giuseppe Catozzo, Roma
La lezione (sull’economia) che viene dal Giappone
In un articolo pubblicato dal New York Times, il noto economista Paul Krugman ha elogiato il Giappone per il modo in cui ha affrontato le crisi economiche degli ultimi decenni. Attraverso l’ossessione del debito e dei bilanci, l’Occidente è rimasto prigioniero di una logica di decrescita e dei tagli. Invece, il Giappone ha salvato la sua struttura industriale e l’ha preservata, considerando la capacità produttiva più importante dei bilanci. Attualmente il tasso di disoccupazione giapponese è intorno al 4%. Il Giappone, come la Cina del resto, è influenzato culturalmente da un’etica confuciana che considera il lavoro nella prospettiva di un fondamentale ruolo nella struttura sociale. Prima di vedere il lavoro come una componente economica, lo si considera un elemento per la coesione sociale. Purtroppo in Occidente stiamo affrontando la crisi con un atteggiamento esattamente contrario, sottovalutando le ripercussioni sociali. Non si è capito che per avere un’economia serve prima una società. Se il tessuto sociale si disgrega, non rimane più alcuna possibilità per vedere la ripresa economica.
Cristiano Martorella, Il Fatto, 5 novembre
Perché solo dal 2017 l’accordo contro le esportazioni di capitali?
A Berlino è stato firmato da 51 Paesi un accordo per lo scambio automatico di informazioni fiscali che renderà la vita difficile dal 2017 a chi ha esportato illegalmente capitali. Ma perché rimandare al 2017?
Maria Pia Torretta, [email protected], Corriere della Sera, 5 novembre
La strada della morte e lo sbrocca Italia
Nel guardare la cartina dei cantieri a metà riattivati dal governo Renzi ho notato che le opere “sbloccate” riguardano , guarda caso, le regioni più popolose. Cioè quelle con il maggior numero di votanti e, quindi, di deputati. La gran fetta dei lavori finanziati è nel centronord, con l’Umbria che fa il pieno. A Sud vengono premiate Campania e Sicilia, con la tratta ferroviaria Palermo-Messina via Catania (5,2 miliardi) e l’alta velocità Napoli-Bari (6,7 miliardi). La Calabria, regione con meno di due milioni di residenti, recupera a mala pena le briciole: 416 milioni per due micro-lotti sulla eterna incompiuta Salerno.Reggio Cakabria. Ancora una volta nulla si legge in merito alla tristemente famosa strada della morte. La SS 106: unica arteria di collegamento da Taranto a Reggio Calabria sulla dorsale jonica, su cui si riversa il traffico su gomma dalla A14 alla fine dello Stivale. E su cui insistono grandi centri abitati come Crotone, Rossano, Corigliano e Siderno. Località turistiche come Le Castella e Soverato. E perfino il capoluogo di regione, Catanzaro. In tutto 491 chilometri, che nel tratto calabrese (405 chilometri) contano una sola carreggiata a doppio senso di circolazione, capaci di attraversare anche il più infimo dei paesini costieri. A questo punto sorge un dubbio: forse gli elettori serviti dalla 106 non sono sufficienti a giustificare l’investimento. O forse la Calabria non è Italia. Non è da sbloccare. Ma da sbroccare.
Luigi Chiarello, Italia Oggi, 5 novembre