Caro direttore, al Sud muoiono troppi neonati

Caro direttore, al Sud muoiono troppi neonati

Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.

Troppe disuguaglianze tra i neonati italiani

Tutti i bambini del mondo dovrebbero essere uguali. Oggi invece l’assistenza sanitaria in Italia varia a seconda della regione nella quale si ha la fortuna di nascere e di vivere. In Italia la mortalità infantile ha raggiunto livelli simili  quella dei Paesi occidentali più avanzati e nelle regioni meridionali è circa il 30% più elevata rispetto al Nord. Le cause, oltre ai problemi di ordine economico e sociale vanno ricondotte a una organizzazione delle cure perinatali insufficiente e alla presenza, nelle regioni centro-meridionali, di piccole maternità che, spesso sprovviste di attrezzature e personale specializzato, non sono in grado di affrontare le emergenze. Nel 2012 venivano ancora registrate in Italia 128 maternità con meno di 500 parti l’anno e nel 2013 sono state poche quelle chiuse. Un altro aspetto critico, sempre nelle regioni del Centro-Sud, è rappresentato dalla  carenza di posti di terapia intensiva neonatale. Per questo, spesso, bambini anche molto prematuri non possono essere assistiti nello stesso ospedale dove nascono ma debbono essere trasferiti in un altro centro, dove è disponibile un posto, con un sicuro peggioramento della loro prognosi. Nel 2013 nel Lazio, dove mancano circa 20 posti di terapia intensiva, 87 nati prematuri in grandi ospedali di Roma, sono stati trasferiti a ben 16 erano piccolissimi con un peso meno di 1000 grammi. Addirittura gemelli di 16 coppie sono stati separati dopo la nascita costringendo i genitori a fare la sposa tra due ospedali. Negli ultimi anni è stato introdotto lo screening neonatale metabolico “allargato”, in grado di diagnosticare e curare precocemente più di 40 patologie rare, molte delle quali disabilitanti. Oggi tale screening è effettuato solo in poche regioni e a Roma viene addirittura eseguito solo sulla metà dei nati. Altre importanti differenze tra le varie regioni italiane riguardano il calendario vaccinale, l’assegnazione di un pediatra di riferimento ai bambini figli di genitori stranieri in condizioni di irregolarità giuridica e l’accesso alle cure palliative. Per tutte queste situazioni, che rappresentano un chiaro segno di profonda disuguaglianza, la Società italiana di pediatria ha chiesto una modifica del titolo V al fine di assicurare a tutti neonati e su tutto il territorio nazionale livelli di assistenza appropriati e inderogabili.

Mario De Curtis, ordinario di pediatria La Sapienza di Roma, componente del Comitato nazionale per la bioetica, Corriere della Sera, 5 dicembre

Una sentenza che proprio non mi convince

La polizia, in una recente perquisizione domiciliare mirata, ha scoperto nell’abitazione di uno dei soliti e noti antagonisti, un certo numero di mazze, bastoni, bombe carta, razzi e altri prodotti di vario genere similari il cui unico scopo, a mio avviso, si può facilmente immaginare. Ma il magistrato incaricato dell’inchiesta non ha affatto convalidato la denuncia e l’arresto perché “non era dimostrato e dimostrabile il loro utilizzo….”. La sentenza sarà senz’altro inoppugnabile in punta di diritto. Io, però, mi permetto di sollevare qualche perplessità. E pertanto i chiedo e chiedo: perchè mai i Nas dei carabinieri sequestrano quintali (se non addirittura tonnellate) di prodotti avariati e considerati nocivi per la salute dei cittadini e denunciano conseguentemente, sanzionandoli, i commercianti e gli operatori del settore che li detengono? Anche per loro non dovrebbe valere il presupposto che, non avendoli ancora commercializzati, non possono aver arrecato dei danni a qualcuno? Personalmente, però, mi sento di esprimere degli elogi verso i Nas e, nel contempo, non posso fare a meno di constatare che nelle nostre leggi e nella nostra giustizia c’è davvero qualcosa da cambiare, come da più parti si sostiene.

Giorgio Laffi, Bologna, Qn, 5 dicembre  

La cultura costa (e vale). E va pagata

La trovata dei musei gratis un tot di volte al mese, tirata fuori dal comune di Milano ma anche da altri, non mi piace per nulla. Se c’è una cosa per cui bisogna pagare è per la cultura. Lo sforzo di raccogliere, curare e mantenere opere d’arte va sempre premiato con il giusto prezzo. Piuttosto si abbassino i costi per le grandi mostre, ormai divenuti proibiti per molta gente. Ma il retaggio della cultura gratis per il popolo lasciamolo a qualche regime comunista sopravvissuto.

Preluigi Turano, ItaliaOggi, 5 dicembre

Alle primarie come in paradiso

Sono un iscritto del Pd, al circolo di Borgo Venezia, Verona. Domenica ero impegnato come scrutatore in un seggio per le primarie del Pd, organizzate per scegliere il candidato governatore alle prossime elezioni regionali del Veneto. La mia grande sorpresa è stata trovarmi con altri tre scrutatori e con una presidente del seggio, tutti renziani come me. Mi pareva di essere arrivato in paradiso… Ma ora che ci rifletto, mi sembra ovvio che in paradiso ci vadano tutti, ma proprio tutti, i renziani. Infatti, per i renziani, il purgatorio è qui, dove devono subire quasi quotidianamente le supponenti ironie di D’Alema, le astratte dottrine di Fassina, le velleitarie proposte di Civati, i tendenziosi giudizi della Bindi sulle ministre del governo, l’antistorica nostalgia del passato della Camusso e gli insultanti giudizi morali di Landini. Sì, i renziani andranno tutti in paradiso. Se lo meritano!

Roberto Cesari, [email protected], la Repubblica, 5 dicembre

Il diritto di un uomo di mostrare il petto

Ho sentito molte critiche, a volte al limite dell’offesa, alla scelta di Salvini di farsi fotografare tra le lenzuola per un magazine settimanale. Straordinariamente i giudizi più impietosi (quelli sulla mancanza di una certa prestanza fisica da parte del segretario della Lega) sono arrivati dalle mie amiche donne. E allora: che parità volete, care signore, se noi maschi non possiamo neppure mostrarci a torso nudo senza la tanto decantata “tartaruga”?

Roberto Clerici, Milano, la Repubblica, 5 dicembre

Un’identità mafiosa l’identità italiana di oggi

Riprendo quanto scritto ieri (4 dicembre) dal lettore Marco Gambella («La mentalità mafiosa è anche nostra»). Al netto dell’«abituati da sempre a vivere al di sopra dei propri mezzi» (effetti della propaganda Ue: al contrario, l’ignobile pressione fiscale imposta dallo Stato italiano ci ha abituati a vivere al di sotto dei nostri mezzi), concordo con lui. E mi torna alla mente il videoeditoriale con cui il direttore Lucio Caracciolo presenta l’ultimo numero di Limes dedicato a «Quel che resta dell’Italia»: «La cultura mafiosa si è largamente insediata nelle nostre menti». Ossia, è il (solo) tratto distintivo dell’identità italiana odierna. E in effetti, «questo significa che dell’Italia resta davvero poco». 

Sergio Garuzzo, la Stampa, 5 dicembre