Cose da fare prima di Capodanno: aprire una partita Iva

Cose da fare prima di Capodanno: aprire una partita Iva

Prima che scatti la mezzanotte e arrivi il 2015, ricordatevi di comprare un capo intimo rosso e… di aprire una partita Iva. Certo, non è proprio il primo dei pensieri mentre si organizzano feste e si stappano bottiglie. Ma l’aumento dell’aliquota dal 5 al 15% sul regime dei minimi previsto dalla legge di stabilità 2015 vi aspetterà dopo che vi sarete ripresi dai bagordi di Capodanno. Certo, Renzi ha fatto mea culpa e ha annunciato un provvedimento ad hoc per regolare chi lavora con partita Iva. Ma non si sa quando il provvedimento arriverà. Acta, l’associazione dei freelance, chiede un’azione immediata prima del 31 dicembre 2014. Altrimenti, scrivono, «la macchina infernale partirà e per noi freelance sarà l’inizio della fine: con aliquota Inps al 29%, in crescita sino al 33%; e minimi ai minimi storici di 15mila euro con tassazione che sale dal 5 al 15%». 

Intanto aprire una partita Iva all’Agenzia delle entrate prima che scatti la mezzanotte resta l’idea migliore. Tanto che molte associazioni professionali hanno invitato chi avesse in programma l’apertura di una partita Iva nell’anno nuovo a compilare tutte le carte prima, entro il 31 dicembre 2014, per poter usufruire del vecchio regime per almeno altri quattro anni (visto che il primo sarebbe il 2014). Lo ha fatto, ad esempio, il Collegio nazionale degli agrotecnici, che con una circolare ha invitato i propri iscritti e gli altri giovani aspiranti professionisti degli altri albi ad affrettarsi nell’aprire la partita Iva.

Eppure, negli ultimi giorni del 2014, negli uffici dell’Agenzia delle entrate non c’è stata la corsa al regime più conveniente. Gli impiegati dicono che in pochi sanno che cambieranno le regole. E in un’ora e mezzo di attesa in un ufficio del Nord Italia, solo tre su una cinquantina di utenti erano lì per farsi affidare la fantomatica sequenza di 11 cifre.

Eppure chi vorrà aprire una partita Iva dal 2 gennaio, quando gli impiegati dell’Agenzia delle entrate torneranno dalle vacanze, si troverà davanti uno scenario cambiato rispetto ai colleghi che lo hanno fatto prima. Il cambiamento principale riguarda il regime dei minimi, cioè il regime fiscale agevolato per le partite Iva povere, quelle che guadagnavano fino a un massimo di 30mila euro. Una cifra nella quale rientrano di certo molti dei giovani professionisti all’ingresso nel mondo del lavoro. In due casi su tre i contribuenti minimi hanno meno di 35 anni: sono per lo più professionisti, informatici, venditori, agenti. Soggetti che, molto spesso, non hanno un grande giro d’affari né grandi investimenti alle spalle e spesso galleggiano in una zona grigia a metà tra lavoro dipendente, collaborazioni e lavoro autonomo. Per loro il regime dei minimi, per cinque anni o fino al compimento del 35esimo anno di età, prevedeva una tassazione unica del 5%, nella quale erano comprese Irpef, addizionali e anche Irap. 

Tutto questo dal 2015 cambierà. Anzitutto la tassazione passa dal 5 al 15 per cento. E la soglia massima di reddito non sarà uguale per tutti, ma varierà in base al tipo di attività: dai 40mila per i commercianti ai 15mila per i liberi professionisti. E saranno proprio gli ultimi, i liberi professionisti che guadagnano più di 15mila euro, i grandi esclusi dal regime dei minimi. Secondo l’Osservatorio lavoratori dell’Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati), in effetti, il compenso lordo medio di un lavoratore con partita Iva iscritto alla gestione separata supera i 18mila euro, che corrispondono a un netto annuo di 8.679 euro e 723 mensili. Tutt’altro che stipendi d’oro, insomma. 

Quello che cambierà poi sarà anche il calcolo dei contributi. L’aliquota del 15% si applica su una percentuale del reddito stabilita da un coefficiente di redditività: da un minimo del 40% per imprese alimentari e commercio all’ingrosso, passando per il 78% delle professioni, fino all’86% delle imprese immobiliari. I liberi professionisti, quindi, pagheranno l’aliquota del 15% sul 78% del reddito. Unica nota positiva: le nuove startup potranno dedurre i contributi previdenziali dal totale dovuto e godere di una riduzione di un terzo delle tasse totali per i primi tre anni di attività. Una agevolazione di cui potranno godere anche le vecchie partite Iva del regime dei minimi che vogliano passare al nuovo regime.

Ultima cosa: il governo ha dato il via libera anche agli aumenti contributivi versati alla gestione separata dell’Inps, già previsti dalla riforma Fornero: dal 2015 al 2018 l’aliquota salirà prima al 29%, già dal 1 gennaio 2015, e poi al 33% entro il 2018. Che significa: ancora più tasse per gli autonomi.

«Il nuovo regime dei minimi potrà portare una minima convenienza rispetto al regime ordinario soltanto per quei lavoratori autonomi con compensi compresi tra 12.000 e 15.000 euro annui», spiegano da Acta. «In ogni caso anche per tali soggetti tutto ciò porterà un aggravio d’imposta fino al 300%». In base a uno studio di Confprofessioni Lazio, i professionisti under 40 pagheranno addirittura il 500 per cento di tasse in più. 

Un modo per “sfuggire” alle nuove regole, almeno per qualche anno, potrebbe essere quello di aprire una partita Iva prima che scatti la mezzanotte, in modo da poter usufruire dell’aliquota al 5 per cento. Certo, si dovrebbero pagare le tasse di dicembre, ma se non si hanno compensi o ricavi non ci sarebbe nulla da pagare. Un rischio però si nasconde dietro l’angolo: se non si fattura niente entro l’anno, l’Agenzia delle entrate potrebbe non riconoscere l’applicazione del vecchio regime fiscale agevolato. Ma tanto vale rischiare. Il conto alla rovescia è cominciato.

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