È stata salutata come una rivoluzione. Lo scorso 4 dicembre la ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha firmato la circolare tanto attesa che vieta di affidare ai pensionati incarichi dirigenziali, direttivi, di studio o di consulenza nella pubblica amministrazione, negli enti e nelle società controllate, così come previsto dall’articolo 6 del decreto legge 90/2014 di riforma della pa e degli uffici giudiziari. Che significa: dopo la pensione per i dipendenti pubblici le porte dell’ufficio non dovrebbero più aprirsi. Ma, a ben vedere, sono più le eccezioni alla regola che tutto il resto.
La data Anzitutto, basta guardare la data di entrata in vigore della nuova disciplina: 25 giugno 2014, la stessa data di entrata in vigore del decreto. Che significa che tutti gli incarichi conferiti prima di questa data sono salvi. Non solo. «La data alla quale occorre fare riferimento, ai fini dell’applicazione del divieto», si legge nella circolare, «è quella della nomina o del conferimento dell’incarico», indipendentemente da «adempimenti successivi». Cioè: anche se al 25 giugno «il trattamento economico o compenso non era ancora stato definito».
Le eccezioni In base al punto 3 della circolare, «devono ritenersi soggetti ai divieti gli incarichi conferiti da qualsiasi organo o ufficio delle amministrazioni in esame, compresi quelli conferiti dai ministri», nonché «dagli organi di governo degli enti territoriali e dagli organi di vertice degli enti pubblici e degli altri organismi», incluse le autorità indipendenti. Gli organi costituzionali devono adeguarsi, ma «nell’ambito della propria autonomia». Negati gli incarichi dirigenziali e direttivi anche per le posizioni di direttore scientifico e sanitario, e per gli uffici di diretta collaborazione degli organi politici. Il divieto non si applica invece, in base al punto 5, ai commissari straordinari nominati temporaneamente al vertice di enti pubblici o per specifici mandati governativi. E lo stesso vale per la nomina di eventuali sub-commissari. Esclusi dal divieto sono poi gli incarichi di ricerca (i pensionati potranno temporaneante guidare unità a tempo, ma non strutture stabili) e quelli di docenza, a patto che siano “reali” e non fatti per aggirare il divieto. Sono consentiti inoltre gli incarichi nelle commissioni di concorso e di gara, quelli in organi di controllo (collegi sindacali e comitati dei revisori, purché non abbiano natura dirigenziale), così come la partecipazione a organi collegiali consultivi, come quelli delle scuole.
Chi si salva Ci sono nomi illustri che si salvano per il rotto della cuffia nonostante la circolare Madia. Come Piero Gnudi, 76 anni, commercialista bolognese, un passato da ministro per il Turismo e lo sport prima e degli Affari regionali poi con il governo Monti, ex presidente dell’Enel e dell’Iri e nuovo commissario dell’Ilva, incaricato lo scorso 6 giugno dal ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi al posto di Enrico Bondi. Non dovrà lasciare la sua duplice poltrona neanche Pietro Ciucci, presidente dell’Anas e allo stesso tempo pensionato d’oro (con una liquidazione di 1,8 milioni di euro secondo quanto riportato da una interpellanza del senatore Pd Marco Filippi) dalla carica di direttore generale dell’Anas stessa dal 1 settembre 2013, dopo che l’assemblea degli azionisti aveva eletto Ciucci presidente e amministratore delegato della società che gestisce le autostrade. Sarebbe salvo, nonostante fuori data, anche l’ex ministro del Lavoro Tiziano Treu, 75 anni, componente del Cnel, designato il 30 settembre scorso dal governo Renzi come commissario straordinario dell’Inps per completare la fusione tra Inpdap e Inps, oltre che presidente in pectore dell’istituto. La nomina dell’ex senatore è diventata pure un caso parlamentare, finendo nel mirino di una interrogazione del Movimento cinque stelle alla Camera. A L’Espresso l’ex ministro aveva precisato: «C’è da dire che la norma si riferisce agli incarichi conferiti a pensionati delle amministrazioni pubbliche e non alle nomine, come nel mio caso, effettuate dal governo», così come poi è stato ribadito nella circolare. Per poi dichiarare: «Non ho problemi. Sono abbastanza ricco per rinunciare al compenso» (che nel decreto di nomina del governo è fissato a 216.711 euro, come quello di Mastrapasqua).
Sanità Contro l’esclusione di commissari straordinari e sub commissari si è espresso Antonio Travia, segretaria nazionale di Fedir Sanità, il sindacato dei tecnici, amministrativi e gestionali del Sistema sanitario nazionale, dove – dice – «i poteri esercitati da tali figure sono tutt’altro che limitati e non è del tutto infrequente che la durata sia tutt’altro che temporanea (troppo spesso dura anche anni). L’impressione è che fatta la legge sia stato trovato l’inganno per lasciare le mani libere alla parte politica di continuare a nominare persone di gradimento ed il timore è che le figure commissariali e sub commissariali aumentino a dismisura per aggirare l’ostacolo della legge».
Sì agli incarichi gratuiti In ogni caso, nella circolare Madia, è prevista comunque una ulteriore eccezione per incarichi e collaborazioni a titolo gratuito, «con il solo rimborso delle spese documentate, per una durata non superiore a un anno, non prorogabile né rinnovabile». La disposizione, si legge, «serve a consentire alle amministrazioni di avvalersi temporaneamente, senza rinunciare agli obiettivi di ricambio e ringiovanimento ai vertici, di avvalersi di personale in quiescenza (in pensione, ndr) per assicurare il trasferimento delle competenze e delle esperienze e la continuità nella direzione degli uffici».