La poltrona in palio è ambita. E forse anche per questo la lotta di successione che si è scatenata in questi giorni alla Camera rischia di sollevare un polverone. Entro il primo gennaio Montecitorio deve nominare il nuovo segretario generale. Un incarico da sogno. Chi sostituirà Ugo Zampetti, in carica da quindici anni, avrà il compito di coordinare oltre 1300 dipendenti. Un ruolo di responsabilità con un’adeguata retribuzione. Il responsabile dell’amministrazione del Palazzo può contare su circa 450mila euro annui. Che nel giro di qualche tempo, complice la spending review adottata in Parlamento, si ridurranno a 360mila. Piccola curiosità: al momento la poltrona non ha scadenza. Dopo anni di mandati settennali, sotto la presidenza di Pier Ferdinando Casini si è deciso di togliere un vincolo temporale all’incarico. In attesa della modifica proposta dai Cinque Stelle, chi diventa segretario generale ci resta fino all’età della pensione.
Inutile dire che la partita è combattuta. Tra i favoriti spicca il 43enne Fabrizio Castaldi, responsabile della segreteria di Laura Boldrini. Oltre all’attuale presidente, tra i corridoi di Montecitorio considerano un suo grande sponsor proprio Zampetti, che lo avrebbe designato per la successione. Giovane ma esperto e stimato – nel curriculum può già annoverare i quindici anni di servizio richiesti – la sua nomina ha raccolto anche il sostegno di diversi esponenti di maggioranza. La vicepresidente della Camera Marina Sereni, ad esempio. E con lei, il questore democrat Paolo Fontanelli.
L’altro grande protagonista della partita è Giacomo Lasorella. Fratello della giornalista Carmen, a Montecitorio è il capo del Servizio Assemblea. Un ruolo centrale. Dalle convocazioni dell’Aula, all’assistenza alla conduzione dei lavori: passa tutto da lui. Persino la gestione del Parlamento in seduta comune. A sentire i grillini, che avrebbero già deciso di puntare su Lasorella, è questa la candidatura “di rottura”. Una spiegazione che rischia di essere riduttiva. La figura del funzionario lucano non è affatto una seconda scelta. Al di là della grande esperienza, Lasorella può contare sul sostegno di buona parte della maggioranza politica. È il caso del vicepresidente dell’Aula Roberto Giachetti e del capogruppo Pd Roberto Speranza.
Completano il quadro altre tre candidature, che pure le voci di Palazzo considerano leggermente staccate nella corsa al ruolo di segretario generale. C’è Annibale Ferrari, capo del Servizio Studi. E i due attuali vicesegretari generali: Aurelio Speziale e Guido Letta. L’attenzione si concentra soprattutto sul secondo. Classe ’52, in servizio a Montecitorio dalla fine degli anni Settanta, professore universitario. Come suggerisce il cognome, è legato alla famiglia dell’ex presidente del Consiglio Enrico e del braccio destro di Silvio Berlusconi, Gianni. Raccontano che la sua nomina sarebbe gradita ai parlamentari di centrodestra. Anche se stavolta il ricorso ai classici schemi politici rischia di essere fuorviante. «In questa gara – raccontano a Montecitorio – le dinamiche sono altre».
Ecco perché nella scelta del segretario generale diventa impossibile prescindere da alcune figure chiave. Nomi sconosciuti ai più, eppure protagonisti del complesso organigramma di Palazzo. Professionalità riconosciute e stimate, che alla fine potrebbero giocare un ruolo nella successione di Zampetti. È il caso di Costantino Rizzuto, il capo dell’ufficio Regolamento. Ma anche della dottoressa Lucia Pagano, responsabile del servizio Commissioni e dell’ufficio Affari generali di Montecitorio.
Intanto settimane di contatti non sono riuscite a sciogliere le riserve. Una fumata nera dopo l’altra, i partiti non riescono a mettersi d’accordo. In seguito all’ennesima impasse, martedì scorso la presidente Boldrini ha rinviato la votazione di una settimana. Il prossimo appuntamento sarà lunedì 22 dicembre. Eppure la nomina sembra ancora in alto mare. Secondo le regole spetta all’Ufficio di presidenza, con un voto a maggioranza, approvare il candidato proposto dalla presidente della Camera. E invano, finora, i grillini hanno chiesto a Laura Boldrini di selezionare una rosa di nomi da poter valutare. Ma ormai il tempo stringe. Entro il primo gennaio Zampetti dovrà lasciare. Se non sarà trovato un erede, a sostituirlo come facente funzioni sarà il vicesegretario Letta.
Se Montecitorio attende il nome del nuovo responsabile, la scelta attira l’interesse anche degli altri palazzi della politica. In particolare il Quirinale, da sempre legato a questa partita. Il passaggio dalla Camera al Colle è breve, non è un mistero. Donato Marra, segretario generale della presidenza della Repubblica, nei primi anni Novanta è stato segretario generale a Montecitorio. E alle sue dipendenze, ricorda qualcuno, c’era proprio il padre di Fabrizio Castaldi, altro stimato funzionario. Di un incarico al Quirinale si parla con insistenza per Zampetti, segretario in uscita. Per non parlare di Gianni Letta, parente del vicesegretario Guido, e ciclicamente coinvolto nei retroscena che portano al Colle.