L’8 dicembre, secondo quanto riporta il New York Times , Nasr bin Ali al-Ansi, uno dei comandanti dell’organizzazione terroristica in Yemen, ha ufficialmente condannato la pratica della decapitazione dei prigionieri utilizzata negli ultimi mesi dall’Isis perché contraria alle direttive di Osama bin Laden e controproducente per la jihad islamica.
«Non c’è alcun dubbio», ha detto al-Ansi «che qualcuno dei nostri fratelli sia rimasto turbato dal vedere le scene di decapitazioni che sono state diffuse recentemente. Noi non lo accettiamo e le respingiamo con forza».
Il dibattito sull’opportunità o meno di ricorrere alle decapitazioni e di diffondere i video per terrorizzare i nemici non è nuovo all’interno dei gruppi terroristici islamici. A dimostrarlo sarebbe una lettera datata giugno 2005 e scritta da Ayman al-Zawahiri, ex braccio destro di bin Laden, diventato formalmente il numero uno di Al Qaeda, nel giugno 2011, poco dopo la morte di bin Laden.
La lettera, pubblicata in inglese sul sito del Combating Terrorism Center di West Point , la più famosa accademia militare statunitense, era stata inviata a Abu Musab al-Zarqawi, che all’epoca si trovava in Iraq e che è ritenuto il fondatore del gruppo terroristico che oggi chiamiamo Isis.
Così scrive Ayman al-Zawahiri:
Tra le cose che non saranno mai apprezzate dalla popolazione musulmana che vi ama e vi supporta ci sono anche i video che mostrano il massacro degli ostaggi. Non lasciatevi ingannare dagli elogi di qualche zelante giovani e dalle loro descrizioni di te come lo sceicco dei macellai. Loro non esprimono il punto di vista degli ammiratori e dei sostenitori della resistenza in Iraq.
[…]
Siamo in guerra, e metà della guerra si gioca nel campo di battaglia dei media. Siamo nel pieno della guerra mediatica per la conquista dei cuori e delle menti della nostra comunità di fedeli. Per quanto le nostre capacità si amplino, non saranno mai nemmeno un millesimo di quelle del regno di Satana che ci sta combattendo. E noi possiamo uccidere i prigionieri coi proiettili. Facendo così arriveremmo ai nostri obiettivi senza esporci a tutte queste domande e non saremmo obbligati a rispondere ai dubbi. Non ne abbiamo bisogno.